Al Labouratorio si fa del sessismo, cari tutti. Labouratorio è maschilista. Labouratorio è macho. Labouratorio è uomo. A.A.A. LabouratoriA cercasi, perchè ci siamo stancati: del maschilismo, del macho, dell’uomo. In questi quasi-dieci numeri, sono stati pubblicati un centinaio di articoli. Forse qualcuno di più. Quanti a firma femminile?
Tre, articolo più articolo meno.
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Author: Nicolò Cavalli
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[Comunicazione di servizio] Ma quando arrivano le ragazze?
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Dalla periferia dell’Impero: Rimini
Sono passati quasi 33 anni dalla morte di Pier Paolo Pasolini. No, non preoccupatevi, non è per mettere in luce un’ipotetica corrispondenza cristologica che ho scelto di ricordare il tempo trascorso da quel 2 novembre del 1975 che ancora tanti misteri evoca nella intricata ricostruzione della storia anche recente del nostro Paese. Al contrario, ho scelto di ricordare Pasolini perché c’è una parte del suo insegnamento di intellettuale che vorrei rappresentasse un utile viatico, una bussola da tenere bene in vista nel momento in cui decidiamo di lasciare l’attracco per navigare nel mare aperto delle ragioni e delle domande della nostra città, Rimini, attraverso quello strumento straordinario e terribile che è internet, la rete, la telematicità, il web.
Negli ultimi anni della sua pur breve vita, Pasolini indirizza la sua attenzione polemica e la sua irraggiungibile vivacità retorica nei confronti della rivoluzione conformistica del secondo dopoguerra, che con l’avvento della società dei consumi e della televisione era stata a suo dire la causa della “mutazione antropologica” degli italiani, della loro totale “omologazione culturale” attorno al nuovo paradigma consumistico, della scomparsa delle secolari tradizioni e culture operaie e contadine, che tanto erano radicate nel tessuto sociale italiano, ognuna con una sua particolarità, con una sua ricchezza, con una sua verità.
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Sullo Stato. Chi ha ragione: Hegel o Locke?
E’ lo Stato un soggetto trascendente, emanazione di Dio in terra, infallibile per il suo primato etico, ente che concede ai cittadini i diritti di cui essi usufruiscono? Oppure lo Stato è frutto di un patto sociale, di un accordo tra donne e uomini già naturalmente in possesso dei propri diritti, e che decidono di sacrificare parte della propria libertà per regolare le relazioni sociali? Con una eccessivamente grossolana semplificazione, la domanda potrebbe essere: ha ragione Hegel o ha ragione Locke?
Sebbene possa sembrare pura astrazione intellettuale, una questione prettamente adatta a sedi accademiche, dalla tenzone tra queste due concezioni primarie ed opposite scaturisce in realtà un’importantissima disquisizione sulla natura fondante dello Stato, che si ripercuote necessariamente nella declinazione e nella regolazione dei rapporti concernenti la socialità umana all’interno dello stesso.