In questi giorni, è parso strano a molti il giudizio del New York Times sul manifesto “infelice” destino degli italiani. Non sappiamo con quale e/o quanta consapevolezza, il giudizio sia stato espresso in considerazione della pubblicazione del Rapporto del CENSIS, il sei dicembre scorso, che descrive la realtà del nostro Paese immersa a quanto pare nelle secche paludose del conservatorismo.
L’analisi, in entrambi i casi prodotta, è tale comunque da favorire una considerazione di carattere generale sulla relazione in ogni caso esistente tra la vita e la felicità di ciascuno, laddove anticamente si sarebbe piuttosto usato al posto del termine “vita” quello di “verità”. E questo perchè, per gli antichi Greci la vita stessa era sinonimo di ricerca della verità, e questa ricerca doveva compiersi attraverso la necessità del destino di ognuno, nel senso etimologico del termine che sta per l’appunto ad indicare il discorso che si svolge intorno (de) allo stare dell’essere medesimo (stino).