Category: Economia

  • Alitalia – Il vecchio e … l’antico

    Ho fatto un tratto di autostrada anche oggi. La stessa che faccio quasi tutti i giorni. La mitica A1 che una volta, prima dell’era monnezza, si chiamava romanticamente Autostrada del Sole.

    Non mi era mai capitato, finora, di imbattermi in un carro-attrezzi in panne. Era fermo nella corsia di emergenza e considerato il fumo che usciva dal motore ho dato poche speranze all’auto che, un paio di kilometri più avanti, era ferma anch’essa con i passeggeri in impaziente attesa di essere soccorsi.

    La cosa, ma guarda un po, mi ha fatto venire in mente l’Alitalia. Una azienda scassata in impaziente attesa di essere soccorsa da governi e sindacati ancora più scassati che, lungi dal risolvere i problemi degli altri, non riescono nemmeno a risolvere i propri.

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  • Pagare meno, Pagare tutti

    “”Questa campagna elettorale crea un illusionismo mediatico terribile, perchè fa pensare che attraverso interventi della politica soltanto sui temi fiscali si possano creare fattori di successo nel medio e lungo periodo, in un’epoca globalizzata come la nostra. Secondo me si innescano pericolose illusioni. La reale capacità competitiva futura è basata, invece, su educazione, ricerca e innovazione: tre elementi chiave per il benessere in questo secolo””

    Non sono parole di un liberista nè di un bolscevico; sono le parole di uno che fa il vicepresidente di Confindustria pronunciate a latere del tentativo di ottenere un beneplacito bipartisan sul proprio decalogo relativo all’istruzione.

    E che te ne fai, caro mio, di un beneplacito di Veltrusconi? E’ meglio investire in carta straccia. Dici bene, caro mio, parlare solo di tasse non porta lontano, ma allora perchè ti rivolgi a coloro che parlano solo alla pancia e non alla testa?

    Poni due problemi, mio caro: la pressione fiscale e l’istruzione.

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  • Grillo vs Telecom: l’inutilità del populismo

    E’ passato poco più di un anno da quando Beppe Grillo comprò una pagina di Repubblica per chiedere pubblicamente le dimissioni dei vertici di Telecom Italia.

    Di invettive contro Marco Tronchetti Provera, rinominato il tronchetto dell’infelicità, Beppe Grillo ne ha lanciate tante: a questo link se ne trovano decine.

    Il 26 settembre 2006, nel suo post dal titolo “Telecom: una storia italiana”, Grillo commentava le dimissioni di Tronchetti Provera : Si dimette lasciando 41 miliardi di debiti che rimangono, escludendo obbligazioni e cartolarizzazioni varie (i pagherò agli investitori), suppergiù quelli di Colaninno. Ma con in meno tutte le aziende vendute. Il colpevole è quindi chiaro. E’ il dito medio della mano invisibile del mercato. Che ha colpito tutti coloro che hanno perso il loro posto di lavoro e i loro risparmi investiti in azioni Telecom. E’ un dito che ci vede bene, benissimo. Per questo ignora manager e azionisti di controllo per i quali la Telecom è stato un grande affare, il migliore della loro vita. (more…)

  • L’Italia e i suoi fardelli economici. Alcuni spunti programmatici

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    Per gettare solide basi per una crescita economica seria e duratura è corretto soffermarci sul principio ispiratore dell’azione riformatrice.
    L’Italia soffre di un’eccessiva pressione fiscale, di un debito pubblico enorme, di una spesa pubblica troppo spesso inefficiente e non in grado di tutelare le fasce più deboli della popolazione. La spesa pubblica deve essere sia tagliata nelle sue mutevoli e numerose inefficienze, ma anche reimpostata per essere veramente da supporto ai meno abbienti. La scuola, l’università, la sanità, la ricerca scientifica, la sicurezza sono temi fondamentali che abbisognano non solo di ingenti fondi ma anche di una più oculata gestione delle risorse finanziarie.

