Tag: socialisti

  • Liberiamoci del L.A.-Beur-Oratorio

    Non si tratta di un gioco di parole.
    Ma neanche di un ”Arabe metropolitain” trapiantato a Los Angeles, convertito al cristianesimo protestante.

    Molto di più, o molto meno in quanto ad aspettative.
    Di area socialista, liberale, libertaria, e anche un pò pannelliano.
    (apriti cielo, ancora qualcuno che parla di quel Giapponese Prodiano)
    Si tratta solo di una promessa, di un auspicio.
    Il Labour, l’oratorio….

    Ma cos’è? Un compromesso storico ultra-bonsai? Quel ragioniere pro-palestinese del Sottosegretario Intini, ne sarebbe lusingato.
    Molto di meno allora, non vorremo imbarazzare uno degli oligarchi, loro sì, ultra-superstiti dello Sdi( opps! Partito Socialista).

    Non mi resta che sproloquiare un poco di Labouratorio.it, affermare solennemente la brancaleonaggine della sua straordinaria redazione, un sito troppo rosso e troppo nero, e ciononostante libero da sé, libero da noi, un pò troppo concentrato sulla sua pretesa di parlare dei Militanti con la M maiuscola.

    Informiamo e divertiamo. Senza grillismi. Un luogo aperto, di riflessione, di sicumera laica, di alterigia giacobina, e spirito voltairiano.

    Vogliamo un Labouratorio cha parli di una realtà che non esiste e che non esisterà mai.
    Di una realtà sognata diversa da quella che Mitterand chiamava ”realitè reèlle”.
    E che sarà tale, solo se riusciremo a non sbrodolarci addosso, a non tediarci a vicenda sulle vicende delle tribù partitiche, dei familismi ideologici, dei complessi dell’ ”IO PARLO DI COSE IMPORTANTI”.

    E allora brambillizziamo il nostro Labouratorio, non ci capezzonizziamo troppo, e ciuffolettizziamoci il giusto, senza crederci.

    Liberiamoci in volo, senza stare sul pulpito, senza fretta, e con costanza.
    Benvenuto Labouroratorio, ennesimo conciliabolo laico.

  • Un Partito Socialista forte serve anche al PD

    Articolo di Vittorio Marchitti

    E’ ormai palese che la nascita del Partito Democratico abbia riaperto la “questione socialista” in Italia. Gli ex-PCI hanno saltato a piè pari, per l’ennesima volta, il socialismo riformista italiano di stampo europeo, pur essendo parte, ancora oggi, di quella famiglia proprio in Europa. Lo avevano già fatto in due occasioni, nel passaggio dal PCI al PDS e da questo ai DS, dimostrando, nei fatti, di essere insofferenti all’idea di un approdo socialdemocratico, eccezion fatta per una parte di quella componente cosiddetta “migliorista” che invece l’aveva sempre auspicato, tra i cui esponenti ricordiamo, tra gli altri, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, Emanuele Macaluso, Lanfranco Turci.

    Oggi addirittura, con un triplo carpiato, saltano al centro, nel nome del nuovismo veltroniano, dando vita ad un nuovo soggetto politico, insieme agli ex DC, che sà molto di contenitore e poco di contenuti, se non quelli della filosofia del “ma-anchismo”, ossia del tutto e il contrario di tutto. Un’operazione molto più di facciata e di nomenclature che di sostanza, con primarie blindate. Del resto, si sà, la politica oggi è soprattutto marketing, slogan, battage mediatico, culto del leader. Come poteva farsi attendere la reazione del Cavaliere, re del settore? Ed ecco pronto (forse) il nuovissimo “Popolo delle libertà”, lanciato dal capo, in piazza, dalla sera alla mattina, con un’esaltante coinvolgimento democratico degli elettori e degli alleati. Processi ambigui, certo, ma che sarebbe un errore madornale sottovalutare, poiché rappresentano la maggioranza dell’elettorato italiano.
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  • Tra sicurezza e omofobia

    giubileo.jpgIl mese in corso è crocevia di numerosi intrighi politico-legislativi, prima ancora che istituzionali. Autorevolmente è stato sostenuto che il governo cadrà a gennaio, perché appare necessario e quindi scontato che il governo resista fino all’approvazione della Finanziaria.

    Ma bisognerebbe pensare, almeno solo per un attimo, a quanti sacrifici una parte è costretta sul piano squisitamente politico. In proposito, non sarà, ad esempio, sfuggito ai più l’articolo di Giuseppe Tamburano, pubblicato su il Riformista di venerdì 7 dicembre, dal titolo: “Per la laicità, via dalla maggioranza” e rubricato: “Socialisti. Occasioni perse”. In breve, l’Autore si chiede che cosa debbano fare nell’immediata fase politica i socialisti e, asserendo di non aver alcun dubbio in proposito, conclude: “rompano solennemente con il governo e con la maggioranza assicurando a Prodi solo un eventuale <soccorso rosso> in caso di necessità. E si impegnino quotidianamente col massimo del vigore sui problemi del laicismo e della giustizia sociale”.

