“Non pretendo di essere un gran leader, preferisco essere un gran democratico”
José Luis Rodríguez Zapatero
Il 9 Marzo 2008 José Luis Rodríguez Zapatero ha vinto le elezioni politiche in Spagna e ha visto riconfermato il suo mandato alla presidenza del governo.
Il suo successo dovrebbe far riflettere perché si è concretizzato alla luce di numerose battaglie sia in ambito sociale che in quello dei diritti civili.
Il socialismo di Zapatero è risultato vincente perché si è dimostrato nuovo e moderno senza perdere di vista i principi fondamentali di un partito di tradizione riformista e popolare.
Innanzitutto la scelta coraggiosa ma doverosa del ritiro immediato delle truppe spagnole dall’Iraq nel 2004 appena dopo essere stato eletto la prima volta. La decisione del governo spagnolo non solo ha spezzato quel legame di sudditanza nei confronti degli Stati Uniti creatosi in conseguenza dell’11 Settembre 2001 ma ha anche aperto la strada per una piena autonomia della politica estera europea che sarebbe auspicabile che divenisse sempre più unitaria e comune.
Ma ciò che ha reso la Spagna un esempio per altre democrazie europee sono state le riforme in materia dei diritti civili in un’ottica di liberalismo responsabile che dovrebbe essere un modello per qualsiasi partito democratico riformista e di sinistra.
Ricordiamo il “divorzio breve” che permette di annullare più velocemente i contratti di matrimonio diminuendo notevolmente le spese procedurali e la creazione di una legislazione ad hoc per le “coppie di fatto”. La possibilità di contrarre un vincolo matrimoniale inoltre è stata concessa anche alle coppie omosessuali rendendo possibile, a chi ne era finora privato, un diritto fondamentale ed universale. La legge sulla fecondazione assistita è una delle più moderne al mondo. E’ stato poi legalizzata la sperimentazione della cannabis a fini terapeutici, la ricerca sulle cellule staminali per ricerche scientifiche e sono state abolite alcune restrizioni circa la clonazione terapeutica. Sul fronte della laicità dello stato è stata abolita l’obbligatorietà della catechesi cattolica nelle scuole pubbliche ma soprattutto è stata introdotta l’obbligatorietà dell’insegnamento dell’educazione civica che costituisce il pilastro di ogni stato di diritto che voglia chiamarsi tale.
In materia economica ha preservato l’impostazione liberale del governo precedente ma escogitando delle misure di tutela e ammortizzamento sociale per favorire la flessibilità senza accentuare le condizioni del precariato. Sotto il governo di Zapatero è stato promosso un vero federalismo fiscale ed amministrativo accompagnato da una legislazione che favorisce l’autonomia regionale secondo uno schema che prevede più diritti a chi sia disposto ad assumersi più responsabilità. L’attuale amministrazione ha poi mostrato un approccio moderno di fronte a questioni come gli OGM mostrando un atteggiamento non pregiudiziale ed ideologico nei confronti di queste nuove possibilità, ma volto invece ad ascoltare e a confrontare le esigenze della politica e della società con le ragioni della scienza. Zapatero ha poi inaugurato una nuova tradizione nella politica: rispettare le promesse elettorali! Una pratica che speriamo sia presto accolta anche in Italia dove finora ha prevalso il bizantinismo più sfrenato. Il governo spagnolo ha infatti onorato l’impegno di investire circa 2 miliardi di euro in favore di un fondo per la casa in modo da abbassarne il prezzo ed i mutui.
Ad un partito democratico, moderno e riformista, non chiediamo di fare altrettanto, ma di fare ancora meglio. Resta da vedere se desideri di questo tipo, vista la situazione italiana, siano una possibilità o una chimera.