Lo scorso cinque Dicembre, l’Independent londinese, con un’apertura di prima da fra rabbrividire già anche l’algido Gordon Brown, titolava ”Is Britain’s economy heading the perfect storm?”.
La crisi economica sembra avvicinarsi inesorabilmente nel Regno Unito, almeno da ciò che si evince da tutta una serie di esternazioni di autorevoli istituzioni di settore e autorità indipendenti britanniche tra cui la Financial Services Authority, che lo scorso quattro Dicembre ha, per bocca del suo capo retail Clive Briault, sostanzialmente invitato i fornitori di credito britannici ad allacciare bene le cinture di sicurezza, munendosi di alta liquidità, dato che secondo le stime della FSA, il prossimo anno si annuncia essere foriero di alti livelli di insolvenze, soprattutto nel settore retail.
Non ultimo il probabile taglio del costo del denaro da parte della Bank of England, previsto per il sei Dicembre, sembra rassegnarsi alla bontà della previsione recessionista per il 2008.
In questo quadro, le nubi continuano a addensarsi intorno al già debole premierato di Brown e al suo ‘cabinet’.
Il caso della quasi bancarotta della Northern Rock Bank, colpita dal collasso del sistema dei mutui sub-prime, domina ancora oggi l’agenda politica del governo Brown, costretto ad assumersi la responsabilità politica della faccenda e sottraendo ,di fatto, il capo della BoE, dalle sue oggettive responsabilità in merito.
Alle prese con un’opposizione conservatrice che lo ha ridicolizzato pubblicamente in più occasioni, il Premier britannico, in evidente difficoltà politica, grazie ad un rinnovato attivismo di David Cameron alla guida dei Tories, durante un question-time presso la House of Commons, lo scorso quattro dicembre, ha ammesso l’esistenza di possibili compratori privati per la Northern Rock Bank.
Piccolo dirigismo d’oltre manica, parrebbe.
Ma ciò che appare problematico politicamente, è la percezione che il nuovo esecutivo di Downing Street, non sia in grado di fronteggiare un contesto di crescente sfiducia, data non solo dall’incertezza dominante nei mercati finanziari globali, evidentemente ancora in affanno, ma anche da una sensazione di peggioramento delle condizioni economiche private per i mesi a venire, ormai strisciante tra l’elettorato.
Il sistema creditizio corre ai ripari, annuncia aumenti delle spese per coloro che chiederanno d’ora in avanti, accesso al credito, comportando per ricaduta, un’attesa contrazione dei consumi. Come si dice: No Lending, no Spending.
Da quando il clintonismo statunitense coniò, a metà degli anni novanta, il celebre detto ”It’s Economy stupid!”, la classe dirigente labourista britannica sembrava aver imparato la lezione.
L’unico modo per riacciuffare il potere, quello scettro per più di un decennio detenuto dalla classe dirigente Tory, durante gli anni ottanta, e per consolidare nuove politiche pubbliche di matrice laburista, si rendeva necessario, nei sistemi ‘market-oriented’, far andare l’economia, sbrigliarla, fare agire gli spiriti animali degli individui.
Così Tony Blair ha rinnovato il British Labour e così ha conquistato il potere.
L’ex Premier britannico ebbe il merito di proporre non mera ridistribuzione statale inter-classista, ma offerta di opportunità economiche, basate su bassa imposizione fiscale diretta e indiretta, alto livello infrastrutturale, libertà meritocratica e eccellenza per i maggiori centri di ricerca del sistema paese, e ancora, un alto livello di efficienza del sistema giudiziario e trasparenza nei rapporti pubblico-privato.
Sono state queste le ricette, tra le altre, ad aver permesso ad un paese stanco e senza prospettive, indubbiamente riformato dalla ”Iron Lady” ma altresì desideroso di chiudere quella stagione di conflittualità sociale, a rimettersi nelle mani di un giovane quarantenne di nome Blair che aveva imparato bene la lezione economica clintoniana.
Oggi il New Labour di Brown, sembra non essere più in grado di rispondere alle sfide economiche, incapace come sembra di riformulare messaggi forti, di lanciare politiche riformatrici diverse da un semplice deficit-spending nel grande buco della sanità britannica.
Ma forse è semplice fisiologia. I cicli politici si esauriscono, e da essi prendono le mosse alternative politiche, di norma migliorative, delle forze d’opposizione.
Chissà cosa accadrà in un paese come l’Italia, dove a forza di scimmiottare il blairismo, e di annunciarne l’imminente (e mai avvenuta) importazione, la sinistra sembra aver perso una delle tante occasioni per essere diversa da quello che è, colpevolmente e allegramente statalista.
E Veltroni, cosa dirà? Annuncerà come Giordano, la morte dell’economia di mercato, il ritorno all’egemonia culturale keynesiana visto che, anche nella capitalistica Inghilterra, la crisi economica dilaga? Oppure riformulerà politiche liberali e libertarie sul piano economico, capaci di sbloccare un paese, come l’Italia, in incerta ripresa economica ma senza una rotta a venire?
Difficile crederlo, possibile sperarlo.