Category: Politica Interna

  • Che il laicismo di Boselli & Co non mi costringa a diventar ratzingeriano

    No, non vi preoccupate, si tratta di un titolo volutamente provocatorio, che serve solo ad animare il Labouratorio prenatalizio ed a richiamare l’attenzione su un problema per aprire un dibattito.

    Il problema, lungi dal riguardare solo il compagno Boselli (chiamato in causa solo per fare il verso a un fortunato articolo apparso la scorsa settimana su queste colonne), riguarda tutti noi laici-liberali-socialisti, ed in particolar modo coloro, e chi scrive è tra questi, che hanno creduto fin dal principio nel progetto della Rosa nel Pugno e nella sua forte caratterizzazione laica.

    Il problema riguarda la scarsezza (quando non assenza) di dibattito nello schieramento laico sul significato politico-culturale delle scelte espresse nelle questioni cosiddette eticamente sensibili (unioni di fatto, omofobia, fecondazione assistita, eutanasia, varie ed eventuali).

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  • Niente alcolici dopo le 2:00? Un’analisi socio-giuridica

    Articolo di Ugo Millul

    Il 3 ottobre 2007, nello stesso giorno della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, è entrata in vigore la legge 160 del 2007, e cioè la conversione in legge del Decreto legge 117 (disposizioni urgenti modificative del codice della strada per incrementare i livelli di sicurezza nella circolazione), che, tra l’altro, proibisce la somministrazione di bevande alcoliche dopo le due di notte ai titolari e ai gestori di locali ove si svolgono, con qualsiasi modalità, spettacoli o altre forme di intrattenimento.

    La legge in questione è volta a limitare le cosiddette stragi del sabato sera. Anche se in questo caso parlare di stragi potrebbe essere forviante visto che il maggior numero di incidenti accade durante le ore diurne, da ciò che risulta dalle indagini dell’Istat. Gli ultimi dati disponibili riguardano il 2005 e nella fascia oraria che va dalle 22 alle 6 del mattino si registrano 35.098 incidenti stradali, pari al 15,6% del totale che hanno causato il decesso di 1.529 persone pari al 28,1% del totale e il ferimento di 54.873 persone pari al 17,5% del numero complessivo di quanti sono dovuti ricorrere al pronto soccorso. Gli incidenti della notte non sono in percentuale numerosissimi, ma sono più pericolosi, infatti l’indice medio nazionale di mortalità (cioè il numero dei morti ogni 100 incidenti rilevati dalle forze di polizia) è pari a 2,4%, mentre per i sinistri che accadono di notte schizza al 4,4%, con un “picco” rappresentato dal 4,7% nel venerdì notte. (more…)

  • Partito Socialista; piccoli ma decisivi passi per non soffocare nei propri limiti

    boselli.jpgE’ innegabile che la Costituente sia stata fondata dai partiti che si rifanno alla tradizione socialista della Prima Repubblica e del PSI in particolare. Ma se l’operazione consiste nel rimettere insieme alcuni cocci della vecchia diaspora fallirà miseramente. Queste sono parole che si sentono spesso, forse troppo, tra i compagni in questi mesi, ma ci tengo a ribadirle e a mostrarne il vero senso.

    E’ chiaro che questo soggetto si rifà al socialismo: quale socialismo? Quello democratico e liberale, che nulla ha a che fare con il marxismo. E’ indubbio che le radici risalgono prevalentemente da quello che fu il PSI e che il riferimento è quello del socialismo europeo, ma il soggetto non deve apparire la rifondazione del PSI. La motivazione è molto semplice: il PSI è ancora visto negativamente da gran parte della gente in seguito a Tangentopoli, seppur abbia apportato dei contributi fondamentali alla storia del Paese. L’elettorato del PSI si è spostato prevalentemente su Forza Italia e non penso che riusciremo a schiodarlo proprio ora appellandoci al socialismo europeo. Non possiamo certo fare affidamento al piccolo elettorato socialista rimasto nei numerosi contenitori della diaspora. Non è sufficiente. (more…)

