Author: Matteo Di Grande

  • Per un Change socialista

    1412954910_23f5ae7767_o.jpg«Change! Change! Change! » è la parola chiave delle primarie democratiche Americane. Parola soprattutto usata dai due candidati favoriti; Hillary Clinton e Barack Obama. Penso che tutti lo possano riconoscere già: la competizione fra una donna è un nero rappresenta un segno di cambiamento profondo nella società americana. E’ stato proprio Obama in un comizio a prendere la parola disegnando un percorso politico che ruota tutto attorno a questa parola-messaggio, facendo notare che: «l’era di Karl Rove è finita», riferendosi allo stratega delle vittorie di Bush nel 2000 e 2004, perché «è ora di creare un nuovo corpo elettorale», non più diviso a metà fra democratici e repubblicani, ma accomunato dalla convinzione che «non c’è destino che il popolo americano non possa creare». Per concludere che «la speranza» è il «vettore del cambiamento»: dove «speranza significa immaginare e lavorare per qualcosa che prima si pensava impossibile».
    È proprio con queste parole che voglio incominciare a parlare del “caso” Italia, che a noi socialisti, da circa sedici anni, ci preoccupa molto. Cioè dalla data dello scioglimento del grande partito che univa tutti i laici e i socialisti, e non solo, d’Italia. Lo credo fortemente: la costituente del Partito Socialista è oggi l’occasione buona, forse anche l’ultima, per ridare «la speranza» non solo a tutti i laici e i socialisti di vecchia data, ma anche, e soprattutto, a tutti quelli di oggi e di domani, cosa di cui credo di essere una testimonianza.

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