Labouratorio ha concusso ed è stato concusso. Labouratorio è un mariuolo. Labouratorio è marcio. Labouratorio si autodenuncia e si costituisce, non ad un magistrato irresponsabile, ma all’opinione pubblica che responsabile è non per legge, ma perché è lei che soffoca della puzza dell’immondizia che pure non ha saputo differenziare.
Labouratorio si fa inquirente di sé e, visto che non c’è separazione di carriere, si autocondanna anche. Sentenza giusta emessa in nome e per il bene del popolo italiano. Basta, si chiude la bottega del pizzo e si va casa, chiedendo pietosamente un atto di clemenza in cambio della promessa di non riprovarci più.
E’ l’unica vera riforma che possiamo consegnare ai nostri lettori. Sarebbe questa l’unica vera riforma di una classe che per la prima volta si potrebbe scoprire dirigente. Altrimenti “come volete che il paese sappia orientarsi nella tormenta, se quegli stessi che si dicono sue guide tacciono per meschina tattica di politicanti oppure per il timore di compromettere la loro situazione personale?”.
Anche se in fondo la verità è che ci siamo rassegnati anche noi. Il virgolettato qua sopra continuava così: “…lo spettacolo è stato così penoso, così crudele, così duro per la nostra fierezza, che intorno a me sento ripetere: “La Francia è proprio malata perché si sia potuta produrre una simile crisi di aberrazione pubblica”. No! È soltanto sviata, fuori di sé, del suo cuore e della sua indole. Le si parli il linguaggio dell’umanità e della giustizia e si ritroverà intera, nella sua generosità leggendaria”.
Ma quella era la Francia del 1897, non l’Italia del 2008 all’alba di una terza Repubblica o molto più semplicemente di un nuovo ventennio.