L’odierna società europea è fortemente caratterizzata dal perdurante sviluppo di due tendenze fondamentali, che, in un’ottica politica di tipo riformista, occorre sostanzialmente regolare al fine di mantenere e, laddove possibile, incrementare il livello di benessere acquisito.Si tratta, per un verso, della diffusione di un sistema capitalistico avanzato, a forte incremento del tasso di finanziarizzazione, tipico di un’economia globalizzante e quindi, di fatto, già globalizzata. Per altro verso, ma in conseguenza pur sempre della diffusione ed incremento del progresso tecnologico ad essa connesso, l’ampliamento delle possibilità (opportunità) per l’individuo di provvedere “attivamente” alla costruzione del proprio futuro, in ragione del soddisfacimento di bisogni non più solo collettivi ma anche strettamente personali.
In tale contesto europeo, risalta l’iniziativa di riforma dei sistemi previdenziali, assunta di recente da molti Paesi membri dell’Unione, ciascuno per proprio conto in base a quanto previsto dai Trattati istitutivi della UE. In tutti i casi, si è trattato di introdurre elementi di capitalizzazione a sistemi che, complessivamente, scelgono di mantenere un assetto prevalentemente a ripartizione, che scaturisce dal patto non scritto tra nuove e vecchie generazioni di lavoratori.