  • La lezione Liberal-Laburista e il socialismo europeo

    1897.jpgI socialdemocratici europei hanno costruito tra gli anni ’50 e gli ’80 del secolo scorso una strategia riformista “potente” – un mix equilibrato di piena occupazione e benessere sociale – sulle idee di due grandi liberali inglesi, John M. Keynes e William H. Beveridge, dimostrando, soprattutto nei Paesi del Nord-Europa, come potessero pragmaticamente integrarsi principi liberali e pratica laburista. In Italia è stato l’originale pensiero di Carlo Rosselli a conciliare le regole della dottrina liberale con le esigenze della dottrina socialista democratica.

    Rievocare questa contaminazione tra il pensiero liberale e l’azione socialdemocratica è importante perché dimostra che oggi è possibile creare un programma altrettanto “potente”. Keynes e Beveridge avevano colto il problema centrale della loro fase storica, l’aspirazione espressa da numerosi cittadini: lavoro per tutti e sicurezza sociale. Ma quali sono oggi le aspirazioni di grandi masse di cittadini?

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  • Che il mastellismo di Boselli & Co. non mi costringa a diventar berlusconiano

    Non ci girerò troppo intorno a questo discorso: in materia di legge elettorale il PS ha l’obbligo morale e politico di accettare la sfida dello sbarramento al 5%.
    Non esistono mediazioni.

    Si può dire tutto il male del mondo di Veltroni e Berlusconi, ma il dialogo tra loro sembra essere l’unica risposta alle esigenze di un paese che fondamentalmente si è rotto i coglioni di giochi e giochini di potere fatti da nemici dello stato e della democrazia quali sono i rappresentanti di microscopici partiti, i cui successi/insuccessi elettorali li devono al clientelismo o a residuali ideologie antistoriche e anacronistiche(che siano comuniste o fasciste).
    Un partito socialista forte, prima ancora che servire anche al PD (e questo è tutto da vedere) deve avere innanzitutto il coraggio di misurarsi con la sua (del tutto singolare) situazione interna.

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  • Il socialismo giovane del nuovo millennio

    Le proposte dei giovani per un partito socialista che nasca dalla gente e per la gente
    Il riformismo del nuovo millennio

    PamSoc“Accanto a chi è indietro e compiendo un passo in avanti”, così Pietro Nenni spiegava il senso del socialismo.
    Ma oggi, cosa significa essere socialista in Italia? E ancor più, giovani e socialisti.

    Non è soltanto ideologia ma è una cultura, un modo di vivere. Non potrà mai essere soltanto un partito.
    Partiti degli uomini e non uomini del partito, forse, questo è il senso di una diaspora così lunga, forse, il problema di un socialismo ridotto a pochi pensieri, non propositivo, non degno a volte dell’ alta cultura degli esponenti del passato, svilito e accomodato su quelle briciole caritatevolmente donate dal magnate di turno.
    Il socialista, l’ uomo dei lumi e del senso della società, il riformismo dalla parte del popolo. Uomini che come Pertini hanno molto più parlato con le azioni e non con la prosa che spesso non diventa né poesia, né storia.

    Ma oggi, noi della generazione cresciuta nell’ assenza del partito socialista italiano, quello che in Europa non seguiva ma si faceva seguire nelle idee e nei contenuti, quello che non credeva che soltanto esserci abbia un senso. Quello della lotta partigiana, della Costituente, delle scissioni, del Presidente Pertini, del Concordato, dei ministri, del Presidente del Consiglio, di Sigonella, dei grandi errori, di tangentopoli e della distruzione del 1992.
    Noi, per continuare ad essere socialisti abbiamo bisogno di un futuro. Vogliamo un partito socialista vero, intraprendente, a 360 gradi e non arroccato solo su pochi temi e pure di nicchia. Un partito memore degli errori del passato ma anche orgogliosamente fiero delle grandi innovazioni apportate.

