Articolo di Ugo Millul
Il 3 ottobre 2007, nello stesso giorno della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, è entrata in vigore la legge 160 del 2007, e cioè la conversione in legge del Decreto legge 117 (disposizioni urgenti modificative del codice della strada per incrementare i livelli di sicurezza nella circolazione), che, tra l’altro, proibisce la somministrazione di bevande alcoliche dopo le due di notte ai titolari e ai gestori di locali ove si svolgono, con qualsiasi modalità, spettacoli o altre forme di intrattenimento.
La legge in questione è volta a limitare le cosiddette stragi del sabato sera. Anche se in questo caso parlare di stragi potrebbe essere forviante visto che il maggior numero di incidenti accade durante le ore diurne, da ciò che risulta dalle indagini dell’Istat. Gli ultimi dati disponibili riguardano il 2005 e nella fascia oraria che va dalle 22 alle 6 del mattino si registrano 35.098 incidenti stradali, pari al 15,6% del totale che hanno causato il decesso di 1.529 persone pari al 28,1% del totale e il ferimento di 54.873 persone pari al 17,5% del numero complessivo di quanti sono dovuti ricorrere al pronto soccorso. Gli incidenti della notte non sono in percentuale numerosissimi, ma sono più pericolosi, infatti l’indice medio nazionale di mortalità (cioè il numero dei morti ogni 100 incidenti rilevati dalle forze di polizia) è pari a 2,4%, mentre per i sinistri che accadono di notte schizza al 4,4%, con un “picco” rappresentato dal 4,7% nel venerdì notte.
Prima dell’adozione del provvedimento il legislatore si poteva forse chiedere che fine avrebbero fatto le campagne di sensibilizzazione portate aventi da alcuni ministeri in collaborazione con varie associazioni di locali notturni: dopo l’introduzione del divieto, avvenuta senza che ci si fosse preoccupati di sentirne il parere, ministeri e associazioni hanno sospeso gli sforzi intrapresi fino ad ora.
Durante il dibattito alla Camera lo scorso giovedì 27 settembre è stato rotto -inizialmente con l’approvazione di un emendamento presentato dall’on. Beltrandi della RnP e votato dall’opposizione- il patto di maggioranza raggiunto al Senato ai sensi del quale si era deciso di non modificare il provvedimento in discussione.
L’emendamento a firma Beltrandi era volto a ridurre a un anno (anziché i 3 previsti nel decreto) il divieto per il neopatentato di guidare un auto al di sopra di una certa potenza.
Nella stessa seduta quattro Deputati di AN, gli onorevoli Moffa, Ciccioli, Landolfi e Nespoli, hanno proposto l’emendamento che inserisce il secondo periodo del comma 2, dell’articolo 6, con effetto la proibizione, dopo le 2 a.m., di somministrare alcolici nei locali ove si svolgano spettacoli o altre forme di intrattenimento. Quest’emendamento è stato approvato a larga maggioranza, grazie al suffragio della relatrice, l’on. Velo, e del Ministro dei trasporti (359 Deputati presenti: 339 favorevoli, 3 astenuti, 17 contrari).
Lo stesso emendamento era già stato proposto al Senato dal senatore Eufemi dell’UDC, quando non vigeva ancora il patto di maggioranza, ed era stato respinto quasi all’unanimità. Il 2 ottobre lo stesso Senato è stato costretto, quando il provvedimento è tornato a Palazzo Madama, ad approvarlo, pena la decadenza (cioè la perdita di efficacia fin dall’inizio ai sensi dell’articolo 77 della Costituzione) dell’intero provvedimento e la conseguente, anche se ennesima ed eventuale, crisi di governo.
Da tale modo di legiferare -basato sulla strumentalizzazione, sull’assenza: di discussione, d’informazione e d’audizione dei destinatari delle prescrizioni- discende inevitabilmente una serie di ambiguità, parzialità ed iniquità caratterizzanti questa delegislazione e purtroppo l’ordinamento (o l’ordine-ordinazione) all’italiana.
In primo luogo, il divieto investe solo i titolari e i gestori di locali ove si svolgano spettacoli o altre forme di intrattenimento: formula alquanto vaga se si tiene in conto che non sono fornite ulteriori specificazioni, ma anche che vengono sicuramente esclusi dal novero pub, bar, ristoranti, enoteche, birrerie ed affini, luoghi in cui vengono consumati alcolici come offerta primaria, al contrario dei locali di spettacolo e intrattenimento. Altra questione correlata riguarda il fatto che nei più grandi locali bersaglio della norma sono presenti ristoranti o altre forme consentite, elusive ed esentate dall’applicazione della norma. Sono così i locali più piccoli ad essere colpiti e a subire il divieto.
Altra ambiguità: la norma vieta la somministrazione, non il consumo. Nelle prime settimana di vigenza del divieto sono così fioriti metodi per aggirare la prescrizione tra cui le bottigliette di superalcolici acquistabili prima delle 2 e da mescere più tardi all’analcolico preferito. I più facoltosi, quelli “col tavolo”, possono ordinare le bottiglie prima delle 2 e il ghiaccio in seguito… Altra conseguenza pericolosa, ma inevitabile, dell’applicazione della norma è l’aumento a dismisura di modalità di consumo illegali, tipiche dei regimi e dei periodi di proibizionismo: le bottiglie in macchina, nelle borse e il racket, la gestione ad esempio dei banchetti abusivi per la vendita d’alcolici in prossimità dei locali.
Venendo agli intenti del provvedimento, l’extrema ratio mira a diminuire gli incidenti stradali ed in particolare le cosiddette stragi del sabato sera. Posto che la norma in questione è lungi dal porsi il vero problema e ne rappresenta al contrario un semplice palliativo, siamo sicuri che proibire la vendita di alcoolici dalle due fino alla chiusura dei locali tenga la gente lontana dai rischi derivati dall’abuso?
Domanda che non si sono posti né la relatrice né il Ministro Bianchi né tantomeno i parlamentari che hanno approvato l’emendamento in questione.
Non si tiene conto della cultura dell’esaltazione della trasgressione della legalità, che potrebbe costituire l’oggetto di provvedimenti normativi per educare e per responsabilizzare, per dar corpo a modelli che funzionano altrove (Inghilterra, Spagna, Belgio, Olanda e altri Paesi), dove prevenzione e senso civico sono promossi dal mondo politico, e non dove si coltiva la cultura della paura, del sospetto e dell’intolleranza diretta a giustificare l’adozione di provvedimenti repressivi e proibizionistici.
Nella Commissione Trasporti della Camera è da poco iniziato l’esame del disegno di legge di riforma organica del Codice della strada nel cui contesto sono stati presentati degli emendamenti per abolire divieto di somministrazione di alcolici nelle ore notturne. Contestualmente alla rimessione del divieto si potrebbero aumentare i controlli con l’etilometro che in Italia ammontano a circa 200.000 l’anno: nel 2002/2004 solo il 3% dei patentati italiani è stato controllato con l’etilometro, rispetto al 16% della media europea e al 38% dei Paesi più severi