Tag: USA

  • [PostElezioni] La Sinistra e l’Italia che ci meritiamo

    CAMERA
    355.581 voti – 0,975 %
    SENATO
    284.428 voti – 0,867 %

    Una disfatta, una vera e propria disfatta.

    In primis come PS: mai si sarebbe immaginato un risultato così misero. Si sperava ottimisticamente di poter
    raccogliere quel 2,6% della RnP, ma così non è successo. Inoltre c’è anche la beffa dello 0,98%, ad una manciata di voti dal rimborso elettorale che poteva significare la sopravvivenza…

    In generale è stata una vera e propria disfatta di tutta la sinistra: SA che non entra in parlamento, e vede abbattutte le sue roccaforti, ha del clamoroso.
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  • [Elezioni Usa] Ralph Nader alla riscossa

    AA.VV. Public Interest Advocate looking for Presidential bid: Ralph Nader alla riscossa.

    Costò la Presidenza USA a Al Gore nel 2000.
    Viene bersagliato da anni dai blogger più ferocemente anti-repubblicani che lo accusano di essere una delle cause della vittoria di G. W. Bush sempre nel 2000.

    Ralph Nader ci riprova. Lo scorso mese, in un sito ad hoc, il noto avvocato dei consumatori annunciava un exploratory presidential campaign, ovvero un mandato di ricerca di sostegni politici per la campagna 2008, che oggi si è tradotto, al margine della NBC’s ‘Meet the press’, in un annuncio in grande stile, da parte dello stesso Nader, di una candidatura per le Presidenziali Usa 2009.

    Il candidato dichiara di essere convinto di raccogliere a sé i ‘delusi’ dei due maggiorenti partiti ( di tabacciana memoria), di porre questioni sul tavolo che altri front runners o semplicemente candidati, non hanno priorizzato nei loro programmi: si va dall’adozione di un’assicurazione nazionale per l’assistenza medica ( in realtà la candidata Rodham Clinton propone qualcosa di simile), all’impeachment per il duo Bush-Cheney, dall’abbandono del nucleare civile e militare alla diminuzione del budget di difesa, sino alla proposta, per il medioriente, della nenia corale bertinottiana, del ‘due popoli due stati’ per i palestinesi-israeliani e del ritiro immediato dall’Iraq.
    E ancora la riforma dell’istituto della presidenza della repubblica federale in vista di un bilanciamento in chiave parlamentare del sistema istituzionale, sino alla messa a bando della personalità giuridica, niente di meno che delle corporations di cui Nader, sin da giovane avvocato di interesse pubblico, è stato acerrimo avversario.
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  • Barack e Tony, una speranza

    Barack Obama e Tony Blair

    Il Trattato di Lisbona ha istituito una nuova figura istituzionale: il Presidente del Consiglio dell’Unione Europea. Potenziato nei poteri in politica estera e rappresentanza.
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  • Il processo di secolarizzazione e le religioni politiche del ‘900

    Vi proponiamo, di seguito, il lavoro di “tesina” presentato da un amico, Gabriele Pucci (19 anni), per l’ esame del corso di Storia Contemporanea presso la facoltà di lettere dell’Università di Firenze. Si tratta di una lettura che vi consigliamo per la sua sintetica chiarezza nell’affrontare temi complessi e di grande interesse.

    Articolo di Gabriele Pucci

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  • La politica delle ideologie e quella dei volti

    Articolo di Matteo Pugliese

    La scena più frequente nelle elezioni americane è un palco, un presentatore stile talk-show, una decina di candidati. Tutti di due soli partiti. Ma non è questo che conta. Conta piuttosto se sono bianchi o neri, se anglicani o mormoni, se abortisti o meno. Vengono giudicati dagli elettori dal colore della cravatta, dalla capacità di sorridere o di fare una battuta spiritosa o strappalacrime. Questa è la politica negli USA. Per chi ha il coraggio di chiamarla politica.

    Negli Stati Uniti per un candidato l’appartenenza ad una religione ha raggiunto un’importanza davvero elevata. Dichiararsi non credenti equivale al fallimento politico. Nel paese dove il creazionismo è insegnato e le sette integraliste di ogni tipo sono importanti lobby a nessuno dispiace l’appoggio di qualche predicatore televisivo come per il candidato Giuliani. La popolazione americana ha delle caratteristiche di soddisfazione politica molto infantili, ciò è collegabile alla giovane età di questo popolo nonché ad una cultura nazionale evanescente, basata, appunto, quasi totalmente sulla tradizione religiosa che gli avi hanno portato dai paesi di origine. Gli Americani vi si attaccano in modo particolare essendo uno dei pochi riferimenti culturali di cui dispongono, qui si spiega la tendenza al frequente integralismo.

    Luigi Barzini su “l’Europeo” n. 14 del ’63 affermava riferendosi alla popolazione italiana di quegli anni: “molti elettori italiani hanno idee politiche rozze, primitive, in gran parte infantili: essi votano per lo più spinti da odi, risentimenti, nostalgie sentimentali, cause occasionali, speranze irragionevoli o paure. […] Le donne votano spinte da motivi profondi, nobili, irrazionali, motivi legati alla loro vita sentimentale e religiosa. Vi sono circa cinque voti femminili per due maschili tra i voti della DC. […] L’elettorato preferisce i partiti di massa che promettono impossibili paradisi terrestri e rivoluzioni che trasformino ogni cosa dalle fondamenta a partiti più seri che vogliono risolvere realisticamente i problemi con i mezzi a disposizione…”. Ritengo questo spaccato molto attuale per rappresentare la realtà americana. Il cardine della politica di questo paese è la mancanza di ideologie di riferimento: tutto si basa sulle opinioni personali dei candidati sui singoli temi. Ci viene presentato un bipartitismo chiuso. Che non garantisce affatto “un’alternanza per l’alternativa” ma permette un inciucio tra le parti che si passano il testimone lasciando sostanzialmente ogni cosa invariata.

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