Author: Riccardo Monaco

  • [PostElezioni] Tattica, ma anche strategia

    Gli obiettivi in vista delle elezioni politiche che si sono concluse, il Partito Democratico li svelò ancor prima della caduta del Governo Prodi, tramite l’annuncio fatto da Veltroni ad Orvieto di voler porre fine all’Unione. Ovvero, la scelta tattica di puntare esclusivamente alla crescita quantitativa del partito, senza accompagnarne in alcun modo il progresso strutturale. Ed è alquanto curiosa, per non dire paradossale, l’analisi inerente la riuscita – effettiva, c’è da dire – del progetto: si è centrizzato il più possibile il PD, guadagnando suffragi “drogati” – poichè guidati unicamente dalla logica del voto utile e dall’aspettativa dell’unica-alternativa-possibile-a-Berlusconi e non sorretti nemmeno dal più flebile barlume di fiducia nella consistenza politica del progetto – soltanto a sinistra, senza riuscire effettivamente a far avvicinare quell’area moderata, cattolico-liberale e cautamente riformista cui si rivolgeva la massima parte del programma elettorale.

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  • Il partito scontenta-tutti

    Acchiapatutto

    Quando, a seguito del drammatico congresso di Bad Godesberg, il Partito Socialdemocratico Tedesco revisionò la propria impostazione ideologica, smarcandosi dal classismo marxiano, per approdare ad una forma eterodossa e deconcentrazionaria, vi fu una vera e propria levata di scudi, tanto da destra quanto da sinistra.

    Nel 1966, Otto Kirchheimer elaborò un modello di studio, improntato proprio sull’esperienza della svolta della SPD, ancora oggi appropriato per categorizzare un determinato genus politico: quello del “Partito Pigliatutti”. Una definizione, forse di dubbia neutralità scientifica, dalla cui analisi contingente si riesce a scorgere il disincanto (o la delusione) del politologo stesso, ma decisamente efficace. (more…)

  • Il tramonto della… Sedicesima Legislatura

    Tramonto Prodiano

    Circa sessanta anni fa Roberto Ago, uno dei più noti ed influenti giuristi europei del novecento, concepì un’originale classificazione teoretica della scienze sociali, collocando la scienza giuridica nel solco che intercorre tra il comportamentismo e la sociologia. Prendendo in considerazione, oggi, l’analisi dell’ordinamento politico italiano come risvolto empirico di detta scienza, la dottrina di Ago appare più che convincente: i fatti delle ultime settimane, nella loro consequenzialità, riproducono pedissequamente uno dei più classici schematismi socio-politici nostrani. Con la stessa prevedibilità di un esperimento di laboratorio di cui si conosce preventivamente e perfettamente l’esito.

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  • L’anomalia italiana è la questione socialista

    Ripercorrere, a grandi linee, la storia del socialismo italiano, significa porre la lente d’ingrandimento sugli eventi che hanno accompagnato, dalla nascita alla diaspora, quel partito dei lavoratori nato a Genova nel giorno di ferragosto del 1892.
    E’ la storia di una tensione dualista, dai risvolti spesso drammatici e insuperabilmente equivoci, che attraversa oltre un secolo di cronache politiche nostrane. Dalla discrasìa tra anarchici e marxisti sul finire dell’800, a quella tra gradualisti e riformisti nel quindicennio che precede la Grande Guerra, o alle schermaglie tra interventisti e neutralisti durante la medesima. Tensione che, da tendenzialmente endogena nei primordi, arriva a sgretolare il dogma dell’unità d’azione della Classe Lavoratrice con lo scisma livornese, fino a raggiungere il suo limite apicale nel duello a sinistra, aspro e con poche esclusioni di colpi, dell’ultimo quarto del secolo passato.
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  • L’ineludibilità confessionista

    cardinal-binetti.jpgE infine arrivò anche il giorno della Binetti.

    Nell’anno XIII di una fase transitoria, talvolta denominata – erroneamente, invero – Seconda Repubblica, può anche accadere che l’esecutivo rischi la caduta per il non expedit di chi ha aderito, sin dalla prima ora, ad un progetto partitico il cui scopo principale di medio termine dovrebbe essere proprio la salvaguardia del medesimo esecutivo. Ma, per un’entusiasta della fusione di oggi che dissente, c’è un sincero teorico di quella di ieri, che interviene e sventa (rimanda?) il patatrac.

    Nulla di imprevedibile quindi, e nulla che passerà alla storia. Questione di merito inclusa. Ovvero, l’opportunità con cui il richiamo ad una norma pattizia comunitaria a carattere anti-discriminatorio concernente le tendenze sessuali in una legge dello Stato Italiano, debba immediatamente trasformarsi in un problema di apprezzamento del fenomeno religioso. La senatrice teodem, difatti, ha motivato la propria sfiducia sostanziale sulla conversione del decreto sulla sicurezza con due riferimenti ben precisi; testualmente, “valori e visione della famiglia”, ovvero “tematiche non eludibli con una scorciatoia, perchè sull’argomento il Paese è diviso”. Tralasciando l’opinione, piuttosto curiosa, secondo cui un riferimento alla tutela dei diritti fondamentali dell’uomo possa costituire oggetto di controversia in un Paese dell’Unione Europea, appare chiaro che lo strappo sia interamente riconducibile ad un’annosa questione, innominabile – non senza imbarazzi – per alcuni e ripetuta fino alla noia da altri: la laicità.
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  • Le affinità elettorali

    Una parte piuttosto consistente degli ordinamenti democratici contemporanei utilizza un termine specifico per definire la fattispecie pratica di forzata convivenza istituzionale tra due soggetti partitici altrimenti antagonisti. Si va dall’”Anatra Zoppa” americana, con cui si indica il funzionamento della macchina amministrativa nel caso di una maggioranza congressuale differente dal partito del Presidente Federale, alla “Coabitazione” della quinta repubblica francese, verificatasi per la prima volta 21 anni orsono, tra Presidente e Primo Ministro di schieramenti difficilmente conciliabili.

    Nel modello britannico, l’accezione assume tinte apparentemente sinistre, con l’individuazione del Primo Ministro Ombra, dotato relativo apparato governativo alternativo. Una figura che trova addirittura la propria veste ufficiale nell’ordinamento parlamentare e che rappresenta il caso, più unico che raro, di accurata regolamentazione legislativa del ruolo dell’opposizione.

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