Giovedì 17 gennaio è avvenuta l’inaugurazione dell’Anno Accademico dell’Università La Sapienza di Roma.
Tre mesi prima il rettore ed il senato accademico decidevano di invitare il papa perché pronunciasse una lectio magistralis. Il papa accetta. Un mese fa decidono, coscienti della gaffe, che forse è meglio un intervento semplice. Il papa accetta. Nel frattempo il professor Marcello Cini viene a sapere che è previsto l’intervento di inaugurazione del papa: decide di scrivere una lettera al rettore in cui manifesta il suo dissenso (invito tutti a leggerla prima di commentare). Poi 67 docenti della Sapienza, il cui nucleo è nella facoltà di Fisica, inviano un comunicato al rettore affermando che condividono la lettera del prof. Cini.
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[Papa a La Sapienza] L’astuzia dello staff papalino
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[Papa a La Sapienza] Laicità a targhe alterne.
Ci ho riflettuto un pò, non volevo esser preso dall’enfasi del momento e dalle prime impressioni iniziali che questa vicenda mi aveva suscitato.
I DOCENTI
Sono con LORO. Sono vicino a quelle che potevano essere le loro PREOCCUPAZIONI, le loro PAURE per un invito esteso a chi:1. già in Novembre aveva chiesto di fare una Lectio Magistralis a La Sapienza. Sappiamo cos’è, no? Si danno alcuni indirizzi di lavoro… Fatta da un Papa una cosa del genere non mi piace. Non mi piace nemmeno da un sindaco, da un geometra o da una porno attrice; (more…)
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[Papa a La Sapienza]Il Papa, l’Università e l’amarezza che ci portiamo dentro
di Andrea Pisauro e Daniele Granata
Avete presente la frustrazione che ti prende quando ti accorgi che le cose non sono andate per niente come dovevano andare?
Immaginate di essere due studenti di fisica dell’Università la Sapienza, entrambi laici, uno credente e l’altro un po’ meno, all’indomani della mancata partecipazione del papa alla cerimonia inaugurale dell’anno accademico del nostro ateneo, col conseguente coro di critiche che si sono levate contro studenti e professori della nostra facoltà.
Questa vicenda e il dibattito tra opposti estremismi che l’ha accompagnata ci ricordano da vicino le vicissitudini di un paese capace solo di dividersi in fazioni senza riuscire a ragionare sui problemi.
Da qui nasce l’amarezza che ci spinge a raccontare il nostro punto di vista sull’argomento.
La nostra è l’amarezza di chi vede un rettore debole e sotto inchiesta cercare di ridare linfa alla propria immagine sfruttando un’autorità morale (il papa) e istituzionale (il sindaco) che la sua guida e l’istituzione che rappresenta sembrano non avere più. Un rettore che, forse per incuranza, non riesce a vedere che il suo personale interesse non coincide con quello dell’università che dirige così come con quello del paese. Che non coglie le ragioni di inopportunità politica nell’invitare la massima autorità religiosa all’inaugurazione di un’istituzione laica in un determinato momento storico, nel quale è sempre più evidente una contrapposizione frontale tra la Chiesa cattolica e parte dell’opinione pubblica insofferente alle sue ingerenze nel dibattito pubblico.
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[Papa a La Sapienza]Maledetta “censura”
E’ stata la settimana della “censura”, del mancato intervento di Papa Benedetto XVI all’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università La Sapienza di Roma, degli interventi appassionati e indignati in Parlamento di esponenti di entrambi gli schieramenti.
Ebbene, la presenza mediatica del Papa e delle alte gerarchie ecclesiastiche, già considerevole per usare un eufemismo, è cresciuta a dismisura, si sono organizzate veglie di solidarietà, il discorso papale è stato comunque letto e pubblicato su tutti i maggiori quotidiani, Piazza San Pietro in occasione dell’Angelus domenicale ha registrato una grande manifestazione di sostegno al Papa.Verrebbe proprio da chiedersi cos’hanno da rallegrarsi quei professori e quegli studenti che avevano chiesto al rettore già da novembre di ritirare l’invito… -
[Papa a La Sapienza]Lettera a Repubblica
Oggi ho pranzato fuori. E mentre alla TV guardavo le folle osannanti in San Pietro improvvisamente ho capito come impostare quel che volevo scrivere da qualche tempo circa la questione della protesta alla Sapienza.
In aggiunta tutto quanto avevo letto finora non mi soddisfaceva. E allora, vuoi per volontà di chiarezza, vuoi per narcisismo ho deciso di farlo sotto forma di una lettera. Una lettera alla Repubblica.
Vuoi perchè è il giornale che leggo, vuoi perchè spero che la legga Scalfari, che nel suo editoriale di oggi mi piace fino ad un certo punto.
Che dire, ecco qua il frutto del mio lavoro. -
Labouratorio N°3: il numero PERFETTO!
Le quote della SNAI ci davano per spacciati e invece, sovvertendo tutti i pronostici, siamo arrivati fino a questo Numero Tre che, come i precedenti numeri, è pieno di spunti interessanti!
In questo modo vi diamo qualcosa da leggere per il Natale! 🙂
Il sommario del numero:
- Compagno Natale – Nicolò Cavalli
- Intervista Tommaso Nannicini. “Il segreto della Spagna? La capacità di selezionare” – Danilo Di Matteo
- Pena di morte e analisi economica – Mario Gregori
- Che il laicismo di Boselli & Co non mi costringa a diventar ratzingeriano – Andrea Pisauro
- Giù le mani dalla speranza. Un commento alla SPE SALVI di Papa Benedetto XVI – Federico Boem
- Intercettazioni- Cosa succede se un socialista del PS incontra un socialista del PD
- “Previsioni del tempo” della quarta settimana di Dicembre – Antonio Albano
- Gobetti: fra equivoci e strumentalizzazioni – Filippo Modica
- Niente alcolici dopo le 2:00? Un’analisi socio-giuridica – Ugo Millul
- Il Barile elettronico e il costo del petrolio – Marco Caruso
- Democrazia e felicità – Angelo Giubileo
- Partito Socialista; piccoli, ma decisivi passi per non soffocare nei propri limiti – Matteo Pugliese
- Un augurio particolare – Peppe Potenza
Sempre alla destra troverete l’immagine per MSN e al link qui sotto c’è il video “pubblicitario” del numero TRE di Labouratorio!
http://www.labouratorio.it/2007/12/23/videolabouratorio-numero-tre/
Buon Natale a tutti i Labouranti e non!
Labouratorio: Numero Tre
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Giù le mani dalla speranza. Un commento alla SPE SALVI di Papa Benedetto XVI
Alle quattro virtù cardinali, prudenza, giustizia, fortezza e temperanza, il cattolicesimo aggiunse le tre virtù teologali, fede, speranza e carità che, per loro definizione, non possono nascere dal solo sforzo dell’uomo ma sorgono ispirate direttamente dalla grazia divina. Le tre virtù teologali rappresentano una sorta di trinità etica del cristianesimo e per le stesse ragioni della Trinità più famosa non possono essere concepite separatamente senza rimandarsi l’un l’altra.
La fede in Dio è la speranza della salvezza che ci ha promesso attraverso la carità. E d’altra parte la speranza sancisce la fede nel segno della carità. I tre concetti sono vincolati e forse rappresentano aspetti diversi di una medesima condizione che si riassume nell’esser eticamente cristiani. Nonostante cambiando l’ordine degli addendi il risultato non cambi, sarà utile considerare queste dimensioni etiche separate. Del resto è proprio sul terreno della speranza e delle sue accezioni che il pensiero laico ha sfidato la dimensione religiosa.