Come al solito Diliberto non finisce mai di stupire. Dopo il memorabile viaggio per celebrare il novantesimo della rivoluzione bolscevica (e noi menscevichi da sempre celebriamo questa data con un lutto) il nostro turista di lotta e di governo ci ha fatto tornare alla mente le mitiche quanto famigerate delegazioni PCI in viaggio verso la terra madre con a capo Il non meno mitico, per non dire mitologico, Pietro Secchia il tutto grazie ai potenti mezzi e alla certosina organizzazione curata dalla indimenticabile “italturist”, fabbrica di viaggi oltrecortina e al contempo di riciclaggio di rubli preziosi per il finanziamento della rivoluzione bolscevica in Italia. Chissà se il PdCI ha intenzione di resuscitare la famosa società scatola vuota creata e gestita, a suo tempo, dall’impareggiabile Armando Cossutta.
Diliberia, così soprannominato“affettuosamente” dai suoi compagnucci in ricordo del capo della polizia segreta di Stalin Lavrentij Pavlovič Berija, nonché responsabile delle famigerate purghe, anche in questo caso ha voluto dare prova della sua esistenza politica. Nell’indecisione del governo russo sulla sorte del corpo imbalsamato del compagno Lenin il nostro Oliviero, conscio di scaldare l’animo di qualche nostalgico di razza italica, ha pensato bene di chiedere la traslazione in Italia della mummia del comunista per antonomasia. Le reazioni in Italia non si sono fatte attendere; si è giunti ad altissime vette con il sarcasmo di Calderoli il quale si è detto disposto ad ospitare la salma del defunto nel suo giardino al fine di alleviare i patimenti fisiologici dei suoi amichetti a quattro zampe ( in questo caso cani e non maiali.. Lenin non era musulmano).
Ultimo di tanti ameni episodi della sua esistenza politica, Diliberia negli anni ci ha sempre stupito e continuerà a stupirci: da Ministro di grazia e Giustizia barattò la Baraldini per i morti del Cermis, con sommo gaudio di quell’impenitente dongiovanni di Clinton. Successivamente, prese armi, bagagli, burattini, le mummie no ma la scorta ministeriale si, per trascorrere una vacanza con la moglie alle Seychelles quasi come fosse Mastella solo che Mastella al massimo va a Telese Terme.
Non contento, da segretario dell’ultimo partito comunista ortodosso ha pensato bene di risfoderare tutti i “cimeli” di famiglia: dal sostegno incondizionato al regime castrista, alle simpatie per quel burlone di Chavez. Ma l’apoteosi è giunta nell’ultimo anno: il filmato al congresso dove faceva vedere Berlusconi come novello Goldstein di 1984 di George Orwell ( come qualcuno ha scritto) per scatenare le urla belluine dei delegati congressuali e la distribuzione del quotidiano cubano di “libera opinione” “Granma” allegato alla Rinascita della Sinistra. Indimenticabile, inoltre, l’articolo apparso sullo stesso settimanale, in perfetto stile romeno, per festeggiare il genetliaco del “caro leader”, per giungere, infine, alle mummie dei nostri giorni.
Ma Diliberto, si sa, è un feticista. Come un erotomane incallito, utilizza strumentalmente il feticismo comunista per smuovere il ventre molle e demagogizzato delle “esili masse” che ancora credono che la rivoluzione sia prossima, dietro l’angolo. Potente visionario in funzione di una potenziale raccolta di voti, quotidianamente sfida la sua raffinata intelligenza di docente di diritto romano e accanito lettore spremendosi le meningi nella ricerca disperata di una frase ad effetto che possa creare sconquasso nelle redazioni dei giornali e nelle agenzie di stampa. Ci prova, tenta, ritenta e qualche volta scalda il cuore, debole e malato, dei suoi compagni. E quando non ci riesce minaccia di presentarsi all’entrata del locale sardo di Briatore imbottito di tritolo nella speranza di fare il botto in un’altra maniera. Per poi far gridare ai compagni superstiti, affinché il suo sacrificio sia ricordato in eterno, “10 100 1000 billionaire” ed assurgere al grado di martire della resistenza anti-Briatore signore dei cafoni arricchiti e, perché no, nemici del popolo .
Proprio una mummia doveva andare a scomodare per facilitare l’ironia di chi considera il suo pensiero mummificato intriso di riferimenti ascrivibili alla cinematografia di serie B degli anni 50 (mica la corazzata Potemkin).
E così il Diliberto pensiero, sempre pencolante dall’apice della scalinata come la carrozzina della imperitura “Corazzata”, riesce finora a salvarsi dalle strattonate del lider maximo de noantri con velenosi “tackle” politichgeggianti per nulla politcamente corretti. Forse, un giorno, quella carrozzina scivolerà dalla scalinata come metafora della caduta degli dei e del Diliberto pensiero; a quel punto il mito bolscevico nostrano crollerà. Ma il nostro, non pago di ciò, mal digerito il mesto rifiuto della mummia sovietica, potrebbe riparare in Egitto e chiedere a Tutankhamon di migrare. Sempre che alla mummia non chiedano il permesso di soggiorno all’arrivo in Italia.