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  • Un Partito Socialista forte serve anche al PD

    Articolo di Vittorio Marchitti

    E’ ormai palese che la nascita del Partito Democratico abbia riaperto la “questione socialista” in Italia. Gli ex-PCI hanno saltato a piè pari, per l’ennesima volta, il socialismo riformista italiano di stampo europeo, pur essendo parte, ancora oggi, di quella famiglia proprio in Europa. Lo avevano già fatto in due occasioni, nel passaggio dal PCI al PDS e da questo ai DS, dimostrando, nei fatti, di essere insofferenti all’idea di un approdo socialdemocratico, eccezion fatta per una parte di quella componente cosiddetta “migliorista” che invece l’aveva sempre auspicato, tra i cui esponenti ricordiamo, tra gli altri, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, Emanuele Macaluso, Lanfranco Turci.

    Oggi addirittura, con un triplo carpiato, saltano al centro, nel nome del nuovismo veltroniano, dando vita ad un nuovo soggetto politico, insieme agli ex DC, che sà molto di contenitore e poco di contenuti, se non quelli della filosofia del “ma-anchismo”, ossia del tutto e il contrario di tutto. Un’operazione molto più di facciata e di nomenclature che di sostanza, con primarie blindate. Del resto, si sà, la politica oggi è soprattutto marketing, slogan, battage mediatico, culto del leader. Come poteva farsi attendere la reazione del Cavaliere, re del settore? Ed ecco pronto (forse) il nuovissimo “Popolo delle libertà”, lanciato dal capo, in piazza, dalla sera alla mattina, con un’esaltante coinvolgimento democratico degli elettori e degli alleati. Processi ambigui, certo, ma che sarebbe un errore madornale sottovalutare, poiché rappresentano la maggioranza dell’elettorato italiano.
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  • Diliberto e le sue mummie

    Come al solito Diliberto non finisce mai di stupire. Dopo il memorabile viaggio per celebrare il novantesimo della rivoluzione bolscevica (e noi menscevichi da sempre celebriamo questa data con un lutto) il nostro turista di lotta e di governo ci ha fatto tornare alla mente le mitiche quanto famigerate delegazioni PCI in viaggio verso la terra madre con a capo Il non meno mitico, per non dire mitologico, Pietro Secchia il tutto grazie ai potenti mezzi e alla certosina organizzazione curata dalla indimenticabile “italturist”, fabbrica di viaggi oltrecortina e al contempo di riciclaggio di rubli preziosi per il finanziamento della rivoluzione bolscevica in Italia. Chissà se il PdCI ha intenzione di resuscitare la famosa società scatola vuota creata e gestita, a suo tempo, dall’impareggiabile Armando Cossutta.

    Diliberia, così soprannominato“affettuosamente” dai suoi compagnucci in ricordo del capo della polizia segreta di Stalin Lavrentij Pavlovič Berija, nonché responsabile delle famigerate purghe, anche in questo caso ha voluto dare prova della sua esistenza politica. Nell’indecisione del governo russo sulla sorte del corpo imbalsamato del compagno Lenin il nostro Oliviero, conscio di scaldare l’animo di qualche nostalgico di razza italica, ha pensato bene di chiedere la traslazione in Italia della mummia del comunista per antonomasia. Le reazioni in Italia non si sono fatte attendere; si è giunti ad altissime vette con il sarcasmo di Calderoli il quale si è detto disposto ad ospitare la salma del defunto nel suo giardino al fine di alleviare i patimenti fisiologici dei suoi amichetti a quattro zampe ( in questo caso cani e non maiali.. Lenin non era musulmano).
    Ultimo di tanti ameni episodi della sua esistenza politica, Diliberia negli anni ci ha sempre stupito e continuerà a stupirci: da Ministro di grazia e Giustizia barattò la Baraldini per i morti del Cermis, con sommo gaudio di quell’impenitente dongiovanni di Clinton. Successivamente, prese armi, bagagli, burattini, le mummie no ma la scorta ministeriale si, per trascorrere una vacanza con la moglie alle Seychelles quasi come fosse Mastella solo che Mastella al massimo va a Telese Terme.

