No, non vi preoccupate, si tratta di un titolo volutamente provocatorio, che serve solo ad animare il Labouratorio prenatalizio ed a richiamare l’attenzione su un problema per aprire un dibattito.
Il problema, lungi dal riguardare solo il compagno Boselli (chiamato in causa solo per fare il verso a un fortunato articolo apparso la scorsa settimana su queste colonne), riguarda tutti noi laici-liberali-socialisti, ed in particolar modo coloro, e chi scrive è tra questi, che hanno creduto fin dal principio nel progetto della Rosa nel Pugno e nella sua forte caratterizzazione laica.
Il problema riguarda la scarsezza (quando non assenza) di dibattito nello schieramento laico sul significato politico-culturale delle scelte espresse nelle questioni cosiddette eticamente sensibili (unioni di fatto, omofobia, fecondazione assistita, eutanasia, varie ed eventuali).
Nel PD la discussione su questi temi sembra essere stata inopinatamente accantonata e si accetta acriticamente la posizione della Chiesa cattolica. L’aggravante di questa rinuncia all’analisi è quella di adagiarsi su quelle che sono posizioni ideologiche, propugnate in modo dogmatico e senza il necessario utilizzo di spirito critico, dunque in modo non-laico. Questo atteggiamento, accettabile e forse logico per un’organizzazione religiosa, è del tutto ingiustificato per un movimento politico.
Noi che partiamo da presupposti distanti anni-luce non dobbiamo fare lo stesso errore appiattendoci su posizioni preconcette di opposizione di principio alle idee espresse dalle autorità religiose cattoliche. Ci vuole un’elaborazione culturale preventiva, pena l’essere tacciati di laicismo, che, a mio parere, fa giustamente rima con clericalismo.
In particolare noi socialisti, che più e meglio della Sinistra arcobaleno rifuggiamo ideologie e dogmatismi di ogni genere, abbiamo la possibilità di fare l’opposto, aprendo un dibattito aperto e partecipato sul nocciolo dei problemi senza tabù di nessun tipo. Proprio perché la cultura cattolica non è l’unica che abbia qualcosa da dire sulle grandi sfide della modernità, la cultura laica ha il diritto e il dovere di dire la sua.
Prendiamo la questione delle coppie omosessuali. Questa fa parte del più vasto problema delle coppie di fatto, il riconoscimento giuridico delle quali è osteggiato e inviso allo schieramento “filo-cattolico” ed apertamente richiesto dalle forze della controparte “laica”.
Senza voler entrare nei dettagli, non si tratta qui tanto di un problema di diritti negati, che alla resa dei conti molti cattolici non avrebbero problemi a concedere, quanto piuttosto della richiesta e del rifiuto di un riconoscimento formale e di una legittimazione giuridica per le unioni di fatto omosessuali.
Dunque i diritti di tutte le coppie di fatto sono negati per impedire il riconoscimento formale di alcune di esse, quelle omosessuali.
Allora dobbiamo guardare oltre e chiederci cosa rappresenta e significa questo rifiuto., anche per capire come portare avanti la battaglia per i diritti.
Si fa un gran parlare, da parte cattolica, di un grave pericolo per la famiglia naturale sussistente con l’istituzionalizzazione delle “famiglie” omosessuali.
Qui il problema sottaciuto dai più, e dunque anche da noi, è quello dell’affidamento dei figli. Non si vuole dare pari dignità alle unioni omosessuali perché non si vuole concedere indifferentemente alle unione etero ed omo il compito dell’educazione e della crescita dei bambini. Sono le due cose consequenziali ed è perciò questa una paura giustificata?O, ancora prima, in caso di risposta affermativa alla prima domanda, è questa una prospettiva di cui aver paura?Domande laiche che necessitano risposte laiche.
Non pensiamo che questo sia un problema strettamente legato al discorso dell’adozione, sapendo bene come per un bambino adottato, una coppia gay sia spesso molto meglio non solo di niente, ma anche di diverse coppie-scoppiate eterosessuali.
Il nocciolo del discorso è però che col riconoscimento anche per le coppie omosex del ruolo di famiglia a pieno titolo (e dunque anche nel suo compito precipuo di educazione dei più piccoli) si svincola l’educazione dei figli dalla loro “produzione naturale” tramite il concepimento nell’amore eterosessuale.
Il problema vero allora nasce a mio parere con la possibile “produzione artificiale” di nuovi individui ormai tecnicamente possibile grazie all’ingegneria genetica e ai progressi della scienza nel campo dell’inseminazione artificiale e delle tecniche di fecondazione assistita.
Qui si arriva dunque a interrogarsi sulle modalità con cui l’umanità può finire per perpetuare sé stessa, e non si tratta propriamente di beghe da quattro soldi.
Come si pone la cultura laica di fronte a questi problemi?E’ chiaro ed evidente a tutti che un permissivismo scevro da vincoli in assenza di solide analisi concettuali sulle conseguenze delle varie opzioni è una scelta totalmente folle. Dunque c’è da elaborare un orizzonte culturale alternativo ad ogni integralismo che faccia i conti con questi problemi.
E non si caschi nell’equivoco del ritenere queste domande una mistificazione clerico-reazionaria figlia di pregiudizi omofobi. A questo proposito ed a titolo di esempio si può per concludere raccontare un episodio della popolare serie televisiva americana “queer as folk” incentrata su un gruppo di amici gay, dove il protagonista omosessuale inseminava artificialmente un’amica lesbica, per darle un figlio da crescere con la di lei compagna. Scandalizzarsi mai, ma chi non è perplesso è perduto!