Barack e Tony, una speranza

Barack Obama e Tony Blair

Il Trattato di Lisbona ha istituito una nuova figura istituzionale: il Presidente del Consiglio dell’Unione Europea. Potenziato nei poteri in politica estera e rappresentanza.

Il 12 gennaio Antony Blair è intervenuto al Consiglio nazionale dell’UMP, il partito che ha portato Sarkozy all’Eliseo. L’ex premier britannico ha affermato che le distinzioni tra destra e sinistra non hanno più significato e che “l’Europa non è questione di destra o sinistra, ma di futuro o passato, di forza o debolezza”, con queste parole ha praticamente lanciato la sua candidatura alla nuova carica prevista dal Trattato. Tra i principali sostenitori ha proprio il presidente francese, che di lui ha detto: “E’ intelligente, è coraggioso ed è un amico. Abbiamo bisogno di lui in Europa”. Lo appoggia anche la Cancelliera Merkel mentre è mal visto dal suo compagno di partito, il premier inglese Brown. Mentre io sono alle prese in Gran Bretagna con il calo di consensi Labour, nella difficile gestione del governo – penserà il rude Gordon – Tony si diletta alla candidatura di Presidente UE.

Eppure Antony Blair non sarebbe un candidato qualsiasi. E’ lui l’artefice del New Labour che ha rilanciato l’Inghilterra sul piano economico e organizzato una nuova versione dello stato sociale.
La sua possibile presidenza UE ha affascinato molti perché una figura così carismatica, competente e con una grande esperienza rilancerebbe di certo l’Unione Europea e la sua immagine, uscita recentemente appannata da una crisi abbastanza grave delle sue istituzioni.
Certo Blair, per evitare cadute di stile, è disposto a giocare la partita solo a certe condizioni. Ll’ha detto chiaramente, intende candidarsi solo se gli verranno attribuiti poteri sufficienti per agire sia in politica estera, che in economia. Ma se questi poteri gli saranno concessi promette di rilanciare in positivo l’immagine dell’Europa nel mondo.

Intanto dall’altra parte del globo è in atto la lunga corsa alla Casa Bianca che potrebbe portare Barack Obama alla presidenza del paese più potente del mondo. C’è ancora molta strada da fare, ma se fosse così nelle menti di molti si potrebbe prospettare una possibilità di grande fascino e interesse: un presidente USA afroamericano che porta un segnale di grande novità, ed un presidente UE dalla grande esperienza politica e di governo, carismatico, capace anche se molto criticato per alcune sue scelte come la guerra in Iraq.
Personalmente ammetto che l’idea non dispiacerebbe neppure a me. Con Obama sull’altra sponda dell’Atlantico, Blair potrebbe non dover affrontare certe scelte in politica estera non molto popolari e la coppia, credo, otterrebbe notevoli successi in ambito internazionale.

E’ già stata avviata una petizione contro la nomina di Blair a presidente UE, che può essere firmata da tutti i cittadini europei. I promotori dell’iniziativa sostengono che Blair non sarebbe affatto adatto alla carica per molti motivi, in parte condivisibili. Prima di tutto è stato uno dei più duri sostenitori dell’autonomia britannica all’interno dell’Unione: il Regno Unito non ha aderito alla Moneta unica e a molti trattati europei tra i quali la Carta dei diritti fondamentali. La critica finale poi è per l’appoggio inglese alla guerra in Iraq. A mio parere questi possono essere considerati errori compiuti da Blair, ma resta sempre forte la speranza in un suo mandato UE. Personalmente sarei favorevole alla sua candidatura. Resta da vedere come porrebbe la questione identitaria e unitaria dell’Europa, ma se ne riparlerà quando si affronterà il problema della presidenza, nella seconda metà del 2008.

Ritengo anche che prima del suo mandato si dovrebbero sciogliere nodi piuttosto importanti come la questione linguistica, che ogni hanno fa spendere all’Unione miliardi di euro per le traduzioni in tutte le lingue ufficiali, per questo ritengo auspicabile per il 2008 un impegno serio del Partito Radicale e di tutte le altre forze che lo vorranno per l’introduzione dell’esperanto come lingua comunitaria. Molti mi dicono: è impossibile. Io ricordo loro l’approvazione della moratoria ONU sulla pena di morte, da una battaglia cominciata da Sergio D’Elia e da Marco Pannella si è arrivati all’approvazione. Per questo citando Cicerone: ‘nulla è difficile a chi ama.’
Ed io, come penso tutti voi, amo profondamente l’Europa.