Quando si dice conquiste sociali…

sociali.jpgQuesta inutile prodigalità di supplicii, che non ha mai resi migliori gli uomini, mi ha spinto ad esaminare se la morte sia veramente utile e giusta in un governo bene organizzato. Qual può essere il diritto che si attribuiscono gli uomini di trucidare i loro simili? Non certamente quello da cui risulta la sovranità e le leggi. Esse non sono che una somma di minime porzioni della privata libertà di ciascuno; esse rappresentano la volontà generale, che è l’aggregato delle particolari. Chi è mai colui che abbia voluto lasciare ad altri uomini l’arbitrio di ucciderlo? Come mai nel minimo sacrificio della libertà di ciascuno vi può essere quello del massimo tra tutti i beni, la vita?
(Dei Delitti e delle Pene. Cesare Beccaria, 1764)

Queste parole sono il mio compiacimento per il lavoro svolto a sostegno della moratoria della pena capitale nel mondo. L’ Italia ha svolto un ruolo di primissimo piano in tale battaglia fin dal 1994 quando per la prima volta il governo Italiano raccolse attorno a sè numerosi consensi pubblici e calorosi compiacimenti da parte di altri governi conducendo una battaglia in sede Onu contro la pena capitale.
L’impegno bipartisan del parlamento italiano, di premi Nobel e di alcune Associazioni non governative, su tutte “Nessuno tocchi Caino” è stato lodevole ma ancora “troppa strada c’è da percorrere” dice Sergio D’Elia, deputato radicale della Rosa nel Pugno e segretario proprio di Nessuno tocchi Caino, perchè la risoluzione pro-moratoria venga approvata dall’ONU. Prendendo alla lettera ciò che Pier Paolo Pasolini diceva: “dimenticare subito i grandi Successi”; i radicali, in particolar modo, continueranno con la stessa caparbietà a lottare per il diritto alla vita anche in paesi scettici, o fortemente contrari al riconoscimento dei diritti civili, come in Africa – dove pure vi e’ il numero piu’ alto di Paesi abolizionisti di fatto – tra Repubbliche ex sovietiche dell’Asia centrale, il Sud est asiatico e la Cina.
Cantare vittoria è assolutamente legittimo, a maggior ragione se si è radicali convinti, però l’attuale situazione lascia in bocca ai vincitori di questa battaglia umanitaria un retrogusto un po’ amaro.
In effetti, se è vero che a parlare sono i numeri, vale la pena sottolineare che nel 2006 vi sono state almeno 5.628 eseguzioni capitali nel mondo, a fronte delle almeno 5.494 del 2005 e delle 5.530 del 2004. Non solo, ma sempre nel 2006, è aumentato il numero di paesi che hanno fatto ricorso alle esecuzioni capitali: sono stati 27, a fronte dei 24 del 2005 e dei 26 del 2004. La Cina chiude il duemilasette con il numero più alto di esecuzioni, circa 5000, la segue l’Iran con circa 200 e poi abbiamo Pakistan, Iraq, Sudan e così via, fino ad arrivare agli Stati Uniti che vantano un numero esiguo rispetto ai leader di questa lugubre classifica, ma pur sempre elevato per un paese democratico: circa 50 eseguzioni l’anno. Comunque cifre a parte, il duemilasei e il duemilasette hanno confermato l’evoluzione positiva verso la moratoria universale, è’ giunto ora il tempo di affrontare il passaggio decisivo per portare a compimento tale iniziativa.
L’Italia e l’Europa non sono sole; molti paesi nelle diverse aree geografiche del mondo hanno nel frattempo deciso di sostenere questo impegno, a partire da quello straordinario dell’Africa : Sud Africa, Mozambico, Angola, Senegal, ma anche Paesi come la Liberia, la Repubblica Democratica del Congo e il Ruanda – paesi che nella loro recente storia hanno subito le più gravi violazioni dei diritti umani. In questi paesi più che in altri la moratoria della pena capitale può essere una via pragmatica e efficace per alleviare quelle violenze fratricide che si sono compiute che si stanno compiendo sotto gli occhi di tutti.
Più in generale, però, è assurdo morire impiccati per spaccio di sostanze stupefacenti, come successo in Iran non molto tempo fa a dei ragazzi, è preistorico uccidere un individuo perché gay ed è ancora più indecente fucilare tre persone perché accusati di “tradimento”, è successo lo scorso 5 dicembre in Corea del Nord.
Romano Prodi con una sua lettera ringrazia apertamente le autorevoli voci che si sono levate in Italia e nel mondo a sostegno in questa battaglia di civiltà. Quindi Premi Nobel e le prestigiose personalità che hanno sostenuto il Governo in questa iniziativa, e tutti gli esponenti del Partito Radicale Transanazionale e Nonviolento e di Nessuno tocchi Caino, a partire da Marco Pannella, che su questo obiettivo continuano la loro lotta nonviolenta a testimonianza di uno straordinario impegno politico e civile.