[Papa a La Sapienza] L’astuzia dello staff papalino

Papone

Giovedì 17 gennaio è avvenuta l’inaugurazione dell’Anno Accademico dell’Università La Sapienza di Roma.
Tre mesi prima il rettore ed il senato accademico decidevano di invitare il papa perché pronunciasse una lectio magistralis. Il papa accetta. Un mese fa decidono, coscienti della gaffe, che forse è meglio un intervento semplice. Il papa accetta. Nel frattempo il professor Marcello Cini viene a sapere che è previsto l’intervento di inaugurazione del papa: decide di scrivere una lettera al rettore in cui manifesta il suo dissenso (invito tutti a leggerla prima di commentare). Poi 67 docenti della Sapienza, il cui nucleo è nella facoltà di Fisica, inviano un comunicato al rettore affermando che condividono la lettera del prof. Cini.


La stampa riporta la notizia in modo massiccio, amplificandola e sottoponendo a linciaggio mediatico i docenti contrari al discorso del papa, secondo i quali Ratzinger continua a condannare Galileo, a loro parere un’offesa alla scienza. Il papa decide di rinunciare al discorso. Giuliano Ferrara, definito spregiativamente “ateo devoto” da molti, indice una fiaccolata di solidarietà a Benedetto XVI a cui aderiscono moltissimi politici di ogni schieramento.
Gran parte del mondo politico e dei media si schiera a difesa del papa, anche parte di quello laico. Mieli dal Corriere si strappa le vesti e annuncia una pessima figura di fronte alla stampa straniera che invece si occupa, sì dell’Italia, ma per i rifiuti a Napoli.

“Disapprovo quello che dite, ma difenderò fino alla morte il vostro diritto di dirlo.” Voltaire docet. E’ la motivazione portata dai favorevoli all’intervento del papa. Sul Messaggero del 16/01/08 Giorgio Israel, professore alla Sapienza, critica studenti e colleghi per essersi opposti alla visita del pontefice, ricordando loro come alla Columbia University si erano comportati ben diversamente invitando addirittura Ahmadinejad.
Dimentica, l’illustre professore, che il presidente iraniano andò per sottoporsi ad un dibattito, a delle domande. Non per tenere discorsi senza contraddittorio. Concetto ribadito nella rubrica di Augias su Repubblica dal prof. Claudio Procesi, tra i firmatari accusati di intolleranza, di impedire il dialogo. Il rettore Guarini, purtroppo, invitando Benedetto XVI ad inaugurare l’anno accademico ed a pronunciare un discorso, non ha scelto il dialogo, ma il monologo. Sempre da Repubblica afferma Flores D’arcais: “se il sapere esige dialogo tra i diversi punti di vista, perché non si è invitato Joseph Ratzinger e Richard Dawkins?” il più noto darwinista vivente, per un dibattito sull’evoluzionismo versus ‘disegno intelligente’. Ma il papa non accetta di partecipare ad un contraddittorio, ne uscirebbe “umanizzata” la sua immagine, privata di quella sua sacralità. Un papa definito, nell’alzata di scudi generale, uno dei più stimati teologi e filosofi a livello internazionale. Non metto in dubbio che sia uno stimato teologo ma concordo con Eugenio Scalfari e Rossana Rossanda. Secondo loro, infatti, Ratzinger non fa altro che rispolverare e ribadire il pensiero dell’Aquinate, non propone una nuova visione teologica, originale e personale. Scalfari afferma che i suoi scritti iniziano ad avere rilievo solo quando diviene Prefetto per la Congregazione della Fede, l’ex Sant’Uffizio.
La stampa ad eccezione del Manifesto, di Liberazione e del Riformista, in modo a mio parere vergognoso perché esasperante, si schiera in massa con il papa (che ha certamente diritto di parlare ai fedeli quando e quanto vuole). Hanno definito una minoranza intollerante i professori che volevano perlomeno poter dibattere con Ratzinger o manifestare. In realtà la lettera dei 67 è stata sottoscritta da altri 700 professori della Sapienza, in tutto quindi 767, su 1053 docenti senza contare associati e assistenti. Si chiama: maggioranza. Notizia che i media si sono ben guardati dal dare. Non a caso il giorno dell’inaugurazione dell’anno accademico la sala aveva molti posti vuoti.
Ma tra gli intellettuali hanno ritenuto inopportuno l’invito da parte del rettore (di cui si chiedono le dimissioni, giustamente) il costituzionalista Rodotà, Asor Rosa ed i sopra citati.
Fuori dal coro Massimo Cacciari, sindaco di Venezia e filosofo, che ha definito “cretini” i 767 suoi colleghi. Uscita poco elegante, squallida ed arida per un filosofo.

Personalmente sarei stato favorevole all’intervento del papa all’interno di un dibattito. Benedetto XVI, consigliato dai cardinali Ruini e Bertone, ha preferito astutamente annullare la presenza (non c’erano problemi di sicurezza) per vantaggi esclusivamente politici. La Chiesa, o almeno, le sue alte gerarchie che poco hanno a che fare con i fedeli, hanno imbastito una campagna di vittimismo assai feconda che assesta un duro colpo ai laici, che ne escono ingiustamente sconfitti. A coloro che sono dispiaciuti della mancata inaugurazione del papa dico: non preoccupatevi, avremo modo certamente di consolarci ascoltando il Santo Padre come quasi ogni giorno nelle nostre case, da mattina a sera a reti unificate nei telegiornali…