articolo di Antonello Cresti
Alla fine Walter Veltroni ha ottenuto la vittoria che desiderava: è riuscito laddove neanche Benito Mussolini, con la legge Acerbo del 1924, aveva potuto fare qualcosa. Il 14 Aprile del 2008 la soppressione della sinistra dal parlamento è finalmente una realtà…
Già…la sinistra, in tutte le sue componenti comuniste, ecologiste, socialiste, riformiste, movimentiste etc… etc… è stata sradicata con una sapiente strategia dal trio Veltroni-Bettini-Franceschini, personaggi che hanno condotto una delle più cialtrone campagne elettorali della storia al fine, non di sconfiggere il presunto avversario Berlusconi, che di fatto rappresenta, ed oggi credo sia chiaro a tutti, una sfumatura diversa dello stesso asessuato pensiero politico, ma di eliminare tutte quelle culture che con la loro storia, anche coi loro errori, sia ben chiaro, hanno fatto si che in questo paese non dominasse un pensiero unico grigio e oppressivo.
La “clamorosa rimonta” che ha portato il PD a perdere le elezioni per un soffio (solo 9 punti percentuali, uno scherzo…) almeno a qualcosa è valsa. Gli inutilissimi “voti utili” che quel partito di plastica ha ottenuto (e ci riferiamo soprattutto a quei miserissimi 150.000 voti in più guadagnati rispetto al 2006 – unicamente a scapito degli altri partiti di sinistra) regalano certo all’Italia 10 anni di governo Berlusconi, ma, essendo disgustato dagli ipocriti antiberlusconismi à la Italia dei Valori, preferisco dire che regalano un parlamento privo di una forza di opposizione, dominato da una concezione personalistica, spettacolorastica e – ca va sans dire- teocratica della cosa pubblica.
Un gran bel capolavoro insomma!
Della ennesima vittoria di Berlusconi, come delle ridicole figurine che rappresenteranno in parlamento il fallimento politico, strategico e culturale del PD non mi interesso, né mi interesserò, almeno per i prossimi 5 anni.
Quello che però mi preme è contribuire a ricreare uno spazio visibile alle suddette culture della sinistra italiana; conviene qui essere chiari e franchi… Ovviamente le colpe del disastro elettorale che ha punito SA e Partito Socialista non sono da addebitarsi solo alla infausta trimurti piddina prima citata, ma sono il frutto di un lento ed inesorabile processo di logoramento e scollamento dalla realtà dei gruppi dirigenziali di quei partiti che al PD non hanno aderito.
Pensiamo alla SA: da anni sono tra coloro che sostengono un processo federativo delle forze di sinistra in un unico progetto comune, ebbene…difficilmente immaginavo che si potesse creare una accozzaglia più deprimente di quella messa su da Bertinotti e compagnia, una sigla ridicola sin dalla denominazione e dal simbolo prescelto. Quando un processo di federazione non è accompagnato da una seria e meticolosa riflessione sulle proprie rispettive culture di provenienza non si fa altro che creare un instabile cartello elettorale. Vedendola dal suo punto di vista (che NON è il mio, come avrò modo di spiegare) dunque non ha affatto torto Diliberto nel lamentarsi della mancanza della falce e martello dal simbolo di quella coalizione. In effetti non avendo opposto (utilizzo il termine in maniera “soft”) assolutamente nulla alla cultura veterocomunista, tanto valeva allora puntare sino in fondo sulla spinta identitaria, recuperando i voti di Ferrando e Sinistra Critica.
La SA non ha fatto nemmeno questo, ma va detto che puntare sugli identitarismi precostituiti al giorno d’oggi è una operazione che nasce sconfitta. Certo, ci sarà sempre un piccolo spazio per i Ferrando e i Turigliatto, contro i quali, umanamente, non ho davvero nulla da dire, ma, invece che blaterare sui “movimenti” e sulla “sinistra diffusa” sarebbe davvero giunta l’ora di capire che è vitale abbandonare le consolatorie bandiere incapaci di interpretare la complessità del mondo attuale e avviarsi su un progetto di deciso rinnovamento. E’ essenziale abbandonare vecchie certezze, vecchi dogmatismi incapaci oramai di aggregare forze significative. E’il momento di un “fare” e di un “sentire” rivoluzionariamente nuovo.