    La migliore gestione della spesa pubblica è di vitale importanza anche per il fatto che sull’economia italiana grava come un macigno un enorme debito pubblico che tarpa le ali a qualsiasi spinta economica. Da ogni statistica che mette a confronto la crescita italiana con quella internazionale, in primis europea, risulta palese come i nostri tassi di crescita siano costantemente inferiori. L’ultimo dato ci vede come fanalino di coda della crescita europea. Secondo l’ultime stime della Commissione europea il Pil italiano nel 2008 crescerà soltanto dello 0,7%. Rispetto a quanto previsto in autunno si tratta di un taglio secco del 50%, ben più della discesa dell’area euro, anche perché nel quarto trimestre 2007 l’Italia dovrebbe segnare il passo con crescita pari allo zero o anche inferiore (-0,2%). L’inflazione aumenterà del 2,7% (stima precedente 2%). Meno crescita e più inflazione è questo il quadro italiano. Risultano quindi ridicole tutte queste promesse elettorali di tagli alle tasse e investimenti in opere pubbliche. Ma dove li prendiamo i soldi? Se non è chiaro l’Italia è ultima rispetto a tutti i grandi: (Germania: +1,6% il Pil e +2,3% l’inflazione: Francia +1,7% il Pil e +2,4% l’inflazione; Spagna +2,7% il Pil e +3,7% l’inflazione)
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  • [Sondaggiùn] EconomicaMenti

    EconomicaMenti

    “Senza esasperare quella forma di determinismo, che porterebbe gli attori dell’economia a possedere, almeno tendenzialmente, il “vero” (non si dimentichi che si è detto che gli economisti ne fanno prevalentemente un uso “strumentale”), si può sostenere che gli stimoli oggettivi provenienti dalle situazioni che si determinano nel sistema economico, pur non necessari per produrre dei buoni economisti, sono però necessari per sedimentare nella conoscenza collettiva esperienze che diventano patrimonio della cultura (in senso antropologico) degli agenti di generazioni successive”. (more…)

  • Per un sistema di welfare attivo

    L’odierna società europea è fortemente caratterizzata dal perdurante sviluppo di due tendenze fondamentali, che, in un’ottica politica di tipo riformista, occorre sostanzialmente regolare al fine di mantenere e, laddove possibile, incrementare il livello di benessere acquisito.Si tratta, per un verso, della diffusione di un sistema capitalistico avanzato, a forte incremento del tasso di finanziarizzazione, tipico di un’economia globalizzante e quindi, di fatto, già globalizzata. Per altro verso, ma in conseguenza pur sempre della diffusione ed incremento del progresso tecnologico ad essa connesso, l’ampliamento delle possibilità (opportunità) per l’individuo di provvedere “attivamente” alla costruzione del proprio futuro, in ragione del soddisfacimento di bisogni non più solo collettivi ma anche strettamente personali.

    In tale contesto europeo, risalta l’iniziativa di riforma dei sistemi previdenziali, assunta di recente da molti Paesi membri dell’Unione, ciascuno per proprio conto in base a quanto previsto dai Trattati istitutivi della UE. In tutti i casi, si è trattato di introdurre elementi di capitalizzazione a sistemi che, complessivamente, scelgono di mantenere un assetto prevalentemente a ripartizione, che scaturisce dal patto non scritto tra nuove e vecchie generazioni di lavoratori.

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  • Tassazione Rendite Finanziarie: chi ha paura di Robin Hood?

    Dall’inizio della corrente legislatura ha ripreso quota il dibattito sulla tassazione delle rendite finanziarie e tutto lascia prevedere un crescendo’ di interventi e discussioni considerato che l’aumento della tassazione sulle rendite è stato indicato tra le varie misure che dovrebbero garantire le risorse necessarie a detassare i salari e restituire potere d’acquisto ai lavoratori, quelli dipendenti in particolare.

    L’argomento è di quelli che ben si accordano con prese di posizione puramente ideologiche, demagogiche e con strumentalizzazioni e mistificazioni per fini politici. Non aiuta a fare chiarezza l’aspetto terminologico perché la parola ‘rendita’ evoca parassitismi di altre epoche contro i quali tante lotte sono state necessarie. (more…)

  • Il Barile elettronico e il costo del petrolio

    Tutti sappiamo della grande, direi storica impennata del costo del petrolio. Ma ne conosciamo le reali cause?

