Tutti sappiamo della grande, direi storica impennata del costo del petrolio. Ma ne conosciamo le reali cause?
Sui quotidiani, spesso, si colpevolizzano i paesi produttori, perché rei di produrre volontariamente meno per far fluttuare domanda e offerta. Semplificando: meno produzione, meno offerta, quindi, al non diminuire della domanda, automatico innalzamento del prezzo. Altre cause “naturali di mercato” che contribuiscono all’ aumento del prezzo possono essere catastrofi naturali, guerre e tutto ciò che possa far aumentare o far diminuire domanda e offerta di “oro nero”.
Il prezzo del petrolio viene fissato nelle varie borse del mondo sulle previsioni, i cosiddetti “future”, che ipotizzano la produzione di petrolio in un determinato lasso di tempo futuro. Questa è una semplificazione estrema di quello che è il mercato del petrolio con le sue peculiari dinamiche. Quello che però ci preme sottolineare in questa sede riguarda il mercato parallelo del “barile elettronico”, vera causa delle recenti impennate del prezzo di questo combustibile.
Dal 2005 ad oggi, il prezzo del petrolio è aumentato vertiginosamente. Partendo da una soglia di 50,55 $ al barile dei primi mesi del 2005, questo è arrivato a superare il tetto dei 90$ al barile dal settembre 2007.
Una delle ragioni è che il prezzo del barile non ha più seguito il mercato reale; una domanda apparente ha “schiacciato” l’offerta. Si è manifestato il mercato del “barile di carta o elettronico”; nuovi protagonisti alterano la domanda e l’ offerta. Il nuovo mercato, o meglio le speculazioni petrolifere, tendono infatti a cercare i punti deboli del sistema per far crescere il prezzo.
Di cosa stiamo parlando?
Il mercato del barile elettronico è parallelo a quello reale: non segue l’ effettiva domanda e offerta di petrolio. Nelle Borse di Londra e New York, possono infatti essere comprate delle quantità di barili di petrolio non realmente prodotti. In parole povere, si richiedono barili di petrolio che non saranno mai materialmente scambiati. È facilmente comprensibile come queste richieste facciano lievitare vertiginosamente la domanda di petrolio.
Subito, possiamo cogliere il primo dato: qualunque sia l’ aumento di produzione, mai, si potrà bilanciare questa ingente domanda.
IPE: è l’ acronimo della Borsa di Londra del greggio Brent (questo petrolio ormai è quasi esaurito e la sua reale produzione è lo 0,4% di quella mondiale, ma, in borsa influenza il 60% del prezzo). A Londra, “gli speculatori del barile di carta”, possono acquistare un pacchetto minimo di 1000 barili elettronici, pagandone però soltanto il 3,8 % del valore totale dell’ acquisto. A ciò aggiungiamo che a New York la NYMEX (la borsa del petrolio del gruppo WTI) “guida le danze” del mercato elettronico.
Pagando, non il reale importo di questi pacchetti elettronici ma soltanto una piccolissima percentuale, si dà la possibilità anche ai piccoli “giocatori di borsa” di investire in questo mercato.
Cioè, tanti piccoli investimenti sommati tra loro creano un numero altissimo di richieste, che sommate alle richieste dei grossi investitori genera un numero di transazioni pari a 5 volte la produzione mondiale di petrolio.
Tra le conseguenze di questa situazione si consideri che:
– le banche d’ affari( tipo Merril Lynch….) iniziano a guardare con molto interesse questo mercato
– le Companies (tipo Exon, …) speculano sul prezzo utilizzando questi fattori.
Quello del barile elettronico è a tutti gli effetti un mercato parallelo di petrolio, che genera una domanda virtuale, ma dagli effetti estremamente tangibili.
Ma come si è arrivati a questo?
La storia del mercato del petrolio è storia di uomini, una storia in cui le azioni di singoli personaggi diventano regole. Il padre di questo sistema è indubbiamente March Rich.
Di lui tanto è stato scritto. È l’ uomo che ha inventato il mercato spot per la speculazione nel mercato petrolifero. È un personaggio iperprotetto e iperattaccato. Lo chiamano “el matador” per la sua modalità d’azione in borsa. È il maggiore responsabile di quanto sta accadendo.
Se osserviamo, le oscillazioni del prezzo del petrolio dal 2005 notiamo che, nel Gennaio 2007 il mercato reale è riuscito a riequilibrare il prezzo del petrolio intorno ai 55-60$ al barile. In quel periodo i fattori perturbativi classici sono stati tutti scongiurati, ma, questo è stato solo un caso eccezionale. Dal 2006 il petrolio è considerato una Commodity speculativa d’eccellenza. Il dollaro “leggero” ha aiutato queste speculazioni essendo questa la monete di scambio del mercato petrolifero. Esistono quindi due mercati del petrolio che agiscono sul medesimo prezzo.
Il primo, quello reale, anziano e legato alla reale situazione petrolifera e anch’ esso comunque zeppo di speculazioni e contraddizioni. Il secondo, reale ma non legato alle realtà di scambio, giovane e veloce perché elettronico.
Cosa succede?
Il petrolio è il “carburante” delle economia mondiale. La sua reale produzione muove il mondo. Se il suo prezzo lievita l’economia mondiale stenta. “Lui” è fondamentale in ogni secondo. Comprarlo a così alto prezzo significa mettere in crisi i sistemi economici.
“Pecunia non olet” dicevano i latini e il mondo della finanza ne fa un principio cardine.
Ma dove ci porteranno delle azioni simili?
Confidiamo nella Comunità Internazionale.