Circa sessanta anni fa Roberto Ago, uno dei più noti ed influenti giuristi europei del novecento, concepì un’originale classificazione teoretica della scienze sociali, collocando la scienza giuridica nel solco che intercorre tra il comportamentismo e la sociologia. Prendendo in considerazione, oggi, l’analisi dell’ordinamento politico italiano come risvolto empirico di detta scienza, la dottrina di Ago appare più che convincente: i fatti delle ultime settimane, nella loro consequenzialità, riproducono pedissequamente uno dei più classici schematismi socio-politici nostrani. Con la stessa prevedibilità di un esperimento di laboratorio di cui si conosce preventivamente e perfettamente l’esito.
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Quattro cose da dire al paese sull’orlo del baratro
articolo di Andrea Pisauro e Alessandro Lovato
Una crisi di sistema
Vi è oggi in Italia una crisi profondissima, che si manifesta in moltissimi ambiti: ad una crisi economica che sta portando a un progressivo impoverimento dei ceti medi si accompagna la crisi produttiva e industriale di un paese che non riesce a stare al passo con la globalizzazione, con le sfide lanciate dai paesi emergenti. Vi è una crisi sociale, venendo a mancare la necessaria solidarietà tra le classi, le categorie professionali, le regioni; una crisi del sistema di valori, al centro del più generale scontro tra una visione laica e una religiosa; una crisi di credibilità delle istituzioni, della politica come del sistema mediatico. Tutte queste crisi hanno una causa comune, che è la crisi del sistema politico nel suo complesso, che si manifesta in un’incapacità ormai cronica di governare.