    Si dà il caso che l’occasione sia data dall’approvazione al Senato del decreto legge sulla sicurezza. Nella fattispecie concreta, il nodo politico-legislativo per il governo è rappresentato dall’introduzione dell’art. 1-bis al testo, laddove è precisato che “All’articolo 3 della legge 13 ottobre 1975, n. 654, e successive modificazioni, il comma 1, è sostituito dal seguente: «1. salvo che il fatto costituisca piu’ grave reato, anche ai fini dell’attuazione dell’articolo 4 della convenzione è punito: a) con la reclusione fino a tre anni chiunque, incita a commettere o commette atti di discriminazione di cui all’articolo 13, n. 1 del trattato di Amsterdam”. In concreto, significa che nell’ordinamento giuridico italiano verrebbe introdotta una disposizione di legge che punirebbe, e considererebbe quindi reato, l’azione di chiunque compie o incita a compiere atti di discriminazione in relazione all’identità di genere.

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  • La politica che non t’immagini

    “Questi DS non sanno comunicare”. Questa, ricordo, fu la mia prima reazione quando alcuni anni or sono mi capitò di avvicinarmi al mondo della politica. Quello che subivo era il rito di un modello stanco e che non aveva più avuto la forza di rinnovarsi da quando, da piccino, seguivo mio padre nell’attività del PSI. Un rito che si ripeteva inalterato, un lungo palco magari foderato di rosso, una serie di relatori allineati perfettamente con esso, una platea silenziosa (o poco rumorosa) ed unico elemento calamitante una bandiera di partito piegata e posta nell’angolo, un riferimento che negli ’80 aveva una forte valenza simbolica e connotativa, ma che oggi veniva ridotta a mero atto di presenza.

    Erano gli anni dell’ascesa del berlusconismo e nessuno a Sinistra ne capiva i motivi del successo, tutti erano pronti a schierarvisi contro ma senza capire contro cosa. La Sini-stra da quel momento pagava il più alto prezzo alla sua “non-evoluzione”, e lasciava campo libero a chi invece da anni parlava la “stessa lingua” degli elettori.

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  • Un Partito nuovo: il Partito che vogliamo

    In questa fase di particolare mobilitazione e ridislocamento delle forze che compongono i due schieramenti, la politica italiana necessità di un rilancio forte del ruolo dei Partiti e non, come da molti auspicato, di un loro definitivo superamento. Innanzitutto sarebbe opportuno un intervento legislativo, magari costituzionale, che dia finalmente attuazione all’art. 49 della Costituzione, volto a regolare il funzionamento interno dei Partiti e finalmente in grado di assicurare meccanismi democratici di selezione dei loro attori basati sui criteri di pari opportunità e meritocrazia.
    Pari opportunità nel senso di garanzia per tutti i cittadini di poter prendere parte alla competizione per l’affermazione e il riconoscimento di un ruolo all’interno degli organismi e delle strutture del Partito. Dobbiamo assolutamente combattere l’idea di un Partito in cui prevalga la logica della discriminazione sessuale, razziale o di censo nel processo di individuazione della propria classe dirigente. Ad oggi le possibilità di accesso e di affermazione, soprattutto per noi giovani, sono fortemente condizionate dalle disponibilità economiche dei singoli pretendenti o dalla fama degli attori politici. È allora indispensabile che un partito nuovo, come si candida ad essere il Partito Socialista, sia in grado di garantire, soprattutto a noi giovani, la possibilità di competere e raccogliere consensi, a tutto vantaggio di un ricambio democratico e qualificante della classe dirigente.
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  • Le seduzioni dell’Aventino

    La tradizione socialista è una cultura politica consolidata in Europa nelle sue espressioni più alte. E’ una tradizione che affonda le sue radici nelle pagine migliori dell’Illuminismo ma che non cede al richiamo delle soluzioni facili del Terrore. Il socialismo è nato là dove all’ideale etico seguiva necessariamente l’azione pratica, ed è sull’etica e sulla pratica che si sono consumate le scelte, le battaglie ed anche le scissioni della sua storia. La coerenza ai propri valori ed alle idee sono una delle forze motrici di qualsiasi azione politica ma se uniti alla cultura del particulare di guicciardiniana memoria, sono anche la premessa all’immobilità.

    Certi valori poi, mettono d’accordo molti: libertà d’espressione, laicità, giustizia sociale, legalità. Sono grandi bandiere che mettono in bella mostra il “cosa” cioè l’orizzonte di senso della vita politica. Ma ciò che distingue i proclami dalle riforme non è il “cosa” ma il “come”. Come garantire quei valori e quegli ideali, con che strumenti, con quali azioni, con quale cultura. Per una sinistra moderna, liberale e socialista la sfida sta proprio in questo suo primo passo. Alla luce di questo passo si pongono dunque due letture possibili. O si dà battaglia per i valori di questa sinistra all’interno di una coalizione che mira ad essere di governo, oppure si cede alle seduzioni dell’Aventino andando per una strada solitaria e si smette, di fatto, di fare politica.

