Author: pisauroandrea

  • [Papa a La Sapienza]Il Papa, l’Università e l’amarezza che ci portiamo dentro

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    di Andrea Pisauro e Daniele Granata

    Avete presente la frustrazione che ti prende quando ti accorgi che le cose non sono andate per niente come dovevano andare?

    Immaginate di essere due studenti di fisica dell’Università la Sapienza, entrambi laici, uno credente e l’altro un po’ meno, all’indomani della mancata partecipazione del papa alla cerimonia inaugurale dell’anno accademico del nostro ateneo, col conseguente coro di critiche che si sono levate contro studenti e professori della nostra facoltà.

    Questa vicenda e il dibattito tra opposti estremismi che l’ha accompagnata ci ricordano da vicino le vicissitudini di un paese capace solo di dividersi in fazioni senza riuscire a ragionare sui problemi.

    Da qui nasce l’amarezza che ci spinge a raccontare il nostro punto di vista sull’argomento.

    La nostra è l’amarezza di chi vede un rettore debole e sotto inchiesta cercare di ridare linfa alla propria immagine sfruttando un’autorità morale (il papa) e istituzionale (il sindaco) che la sua guida e l’istituzione che rappresenta sembrano non avere più. Un rettore che, forse per incuranza, non riesce a vedere che il suo personale interesse non coincide con quello dell’università che dirige così come con quello del paese. Che non coglie le ragioni di inopportunità politica nell’invitare la massima autorità religiosa all’inaugurazione di un’istituzione laica in un determinato momento storico, nel quale è sempre più evidente una contrapposizione frontale tra la Chiesa cattolica e parte dell’opinione pubblica insofferente alle sue ingerenze nel dibattito pubblico.

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  • Abbiamo Labourato per te

    Benvenuto in Labouratorio ignoto navigatore della rete! Che tu sia arrivato fin qui per l’indefessa opera di convincimento di qualche Labouratore amico tuo, o che tu abbia da solo scelto il tuo destino lasciando che di click in click esso ineluttabile si compiesse, poco ci importa…

    Ormai sei entrato nelle fumose stanze del Labouratorio dove le sperimentazioni alchemiche di una sinistra che possa finalmente cambiare se non il mondo, almeno, i tuoi prossimi dieci minuti, assurgono a prodromi della Rivoluzione Situazionista (che se sai cos’è bene, se no, dà un’occhiata al numero zero!, io a scanso di equivoci so di non saperlo…).

    Qui, dove si decidono settimanalmente le sorti del paese, potrai incontrare un manipolo di pazzi folgorati, ciascuno con le sue folli idee e tutti con la determinazione di scriverle, chissà perché, nello stesso posto.

    Fuggiresti immantinentemente se scoprissi che qua si parla di politica?e allora per trattenerti ancora un po’ sappi che in appena un mese di vita si è scritto di meteorologia e filosofia, ultrà e omosessuali, alcol e petrolio, immondizia e globalizzazione…

    Non attardarti ancora in questa barocca introduzione, esci anche tu dal tunnel del divertimento, leggi gli articoli del numero 5 e partecipa al concorso per il commento più caustico e insultante: la migliore stroncatura di un pezzo di Labouratorio avrà in premio una giornata intera da passare in compagnia dell’avvenente deputato socialista Roberto Villetti (per la successiva notte in albergo ci stiamo attrezzando, non disperate)!!!

  • Welcome in the Virtual Society Era

    Dicono e scrivono i più autorevoli intellettuali di questo paese sulle colonne del più autorevole giornale italiano che il progetto del partito democratico è destinato ad un sonoro fallimento. Pur trovandola un’analisi assolutamente corretta, sono rimasto invero assai incuriosito dalle motivazioni di uno di loro: scrive Galli della Loggia sulle colonne del Corriere della Sera che l’incontro tra post-comunisti e cattolici è destinato a fallire sostanzialmente perché ”la «modernità» è divenuta, insieme alla sua sorella la «laicità», assai più della «giustizia» o della «solidarietà» il vero e massimo connotato ideologico dello schieramento progressista”. E perché la “posizione cattolica ha preso a identificarsi con una critica sempre più approfondita e combattiva verso la medesima «modernità»”.

