E’ innegabile che la Costituente sia stata fondata dai partiti che si rifanno alla tradizione socialista della Prima Repubblica e del PSI in particolare. Ma se l’operazione consiste nel rimettere insieme alcuni cocci della vecchia diaspora fallirà miseramente. Queste sono parole che si sentono spesso, forse troppo, tra i compagni in questi mesi, ma ci tengo a ribadirle e a mostrarne il vero senso.
E’ chiaro che questo soggetto si rifà al socialismo: quale socialismo? Quello democratico e liberale, che nulla ha a che fare con il marxismo. E’ indubbio che le radici risalgono prevalentemente da quello che fu il PSI e che il riferimento è quello del socialismo europeo, ma il soggetto non deve apparire la rifondazione del PSI. La motivazione è molto semplice: il PSI è ancora visto negativamente da gran parte della gente in seguito a Tangentopoli, seppur abbia apportato dei contributi fondamentali alla storia del Paese. L’elettorato del PSI si è spostato prevalentemente su Forza Italia e non penso che riusciremo a schiodarlo proprio ora appellandoci al socialismo europeo. Non possiamo certo fare affidamento al piccolo elettorato socialista rimasto nei numerosi contenitori della diaspora. Non è sufficiente.
Nel centrosinistra si è creato un vuoto enorme lasciato dai DS. La tradizione è comunista e non di certo socialdemocratica ma è a quel popolo che dobbiamo rivolerci. Se vogliamo accettino di contribuire a questo progetto non dobbiamo farli sentire estranei, in una tradizione aliena dalla loro come quella socialista liberale e democratica. Devono sentirsi completamente partecipi ad un progetto nuovo, riqualificare il termine socialista con un significato moderno. Il socialismo è LA sinistra. Lo spazio lasciato dai DS deve essere velocemente riempito, se non vogliamo che il progetto della Costituente resti schiacciato tra la sinistra conservatrice e il populista PD.
A proposito di sinistra conservatrice, sarebbe un gravissimo errore allearsi con loro o intrattenere rapporti preferenziali con la Sinistra Arcobaleno. Come in tutta Europa anche nel nostro paese il socialismo deve avere il coraggio di tagliare definitivamente e con decisione i rapporti con il marxismo, anche revisionista.
Ma per attirare l’elettorato in cerca di un nuovo partito dobbiamo tirar fuori quei valori che sono già nostri ma non abbiamo mai mostrato con convinzione: la pace e l’ecologia in primo luogo.
Se sapremo rendere il PS un cantiere aperto, una cosa nuova, che si muove “oltre” potremo uscirne vincenti. Rubando una battuta a Berlusconi che però usa a scopo populista: i comunisti fanno la ‘cosa rossa’, al centro la ‘cosa bianca’, noi cerchiamo di fare la cosa giusta.
Per tutto ciò che ho elencato serve un’ulteriore figura che ci manca: quella del leader. Senza il quale falliremo ugualmente anche se le nostre proposte fossero vincenti. Per questo è necessario aprire al più presto un sistema di candidature aperte supportate da una “carta d’identita” del candidato che permettano a chiunque di divenire leader del nuovo soggetto. Votato preferibilmente da tutti gli iscritti.
Solo se faremo tutto questo il Partito Socialista avrà successo e si meriterà un posto di rilievo nel panorama politico italiano.