[Senza Tregua] Il 13 e il 14 aprile? Facciamo il Congresso!

Still Fighting

È stata finalmente partorita la decisione più scontata della storia politica del socialismo italiano. È stata però partorita con circa quattro mesi di ritardo, come in ritardo è tutto l’iter che avrebbe dovuto portare alla definitiva costituzione del Partito Socialista.
Mi viene naturale chiedermi se siamo semplicemente ritardatari o ritardati, sta di fatto che questa lentezza e soprattutto il piagnisteo tutto di marca Sdi (soprattutto dei portavoti locali anche contro la dirigenza nazionale), in coro con i nuovi acquisti più inutili della storia politica come Angius e Bobo Craxi, è davvero stomachevole, tanto che io non riesco a capire come possa avere il coraggio di presentarsi un partito che ha ammorbato addirittura anche i suoi più fedeli adepti.

La decisione di andare da soli è comunque sacrosanta, ma era una mossa politica da esplicitare subito. Immediatamente doveva essere posta dinanzi all’opinione pubblica una scelta politica che si dissociava in nome del socialismo e della sua tradizione politica dagli scempi del bipolarismo bastardo. E invece no: i nostri grandi teorici della poltrona, dalla fuggita di Bettino, hanno prenotato la seggiola di Montecitorio, e condannato il popolo socialista alla più incredibile delle disgregazioni e ancora peggio alla totale perdita dell’identità politica e probabilmente anche culturale.
Ennesimo treno perso dopo le possibilità che la spilorcia politica ci aveva dato per cercare di dare una un cambio di marcia notevole alle nostre politiche.

All’elenco dei treni persi si aggiungono il mancato coraggio di porci per primi verso una legge elettorale, prendendo a riferimento il modello tedesco, che includesse uno sbarramento quantomeno al 5% , ma abbiamo preferito vestirci da nanetti.
Manca il coraggio anche sulle questioni dei rifiuti campani quando invece ai nostri dirigenti locali di quelle zone andava assolutamente imposto l’abbandono di ogni carica politica e l’inizio di una azione che puntasse al miglioramento generale della situazione.
Ci si è dovuti ridurre agli ultimi giorni anche per finire di sputtanarci, dalla processione al loft veltroniano, all’occhiolino strizzato a Bertinotti, il quale ha saggiamente fatto finta di non capire, evitandoci una ancor più spiacevole figuraccia.
Le chiacchiere stanno a zero, come zero è probabilmente l’aspettativa che la società civile italiana ripone in noi.

Io eviterei al socialismo italiano il suicidio: il suicidio è candidarsi a tutti i costi alle prossime elezioni.
Capisco che ci sono i rimborsi elettorali da intascare, che gli amministratori locali siano in subbuglio, che i boss del sud o della Ciociaria minaccino di trasferire i loro voti nel Partito Democratico, ma questo può giustificare la morte di una forza politica socialista in Italia?
Probabilmente il 15 aprile sarà comunicato il nostro decesso, perché quasi sicuramente non arriveremo al 4% e dubito che i nostri cari leader avranno tutta sta voglia di ricostruire il partito dalle sua definitive macerie.
La domanda che pongo allora è questa: può il socialismo italiano essere condizionato dalla fine politica della sua classe dirigente post tangentopoli?

La mia risposta è un netto e deciso no, per questo motivo propongo con malizia e spensieratezza che il Ps non si presenti alle prossime elezioni e convochi il congresso della rinascita il 13 e 14 aprile, come segno di definitivo distacco dalle attuali modalità della vita politica.