Al ministro Padoa Schioppa
Caro TPS,
l’unico vantaggio di essere un giovane lavoratore, nell’Italia che lei contribuisce a governare, è quello di non sentirsi tirati in ballo dalle sue uscite sui bamboccioni. A dirla tutta, quella sua frase poco cortese è stata forse il contributo più tangibile che lei ha messo in campo a favore di noi non bamboccioni.
Per il resto c’è poco da esultare a non esser bamboccione; e se provo a fare un bilancio devo dire che:
Essere studente fuorisede è una cosa bellissima.
Cimentarsi con se stessi e le proprie capacità, ricominciare la vita quasi da zero, stabilire nuovi rapporti e nuove amicizie, fare un nuovo ed enorme bagaglio di esperienze.
Essere studente fuorisede è una cosa costosissima.
La mia famiglia per garantirmi la sopravvivenza ha dovuto sostenermi con almeno mille euro al mese per vivere e per pagare l’affitto di una stanza. Spesa alla quale poi si devono aggiungere tasse universitarie, libri, spese impreviste.
Essere studente fuorisede e lavoratore è importante per me come per tantissimi altri ragazzi di 20 anni.
Ho deciso di usufruire dell’unico ammortizzatore sociale a mia disposizione (la mia famiglia) per ovvi motivi. Ho scelto la via interinale e mi sono ritrovato a lavorare in una fabbrica come apprendista operaio metalmeccanico.
Cosa distingue un apprendista da un operaio? Nulla, tranne lo stipendio.
Lavorare e studiare non è una cosa impossibile, è faticosa si, anche tanto. Ma non impossibile.
È una questione di ritmi ed entrare nei giusti meccanismi. Sai che la mattina alle 5 devi uscire di casa, sai che alle 16 tornerai e sai che fino alle 21 massimo le 22 dovrai studiare. C’è da sacrificare un po’ di vita sociale, qualche aperitivo o qualche uscita serale in meno, meno svaghi e un bel po’ di accumulo di stress.
Bella vita di merda. Va detto però che dopo il primo mese l’abitudine aveva preso il sopravvento sulla stanchezza. Ma periodi di profonda crisi ne ho passati.
Per fortuna non ho l’obbligo di frequenza: se questa la si può definire fortuna…
Non avere l’obbligo di frequenza all’università ha fatto in modo che io potessi dedicarmi al lavoro e rispettare pienamente il mio contratto fulltime, naturalmente con straordinari annessi.
Non potete immaginare, voi che leggete il mio articolo, e sicuramente non lo immagina il ministro Padoa Schioppa quanto sia bello dover rinunciare a frequentare le lezioni universitarie; e soprattutto quanto poi sia stimolante prepararsi gli esami in completa solitudine, spesso con programmi giustamente raddoppiati per i non frequentanti.
E io che pensavo di laurearmi in fretta, imparare le lingue e trovarmi un lavoro.
Spesso non basta fare qualche lavoretto per i weekend per sostenersi. In molti casi come nel mio bisogna fare un vero e proprio lavoro per permettersi di studiare. Il rischio che corrono tanti come me, quindi, è quello di affollare semplicemente le università perché è impossibile laurearsi in tempo. Un rischio a cui si aggiunge quello di inserirsi con ulteriore ritardo nel mondo del lavoro che si vorrebbe fare dopo la laurea.
In una parola, quindi, mi sembra di rischiare realmente di dover rinunciare in futuro ai miei sogni .. oltretutto mentre una gran bella parte degli spiccioli che guadagno li giro allo stato in forma di tasse sempre più pesanti. Ma lo stato cosa sta facendo per me??
Grazie. Grazie al ….
Essere uno studente lavoratore interinale è utile a tempo determinato.
Per uno studente lavoratore che sceglie di rivolgersi ad una agenzia interinale, il contratto con scadenza mensile è un arma a doppio taglio. Se sei uno che lavora bene la proroga del contratto ti viene sempre riproposta e pensi che in questo modo, quando avrai dei periodi di maggiore intensità di studio (come il mese prima della sessione d’esame), potrai rifiutare in rinnovo del contratto. Questo cosa comporta?
Le conseguenze fondamentalmente sono due: la prima, e più importante, è che se tu non puoi lavorare per un periodo di tempo, anche minimo, per preparare e sostenere gli esami, durante quel lasso di tempo sei con il culo a terra e non esiste nessun tipo di supporto, neanche minimo, da parte dello stato; secondo, se si rifiuta un rinnovo del contratto proposto dall’azienda questa poi difficilmente ti richiamerà in futuro.
Uno studente lavoratore che fa il suo dovere piace ai capi, non ai colleghi operai.
Ho scoperto mio malgrado che c’è sempre qualcuno che non vuole che le cose siano fatte bene. Pensavo, in maniera forse un po’ ingenua, che questo discorso riguardasse il pubblico, invece è un comportamento diffuso.
I capi della ditta mi hanno sempre manifestato profonda stima per quello che facevo e soprattutto per come lo facevo.
Molti dei miei colleghi operai, invece, a stento mi sopportavano. Non sopportavano il fatto che io facessi il mio dovere serenamente. Per loro esistono regole non scritte di cui mi hanno parlato, ma che io non ho capito e che, soprattutto, non ho ritenuto giusto rispettare, perché ne avrebbe risentito la mia serenità e soprattutto il mio modo di lavorare.
Mi stavano semplicemente dicendo: non ci piace come lavori, devi fare le cose come diciamo noi. La vita da interinale non è dunque triste solo perché i contratti sono a scadenza spesso brevissima: la cosa più grave sono invece gli abusi che a volte dobbiamo subire dai nostri parigrado assunti dall’azienda a tempo indeterminato, i quali spesso e volentieri fanno svolgere a noi compiti a loro destinati, ci accusano dei loro errori e soprattutto a noi fanno riparare i loro errori.
Un comportamento che la mia intelligenza e la mia educazione non possono sopportare.
Rispetto a questa cosa non ho mai abbassato la testa e ho continuato a fare come io ritenevo giusto fare.
La teoria dell’unità di classe: una bugia.
Ammesso che un tempo sia davvero esistita un unità della classe operaia, di sicuro oggi di questa non si può più parlare. Tutti sono mossi da un insano egoismo e opportunismo, tutti disposti a farsi succhiare il sangue e a litigare tra di loro per 5euro in più sullo stipendio.
Anzi, scusate, vi ho detto una bugia: gli operai sono uniti. Sono stati uniti quando la CGIL li ha obbligati a votare “sì” al famoso referendum sul Welfare, come sono stati uniti nel fare gli scioperi per il rinnovo del contratto. Naturalmente hanno approfittato del giorno libero per “andare a farsi un giro in città e fare un po’ di shopping” (testuali parole di molti con cui ho parlato).
Ebbene quando il direttore dello stabilimento passò per intimare a tutti, soprattutto agli interinali di non scioperare io ero dalla sua parte.
Perché scioperare quando molti non sanno il perché e soprattutto invece di lottare per un loro diritto vanno a fare shopping??
Cara Italia, io ti amo anche, ma non sei bella come ti vorrei.
Allora chiedo al signor ministro quando io, quando noi migliaia di studenti-lavoratori-interinali-apprendisti potremo tirare un respiro di sollievo? Una speranza ce l’ho: magari se continuiamo ad abbassare l’età pensionabile forse tra una decina d’anni potrò ritirarmi per godere di una pensione da 20 centesimi al mese.