In questa fase di particolare mobilitazione e ridislocamento delle forze che compongono i due schieramenti, la politica italiana necessità di un rilancio forte del ruolo dei Partiti e non, come da molti auspicato, di un loro definitivo superamento. Innanzitutto sarebbe opportuno un intervento legislativo, magari costituzionale, che dia finalmente attuazione all’art. 49 della Costituzione, volto a regolare il funzionamento interno dei Partiti e finalmente in grado di assicurare meccanismi democratici di selezione dei loro attori basati sui criteri di pari opportunità e meritocrazia.
Pari opportunità nel senso di garanzia per tutti i cittadini di poter prendere parte alla competizione per l’affermazione e il riconoscimento di un ruolo all’interno degli organismi e delle strutture del Partito. Dobbiamo assolutamente combattere l’idea di un Partito in cui prevalga la logica della discriminazione sessuale, razziale o di censo nel processo di individuazione della propria classe dirigente. Ad oggi le possibilità di accesso e di affermazione, soprattutto per noi giovani, sono fortemente condizionate dalle disponibilità economiche dei singoli pretendenti o dalla fama degli attori politici. È allora indispensabile che un partito nuovo, come si candida ad essere il Partito Socialista, sia in grado di garantire, soprattutto a noi giovani, la possibilità di competere e raccogliere consensi, a tutto vantaggio di un ricambio democratico e qualificante della classe dirigente.
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Category: Politica Interna
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Le affinità elettorali
Una parte piuttosto consistente degli ordinamenti democratici contemporanei utilizza un termine specifico per definire la fattispecie pratica di forzata convivenza istituzionale tra due soggetti partitici altrimenti antagonisti. Si va dall’”Anatra Zoppa” americana, con cui si indica il funzionamento della macchina amministrativa nel caso di una maggioranza congressuale differente dal partito del Presidente Federale, alla “Coabitazione” della quinta repubblica francese, verificatasi per la prima volta 21 anni orsono, tra Presidente e Primo Ministro di schieramenti difficilmente conciliabili.
Nel modello britannico, l’accezione assume tinte apparentemente sinistre, con l’individuazione del Primo Ministro Ombra, dotato relativo apparato governativo alternativo. Una figura che trova addirittura la propria veste ufficiale nell’ordinamento parlamentare e che rappresenta il caso, più unico che raro, di accurata regolamentazione legislativa del ruolo dell’opposizione.
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Sullo Stato. Chi ha ragione: Hegel o Locke?
E’ lo Stato un soggetto trascendente, emanazione di Dio in terra, infallibile per il suo primato etico, ente che concede ai cittadini i diritti di cui essi usufruiscono? Oppure lo Stato è frutto di un patto sociale, di un accordo tra donne e uomini già naturalmente in possesso dei propri diritti, e che decidono di sacrificare parte della propria libertà per regolare le relazioni sociali? Con una eccessivamente grossolana semplificazione, la domanda potrebbe essere: ha ragione Hegel o ha ragione Locke?
Sebbene possa sembrare pura astrazione intellettuale, una questione prettamente adatta a sedi accademiche, dalla tenzone tra queste due concezioni primarie ed opposite scaturisce in realtà un’importantissima disquisizione sulla natura fondante dello Stato, che si ripercuote necessariamente nella declinazione e nella regolazione dei rapporti concernenti la socialità umana all’interno dello stesso.