Author: Edoardo Ferrazzani

  • [Elezioni Usa] Ralph Nader alla riscossa

    AA.VV. Public Interest Advocate looking for Presidential bid: Ralph Nader alla riscossa.

    Costò la Presidenza USA a Al Gore nel 2000.
    Viene bersagliato da anni dai blogger più ferocemente anti-repubblicani che lo accusano di essere una delle cause della vittoria di G. W. Bush sempre nel 2000.

    Ralph Nader ci riprova. Lo scorso mese, in un sito ad hoc, il noto avvocato dei consumatori annunciava un exploratory presidential campaign, ovvero un mandato di ricerca di sostegni politici per la campagna 2008, che oggi si è tradotto, al margine della NBC’s ‘Meet the press’, in un annuncio in grande stile, da parte dello stesso Nader, di una candidatura per le Presidenziali Usa 2009.

    Il candidato dichiara di essere convinto di raccogliere a sé i ‘delusi’ dei due maggiorenti partiti ( di tabacciana memoria), di porre questioni sul tavolo che altri front runners o semplicemente candidati, non hanno priorizzato nei loro programmi: si va dall’adozione di un’assicurazione nazionale per l’assistenza medica ( in realtà la candidata Rodham Clinton propone qualcosa di simile), all’impeachment per il duo Bush-Cheney, dall’abbandono del nucleare civile e militare alla diminuzione del budget di difesa, sino alla proposta, per il medioriente, della nenia corale bertinottiana, del ‘due popoli due stati’ per i palestinesi-israeliani e del ritiro immediato dall’Iraq.
    E ancora la riforma dell’istituto della presidenza della repubblica federale in vista di un bilanciamento in chiave parlamentare del sistema istituzionale, sino alla messa a bando della personalità giuridica, niente di meno che delle corporations di cui Nader, sin da giovane avvocato di interesse pubblico, è stato acerrimo avversario.
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  • [Antisemitismo da cortile] Dal boicottaggio di Israele alla lista H5N1

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    La farsa si ripropone macabra, ai nostri occhi, alle nostre orecchie, finanche alle nostre narici: immagini, suoni, odori che la memoria nazionale sperava, senza accurata riflessione, di aver rimosso.
    La retorica banalizzante sulla Shoah, che Ernesto Galli della Loggia ci ha ricordato essere:_ ”il peggior avversario di una memoria ancora da definire, non solo sul piano storiografico ma soprattutto morale”, e le ‘incerte’ responsabilità nazionali della nostra popolazione in quella imprescrittibile tragedia sono il nostro calvario repubblicano. (more…)

  • Shabbat Shalom, Fiamma! – Intervista a Fiamma Nirenstein [SECONDA PARTE]

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    SECONDA PARTE DELL’INTERVISTA DI EDOARDO FERRAZZANI A FIAMMA NIRENSTEIN
    Leggi la prima parte…

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    fiamma.jpgLa pace fredda tra Egitto e Israele sembra ad un bivio. Il premier Olmert si spende pubblicamente nell’elogio di Hosni Mubarak e poi non riesce ad ottenere che il governo egiziano rispetti piccoli patti di collaborazione come quello dell’accesso dei pellegrini di Gaza dal confine israeliano. Che cosa sta succedendo?

    Sta semplicemente succedendo che Israele è stata brutalmente tradita dal governo egiziano.
    Israele aveva chiesto semplicemente di poter controllare che, elementi miliziani di Hamas non potessero utilizzare il rientro dal pellegrinaggio alla Mecca per portare armi e esplosivi a Gaza.
    Ancora adesso Hamas continua a lanciare sul territorio israeliano missili Kassam. In particolare la cittadina israeliana di Sderot, al confine con Gaza, è particolarmente vessata.
    Missili e attacchi che seminano il panico tra la popolazione civile israeliana e che rappresentano una spina nel fianco per il governo Olmert, incapace di interrompere questi attacchi.

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  • Shabbat Shalom, Fiamma! – Intervista a Fiamma Nirenstein [PRIMA PARTE]

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    PRIMA PARTE DELL’INTERVISTA DI EDOARDO FERRAZZANI A FIAMMA NIRENSTEIN