    Sui quotidiani, spesso, si colpevolizzano i paesi produttori, perché rei di produrre volontariamente meno per far fluttuare domanda e offerta. Semplificando: meno produzione, meno offerta, quindi, al non diminuire della domanda, automatico innalzamento del prezzo. Altre cause “naturali di mercato” che contribuiscono all’ aumento del prezzo possono essere catastrofi naturali, guerre e tutto ciò che possa far aumentare o far diminuire domanda e offerta di “oro nero”.

    Il prezzo del petrolio viene fissato nelle varie borse del mondo sulle previsioni, i cosiddetti “future”, che ipotizzano la produzione di petrolio in un determinato lasso di tempo futuro. Questa è una semplificazione estrema di quello che è il mercato del petrolio con le sue peculiari dinamiche. Quello che però ci preme sottolineare in questa sede riguarda il mercato parallelo del “barile elettronico”, vera causa delle recenti impennate del prezzo di questo combustibile.
    Dal 2005 ad oggi, il prezzo del petrolio è aumentato vertiginosamente. Partendo da una soglia di 50,55 $ al barile dei primi mesi del 2005, questo è arrivato a superare il tetto dei 90$ al barile dal settembre 2007.

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  • ALLitalia

    Beh, a questo punto se va come un po’ tutti ci auguriamo non ci resta che ringraziare. Il compratore per la benevolenza, il venditore per tanta grazia. In questo capitalismo approsimativo, basato sull’amicizia e sull’amore, è quanto di meglio ci possa capitare.
    Alitalia… i conti più in rosso (colore che non ci dispiace), la flotta più vecchia, i dipendenti più numerosi e più pagati. Pregi opinabili, ve lo concedo, ma volete mettere la soddisfazione di viaggiare su una compagnia di bandiera? Dico, prendi il volo e già senti che il tricolore garrirà. Chiudi gli occhi e ti vedi sfilare davanti i nostri orgogli nazionali: Garibaldi, Badoglio, Moro, Craxi, Riina ecc.

    E poco importa se c’è sciopero del catering e viaggi con un’ ora e mezza di ritardo su una tratta di due ore, perchè lì ti senti parte di una piccola-grande famiglia. Anzi, vi dirò di più. Lì a bordo di quel boeing dalle pareti un po’ scollate ti senti cittadino-imprenditore. Sei consapevole del fatto che le perdite, nel biennio 2006-2007, sfioreranno il miliardo di euro, quindi non badi alle maldicenze sulle tasse sempre più alte. La vivi come un consapevole aumento di capitale. Quindi ti permetti una paternalistica occhiata all’attempato sedere dell’assistente di volo, concedi un cenno di benevolenza al secondo ufficiale e al suo turno corto (“non si preoccupi, tenga pure il resto”) e ti senti un gran signore.

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  • Il blocco dei Tir e l’Italia del Guicciardini

    Ancora una volta abbiamo assistito al deprimente spettacolo di un intero Paese che si piega all’interesse particolare di una singola categoria. Stavolta l’Italia è stata messa alle strette dal blocco degli autotrasportatori. Tempo 48 ore e l’intero sistema è finito in ginocchio: pompe di benzina a secco, scaffali dei supermercati vuoti, ancora qualche ora ed avremmo visto esplodere nelle strade scene d’isteria collettiva con la corsa all’accaparramento delle ultime scorte disponibili.

    Alla fine i Tir sono ripartiti, a seguito delle generose elargizioni del governo e siamo tornati alla normalità. Qualcuno ha parlato, a ragione, di vittoria del Partito del blocco stradale. Prima dei camionisti erano stati i tassisti e prima ancora i benzinai ma non sono mancati gli scioperi selvaggi degli autoferrotranvieri o dei controllori di volo. Ogni volta che una determinata categoria vede messi in discussione i propri diritti – leggasi in alcuni casi privilegi – si sente in diritto di bloccare l’Italia intera, ricorrendo all’occupazione delle strade con buona pace dei comuni cittadini su cui ricadono tutti i disagi. Si potrebbe senza dubbio discutere della fragilità del sistema dei trasporti, in cui gli spostamenti delle persone, oltre che delle merci, si svolgono per la quasi totalità su gomma con i conseguenti disagi in termini di traffico ed inquinamento. Si potrebbe anche riflettere su un paese la cui dipendenza dal petrolio ha raggiunto livelli di criticità spaventosi, dove si è rischiato, e in alcuni casi raggiunto, lo stop delle attività produttive.

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