Sia ben chiaro si deve marcare la differenza dagli attuali eletti in parlamento (dichiaratamente non “di sinistra”, peraltro) ma lo si deve fare su basi ben differenti a quelle usuali.
In Europa l’unica cultura progressista che può avere uno spazio significativo è a mio avviso quella socialista. L’unica possibilità che ha la sinistra per non scomparire è quella di avviarsi con convinzione sulla strada del socialismo europeo, una strada lasciata completamente deserta dai partiti adesso rappresentati in parlamento.
Credevo- e in realtà so- che molti all’interno della SA sono stanchi delle trite rappresentazioni minoritarie cui sono costretti e per questo ho tentato ininterrottamente negli ultimi 15 anni di far riflettere i militanti e i vertici di questi partiti. I risultati sono sotto gli occhi di tutti e non ho alcuna soddisfazione nel pronunciare l’usuale “ve l’avevo detto”!
Veniamo ora ai socialisti: essi, analizzandone il, pur lacunoso e poco approfondito, programma elettorale, parevano l’unica forza teoricamente in grado di aprire un reale pertugio di modernità all’interno del panorama progressista. Purtroppo avevano creato la Rosa nel Pugno, che aveva raccolto un onorevole 2,6 % nel 2006 e che, puntando sul voto di opinione, su una serie di battaglie nuove a cavallo di un movimentiamo ripensato sulle esigenze del terzo millennio, poteva tranquillamente ambire ad uno spazio più onorevole, e giustamente l’hanno seppellita in pochi mesi. Hanno perciò anch’essi deciso di puntare sull’orgoglio e sulla identità, esattamente come i colleghi comunisti… altro risultato sotto gli occhi di tutti. La ricostituzione del Partito Socialista è stata di fatto un balocco tra dirigenti poltici consunti, legati a doppio filo ad un passato imbarazzante (De Michelis, Craxi) o totalmente incapaci di gestire una battaglia solitaria (Boselli).
Adesso ci troviamo in mezzo alle rovine. Credo che sia un dovere morale non svendersi al Pd né oggi né domani dunque è necessario sin da oggi avviare un dialogo tra tutte le componenti della sinistra che da oggi non risiederanno in parlamento.
Dobbiamo metterci a disposizione l’uno dell’altro per dare il meglio di noi stessi. La cultura socialista potrà senza dubbio mettere a disposizione una cultura riformista vera e al contempo memore dei sacrosanti ideali di giustizia sociale, da molti abbandonati. Le formazioni comuniste potranno mettere in campo personaggi preziosi (Nichi Vendola su tutti) ed una capacità maggiore di dialogare sul terreno col mondo del lavoro.
Sono sincero, credo che i dirigenti di Sinistra Democratica non abbiano davanti altra opzione e sono fiducioso in un dialogo con gran parte di Rifondazione Comunista. Al contempo dubito che il PdCI potrà mai essere coinvolto in una operazione simile, così come vasti settori della galassia ecologista.
Tra le (poche) cose condivisibili fatte da Boselli in questa campagna elettorale vi è stata la creazione di un “patto laico” da condividere trasversalmente con i compagni di SA, ebbene anche qui le resistenze sono state troppe, incomprensibili ed adesso la presunzione di autosufficienza di alcune forze consegnerà la difesa dello stato laico ai vari Formigoni, Bottiglione, Binetti etc… etc…. Gran bel lavoro.
Cari amici e compagni da oggi sarà bene mettersi al lavoro, e farlo sul serio. Altrimenti questo inizio di terzo millennio ci spazzerà via definitivamente e noi non potremo dire di non avere colpe…