    La riflessione di base può anche essere meno sofisticata. E’ una questione di poltrone oppure no? La storia ci insegna che non basta la genuinità delle idee per vederle affermate né la loro presunta universalità. Mettersi in gioco oppure riproporre il disagio di una conventicola di intellettuali critici e inascoltati. Adesso si scelga.

  • Il nuovissimo corso socialista

    Troppi, troppi anni sono passati da quel lontano 1994, anno in cui scompariva dal panorama politico italiano il partito socialista. La scomparsa di quel partito non può essere letta come la semplice scomparsa di un contenitore; insieme al partito scomparve in Italia quella cultura riformista e di governo alla continua ricerca di soluzioni consone alla mutevole realtà sociale. I disastri della politica della seconda repubblica sono noti e sotto gli occhi di tutti: l’incapacità di riformare il sistema Italia, partendo dalle istituzioni, passando per il mercato del lavoro e l’istruzione fino ad arrivare all’incapacità di governare un melting-pot in salsa italiana sono solo alcuni degli esempi che si potrebbero addurre per giustificare il costante arretrare della nostra nazione rispetto alle altre democrazie europee; E così ieri l’incubo degli italiani erano gli albanesi, oggi i rumeni, domani chi sarà?

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  • Il signor Labouratorio qui, è un po’ situazionista

    Il cammino dell’ uomo timorato è minacciato dalle iniquità degli esseri egoisti e dalla tirannia degli uomini malvagi.
    Benedetto sia colui che nel nome della carità e della buona volontà conduce i deboli attraverso la valle delle tenebre, perché egli è il pastore di suo fratello ed il ricercatore dei figli smarriti. E la mia giustizia ricadrà con grandissima vendetta e furiosissimo sdegno su coloro che proveranno ad ammorbare e distrugger ei i miei fratelli.
    E tu saprai che il mio nome è quello del Signore quando farò calare la mia vendetta sopra di te..
    Ezechiele 25:17

     

     

    PulpoSì, lo so che questa citazione è la più inutile per aprire il numero Zero di un settimanale online che si occuperà di politica, attualità, economia, società etc … Non ha molto senso neppure il fatto che si tratti di un passo della Bibbia, in fondo un comun denominatore dei redattori di questo magazine online non è solo quello di essere giovani, ma anche quello di essere tendenzialmente laici.Giovani, laici, labouranti e libertari. Il titolo della rivista, Labouratorio, già dice molto. Ci piace però sottolineare più il riferimento al “laboratorio”, che non quello al “labour”. Laboratorio per “sperimentazioni alchemiche” di quella sinistra moderna e liberale che oggi più che mai manca al nostro paese. Ci piace pensare che questo possa diventare luogo di dibattito e confronto fra le ragioni, spesso comuni, che animano il fare ed il pensare politico di molti di noi. Socialisti, radicali, repubblicani, liberi liberali e magari anche piddiini (sostenitori del Partito Democratico), oltre le appartenenze di schieramento e senza dimenticare che alcuni di noi, di appartenenze politiche o partitiche, non ne hanno alcuna.

    Tuttavia, quell’apparentemente inutile citazione, ha un sapore squisitamente situazionista e questa cosa ci piace assai. Sì, siamo un po’ situazionisti. Cosa significa?

    Magari significa che voi siete gli uomini malvagi e noi siamo gli uomini timorati; ed il signor Laboratorio, qui, lui è il pastore che protegge il nostro timorato sedere nella valle delle tenebre.
    O può voler dire che voi siete gli uomini timorati e noi siamo i pastori ed è il mondo ad essere malvagio ed egoista, forse. Questo ci piacerebbe, ma questa cosa non è la verità.
    La verità è che voi dovete leggere Labouratorio e farlo leggere a tanti altri uomini timorati, mentre la tirannia degli uomini malvagi avrà cura di ignorarci o di boicottarci. Ma noi ci proveremo, ci proveremo con grande fatica a diventare sempre migliori.

  • Socialisti?

    SocialismCi son fortune che non si regalano facilmente. Accade infatti, nell’unico paese europeo avulso dalla socialdemocrazia, di poter assistere ad annose dispute tra chi fu comunista per finta (dicesi migliorista) e chi socialista all’italiana. I primi orgogliosi della loro appartenenza “perchè i socialisti italiani sono i peggiori d’europa”, i secondi a rivendicare la lungimiranza delle loro scelte.

    Peccato che i secondi, che pur dovrebbero essere facilitati nelle proprie argomentazioni dalle scelte poi compiute dagli ex avversari, finiscano spesso per incespicare sul famigerato orgoglio retrosocialista.
    Il buon Ghirelli sul Riformista ha preso di petto la questione, sostenendo le ragioni del p.s.i. e stilando un breve decalogo dei successi del suo ex partito, finendo però tristemente col dedicare quasi metà dell’ autocompiacimento alla legge Merlin e alla revisione del concordato perchè “molto più dignitoso del primo”.

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