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  • Tra sicurezza e omofobia

    giubileo.jpgIl mese in corso è crocevia di numerosi intrighi politico-legislativi, prima ancora che istituzionali. Autorevolmente è stato sostenuto che il governo cadrà a gennaio, perché appare necessario e quindi scontato che il governo resista fino all’approvazione della Finanziaria.

    Ma bisognerebbe pensare, almeno solo per un attimo, a quanti sacrifici una parte è costretta sul piano squisitamente politico. In proposito, non sarà, ad esempio, sfuggito ai più l’articolo di Giuseppe Tamburano, pubblicato su il Riformista di venerdì 7 dicembre, dal titolo: “Per la laicità, via dalla maggioranza” e rubricato: “Socialisti. Occasioni perse”. In breve, l’Autore si chiede che cosa debbano fare nell’immediata fase politica i socialisti e, asserendo di non aver alcun dubbio in proposito, conclude: “rompano solennemente con il governo e con la maggioranza assicurando a Prodi solo un eventuale <soccorso rosso> in caso di necessità. E si impegnino quotidianamente col massimo del vigore sui problemi del laicismo e della giustizia sociale”.

    Si dà il caso che l’occasione sia data dall’approvazione al Senato del decreto legge sulla sicurezza. Nella fattispecie concreta, il nodo politico-legislativo per il governo è rappresentato dall’introduzione dell’art. 1-bis al testo, laddove è precisato che “All’articolo 3 della legge 13 ottobre 1975, n. 654, e successive modificazioni, il comma 1, è sostituito dal seguente: «1. salvo che il fatto costituisca piu’ grave reato, anche ai fini dell’attuazione dell’articolo 4 della convenzione è punito: a) con la reclusione fino a tre anni chiunque, incita a commettere o commette atti di discriminazione di cui all’articolo 13, n. 1 del trattato di Amsterdam”. In concreto, significa che nell’ordinamento giuridico italiano verrebbe introdotta una disposizione di legge che punirebbe, e considererebbe quindi reato, l’azione di chiunque compie o incita a compiere atti di discriminazione in relazione all’identità di genere.

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  • L’inutile guerra tra l’odiato ultrà e l’amato ministro

    Non si è ancora spenta, a più di un mese di distanza, l’eco della babele di analisi superficiali e semplicistiche sulla morte di Gabriele Sandri e sugli incidenti che l’hanno seguita, di commentatori (è proprio il caso di dirlo) della domenica, che mai hanno messo piede in uno stadio di calcio.

    E’ allora forse utile spezzare il monolitico coro di voci che si sono levate ad inveire contro polizia ed ultras, colpevoli rispettivamente di un omicidio e di devastazioni varie (in particolar modo a Roma e a Bergamo), ripetendoci allo sfinimento che si è trattato di comportamenti criminali (anche se di diversa natura e gravità) da punire con estrema durezza.

    Nulla è stato invece detto a proposito di una quanto mai necessaria rivisitazione della legislazione in materia di tifo violento che, lo si può dire in tutta tranquillità, fa acqua da tutte le parti. Sbaglia infatti chi crede che un tale proponimento comporti la sottovalutazione del grave problema concernente le violenze che spesso, anche se non più frequentemente che in passato, segnano in modo indelebile le domeniche pallonare. Appare infatti evidente che la risposta dello stato, articolata negli anni in una lunga serie di decreti convertiti in legge, non ci abbia fatto fare un solo passo avanti nella risoluzione del problema.

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