[Caso Mastella]La politica è una questione di famiglia?

L’Italia politica è stata risvegliata in questi giorni, oltre che dalla questione pluriennale della laicità dello Stato – che è esplosa con la mancata visita del Papa alla Sapienza – anche da un avvenimento che mette ancora più in risalto la lacunosa strada che porta a Montecitorio. Il caso clou di cui parlo è la vicenda Mastella, il ministro della Giustizia, nonché ‘pater familias’ del piccolo partito dell’Udeur. Si è assistito, nella prima fase, all’ennesima denuncia – tutta mediatica, come nel’92 – di un ipotetico sistema politico corrotto, dove spetterebbe poi all’opinione pubblica famelica di sentenziare sul suo operato e di fare quindi le veci dei giudici. Alcuni hanno paragonato l’odierna Ceppalopoli, ma tutto è ancora da dimostrare, alla situazione di Tangentopoli e, cosa più interessante, il discorso alla Camera dei Deputati di Clemente Mastella al discorso fatto da Bettino Craxi, sempre alla Camera, nel luglio ’92. Mi trovo molto d’accordo con le parole rilasciate sul Riformista da Rino Formica , ex ministro e militante del PSI, le quali ci sottolineano la non paragonabilità delle due situazioni (Mastella e Craxi), che fino ad ora sono state prese come termini di giudizio. Formica spiega che in comune tra le due c’è solamente il tentativo della magistratura di indebolire la politica, ma “per il resto è tutto diverso”, non c’è affinità quindi: Craxi infatti si prese “sulle proprie spalle” la responsabilità di una classe politica che faceva del finanziamento illecito ai partiti un uso smodato, ma come riferisce Formica, non illegale; Mastella invece è una cosa diversa, anzi è il “segno della crisi di un’Italia, che oggi è divisa per feudi”. Allora verrebbe da pensare ma come è potuto accadere che un Ministro della Repubblica, per di più della Giustizia, abbia attaccato in questo modo la Magistratura?

Cronaca di una denuncia:

La denuncia è quella di Clemente Mastella alla Camera, in un discorso il Ministro racconta che “mi ero illuso di poter recuperare il rapporto fra politica e magistratura dalla mia coscienza ispirata dalla fede, sul valore del dialogo” ma è un problema che non si è placato nel tempo. La questione non è soltanto questa, ma dice Mastella “nonostante abbia lavorato giorno e notte per dimostrare la mia credibilità e la mia buona fede di interlocutore affidabile per il mondo della giustizia, oggi mi accorgo che sono stato invece percepito da alcune frange oltranziste come un avversario da contrastare, se non addirittura un nemico da abbattere”. L’accusa entra nel vivo, “durante lo scontro sotterraneo e violentissimo tra i poteri in questi mesi, ho avuto il triplo di avvisi di garanzia rispetto a quelli avuti nella mia una carriera trentennale” e questo onestamente fa riflettere molto ‘l’uomo della strada’, ma il Ministro continua dicendo che “sono andato avanti e ho combattuto la mia battaglia finché si combatteva ad armi pari, e non arrivavano colpi bassi e imprevisti, perché dalla tua condotta politica nulla lasciava presagire un concertato volume di fuoco per distruggere la tua persona, la tua dignità, i tuoi valori”. La fine dell’invettiva va alla sua famiglia, “mi dimetto perché tra l’amore per la mia famiglia e il potere scelgo il primo” e dopo queste affermazioni, annuncia le sue dimissioni in seguito agli arresti domiciliari della moglie, Sandra Lonardo, ‘presa in ostaggio’ dalle toghe.
Gli applausi della Camera sono bipartisan. (ma gli applausi più convinti arrivano dal centrodestra, secondo me molto rilevante come segnale politico).

Cronaca di un’accusa:

Riferendosi alle accuse a lui fatte dice che “un’ingiustizia enorme è la fonte inquinata di un provvedimento perseguito con ostinazione da un procuratore che l’ordinamento manda a casa per limiti di mandato e di questo mi addebita la colpa”. Rincara la dose l’ex Ministro della Giustizia che secondo lui “colpa che invece non ravvisa nell’esercizio domestico delle sue funzioni per altre vicende che lambiscono suoi stretti parenti e delle quali è bene che il Csm si occupi”.
Ma quali sono le accuse mosse a Mastella?
In primis Mastella è indagato a Catanzaro nell’inchiesta “Why Not” avviata da Luigi De Magistris e avocata dal procuratore generale. Adesso è iscritto in questo filone di indagini, su un ipotetica associazione a delinquere in Campania.
Siamo di fronte ad una vicenda in cui sono coinvolte molte persone tra cui molti familiari: infatti oltre alla signora Sandra Lonardo, presidente del Consiglio regionale della Campania e moglie di Clemente Mastella, sono finiti agli arresti il consuocero di Mastella Carlo Camilleri, che è stato segretario provinciale Udeur.; poi gli assessori regionali campani dell’Udeur Luigi Nocera (Ambiente) e Andrea Abbamonte (Personale); il sindaco di Benevento dell’Udeur, Fausto Pepe, e il capogruppo Udeur alla Regione, Fernando Errico, e il consigliere regionale dell’Udeur Nicola Ferraro e altri venti amministratori dell’Udeur. In pratica – facendo un rapido calcolo, ma non sono molto bravo in matematica – hanno arrestato l’Udeur! Un attacco al partito? Dale cifre sembrerebbe un bollettino militare, anche perché vecchie notizie (un mese fa) davano anche che era ai domiciliari l’unico sottosegretario dell’Udeur, Marco Verzaschi, per uno scandalo delle Asl a Roma.
Un dato emerge e fa discutere molto: al momento nessuno sa nulla delle accuse che vengono mosse a lui, alla moglie e agli altri 29 arrestati.
Allora perché la Camera – con alcune eccezioni (Di Pietro) – s’è stretto intorno alle sue dichiarazioni, tributandogli applausi ? Insomma ha fatto bene allora Stella ne La Casta a definirla tale?
Si pensi ad un’altra cosa: allora che cosa può accadere se queste fossero false! Solo un errore della piccola procura di Santa Maria Capua Vetere? No non credo proprio! Non solo sarebbe un’onta per la Magistratura italiana, ma anche un grave lanciato contro la Democrazia italiana.
Ripeto e non mi stancherò mai i ripeterlo che tutto è ancora da vedere e non c’è nessuna sentenza che ci possa dare un’indirizzo di giudizio per i fatti di questa inchiesta.