Alessio Falconio, mio compagno di classe nei lunghi anni del liceo e amico sincero, è corrispondente dalla Camera dei deputati di Radio Radicale, autore di inchieste e appassionato rappresentante del mondo radicale.
D. Secondo te i Radicali, che da anni si battono per la riforma anglosassone della politica italiana, diverranno, in un futuro anche lontano, una componente del Partito democratico o continueranno a svolgere dall’esterno un’azione di pungolo? So che è una domanda difficile, ma proviamoci…
R. Credo che l’operazione tentata con le nove candidature sia proprio quella di innestare il Pd con quella tradizione liberale, cioè radicale. Questo malgrado la modestia dei personaggi messi alla guida del Pd. Si pensi, per dirne una, al modo in cui Franceschini, Bindi e Fioroni hanno pensato solo a candidare i loro portaborse, dopo aver lucrato qualche posto in più per le rispettive cordate proprio in virtù della presenza radicale e della necessità di dar maggior visibilità ai sedicenti cattolici. Per non parlare di un personaggio come Goffredo Bettini piuttosto che di Veltroni stesso. La cifra di questo ceto dirigente è la mediocrità, in modo impressionante.