    Tutto inizia qualche giorno prima della mia partenza per Israele.
    Ambisco ad intervistare Fiamma Nirenstein. Così le mando una email, timida e forse improbabile.
    Chiedo di poterla incontrare in una delle sue città, Gerusalemme, per una breve, brevissima intervista.
    Inaspettatamente riceviamo risposta e, di lì a poco, la incontriamo al museo italiano di Gerusalemme al margine di un incontro, avuto luogo il 30 Dicembre dove assieme a sua madre, Fiamma Nirenstein riporta alla luce, con grande affetto e calore, alcuni episodi intimi della vita di suo padre, Alberto Nirestein, giornalista e scrittore, da qualche mese scomparso.
    Scopro così alcuni frangenti dell’infanzia della mia giornalista e forse anche l’origine della sua professione.
    Dopo una fugace presentazione mi invita a ritrovarci di lì a pochi giorni.
    Ed è così che in un’uggiosa mattinata di shabbat, lo scorso 5 Gennaio la ritrovo.
    Mi accoglie nella sua casa.
    Appena varcato l’ingresso l’impatto è forte: dalla grande vetrata del suo salotto Gerusalemme mi appare diversa. Forse interpretando la nostra espressione, Fiamma Nirenstein mi racconta, con un sottile ghigno ironico, come ogni mattina si svegli al suono di una moschea vicina che con grande solennità, inneggia alla morte di Israele.
    In attesa di un buon caffè rivolgo discretamente il mio sguardo alla sua copiosa raccolta di libri. Ai numerosi giornali e riviste che, già straziati da una rassegna mattutina, sono sparsi sul suo tavolo. Resto lì, ancora pochi istanti, tra pezzi di storia personale incorniciate, come quel trafiletto di giornale che milita su un comodino e che ci ricorda che Fiamma Nirenstein ricevette, non molti anni fa, un premio giornalistico assieme alla giornalista dissidente, Anna Politkovskaja.
    Ci sediamo e parliamo di tutto. Della sua storia personale e professionale, delle sue iniziative politiche, di attualità mediorientale e non solo.
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  • Dark clouds on 10 Downing Street

    Lo scorso cinque Dicembre, l’Independent londinese, con un’apertura di prima da fra rabbrividire già anche l’algido Gordon Brown, titolava ”Is Britain’s economy heading the perfect storm?”.

    La crisi economica sembra avvicinarsi inesorabilmente nel Regno Unito, almeno da ciò che si evince da tutta una serie di esternazioni di autorevoli istituzioni di settore e autorità indipendenti britanniche tra cui la Financial Services Authority, che lo scorso quattro Dicembre ha, per bocca del suo capo retail Clive Briault, sostanzialmente invitato i fornitori di credito britannici ad allacciare bene le cinture di sicurezza, munendosi di alta liquidità, dato che secondo le stime della FSA, il prossimo anno si annuncia essere foriero di alti livelli di insolvenze, soprattutto nel settore retail.
    Non ultimo il probabile taglio del costo del denaro da parte della Bank of England, previsto per il sei Dicembre, sembra rassegnarsi alla bontà della previsione recessionista per il 2008.
    In questo quadro, le nubi continuano a addensarsi intorno al già debole premierato di Brown e al suo ‘cabinet’.

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  • Liberiamoci del L.A.-Beur-Oratorio

    Non si tratta di un gioco di parole.
    Ma neanche di un ”Arabe metropolitain” trapiantato a Los Angeles, convertito al cristianesimo protestante.

    Molto di più, o molto meno in quanto ad aspettative.
    Di area socialista, liberale, libertaria, e anche un pò pannelliano.
    (apriti cielo, ancora qualcuno che parla di quel Giapponese Prodiano)
    Si tratta solo di una promessa, di un auspicio.
    Il Labour, l’oratorio….

    Ma cos’è? Un compromesso storico ultra-bonsai? Quel ragioniere pro-palestinese del Sottosegretario Intini, ne sarebbe lusingato.
    Molto di meno allora, non vorremo imbarazzare uno degli oligarchi, loro sì, ultra-superstiti dello Sdi( opps! Partito Socialista).

    Non mi resta che sproloquiare un poco di Labouratorio.it, affermare solennemente la brancaleonaggine della sua straordinaria redazione, un sito troppo rosso e troppo nero, e ciononostante libero da sé, libero da noi, un pò troppo concentrato sulla sua pretesa di parlare dei Militanti con la M maiuscola.

    Informiamo e divertiamo. Senza grillismi. Un luogo aperto, di riflessione, di sicumera laica, di alterigia giacobina, e spirito voltairiano.

    Vogliamo un Labouratorio cha parli di una realtà che non esiste e che non esisterà mai.
    Di una realtà sognata diversa da quella che Mitterand chiamava ”realitè reèlle”.
    E che sarà tale, solo se riusciremo a non sbrodolarci addosso, a non tediarci a vicenda sulle vicende delle tribù partitiche, dei familismi ideologici, dei complessi dell’ ”IO PARLO DI COSE IMPORTANTI”.

    E allora brambillizziamo il nostro Labouratorio, non ci capezzonizziamo troppo, e ciuffolettizziamoci il giusto, senza crederci.

    Liberiamoci in volo, senza stare sul pulpito, senza fretta, e con costanza.
    Benvenuto Labouroratorio, ennesimo conciliabolo laico.