    In realtà credo che Galli della Loggia abbia sostanzialmente ragione, la mia curiosità nasce però dal fatto che sia dato per scontato che le critiche alla modernità possano venire solo dai cattolici; ecco perché, facendo seguito a un articolo sulle coppie omosessuali pubblicato a dicembre su questo magazine (e riprendendo un filone iniziato già nel primo numero (cfr “sulla modernità” Baroncelli), ho deciso di portare avanti la mia critica di sinistra alla modernità.

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  • Che il laicismo di Boselli & Co non mi costringa a diventar ratzingeriano

    No, non vi preoccupate, si tratta di un titolo volutamente provocatorio, che serve solo ad animare il Labouratorio prenatalizio ed a richiamare l’attenzione su un problema per aprire un dibattito.

    Il problema, lungi dal riguardare solo il compagno Boselli (chiamato in causa solo per fare il verso a un fortunato articolo apparso la scorsa settimana su queste colonne), riguarda tutti noi laici-liberali-socialisti, ed in particolar modo coloro, e chi scrive è tra questi, che hanno creduto fin dal principio nel progetto della Rosa nel Pugno e nella sua forte caratterizzazione laica.

    Il problema riguarda la scarsezza (quando non assenza) di dibattito nello schieramento laico sul significato politico-culturale delle scelte espresse nelle questioni cosiddette eticamente sensibili (unioni di fatto, omofobia, fecondazione assistita, eutanasia, varie ed eventuali).

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  • Intervista a Stefania Craxi: la sinistra e la lotta per la democrazia

    Stefania CraxiNon potevamo certo mancare alla conferenza internazionale svoltasi a Roma il 10-11 Dicembre dall’evocativo titolo “Fighting for Democracy in the Islamic World”. Non potevamo certo mancare proprio per non venir meno al nostro obiettivo fondativo di concorrere a costruire una sinistra moderna, liberale e socialista che ancora non c’è, essendo la conferenza stessa promossa e organizzata dalla giornalista Fiamma Nirenstein insieme ad alcune fondazioni e associazioni politiche di ispirazione liberale e attualmente orientate prevalentemente a destra nello strano assetto di questo bipolarismo tutto italiano.

    Protagonisti della conferenza sono stati dissidenti, intellettuali e politici perseguitati nei loro paesi. Provenivano da Palestina, Egitto, Iran, Iraq Libano, Siria, Sudan e ciascuno di essi è in prima linea nella battaglia per i diritti umani, per la libertà e per la democrazia.

    Un dibattito di alto livello, che ha mostrato analisi geopolitiche interessanti e approfondite sulla situazione dei vari paesi ed è stato degnamente coronato dalla “lectio magistralis” sul burrascoso rapporto tra Islam e democrazia con cui Bernard Lewis, probabilmente il più grande islamologo vivente, ha aperto la seconda giornata di discussione.

    Un’iniziativa dal grande valore intrinseco e al tempo stesso politico: si è riaffermata la necessità e l’urgenza di dare appoggio e sostegno a chi, in tutto il mondo, lotta per conquistare diritti e libertà, indicando una linea strategica di politica estera di cui spesso l’Italia sembra avere assoluto bisogno.

    Non potevamo dunque farci sfuggire l’occasione di intervistare Stefania Craxi, figlia del grande statista socialista, organizzatrice della manifestazione con la Fondazione Craxi di cui è presidente, attualmente deputata di Forza Italia e animatrice della Giovane Italia, associazione politica di ispirazione socialista da lei fondata nel 2004. (more…)

  • L’inutile guerra tra l’odiato ultrà e l’amato ministro

    Non si è ancora spenta, a più di un mese di distanza, l’eco della babele di analisi superficiali e semplicistiche sulla morte di Gabriele Sandri e sugli incidenti che l’hanno seguita, di commentatori (è proprio il caso di dirlo) della domenica, che mai hanno messo piede in uno stadio di calcio.

    E’ allora forse utile spezzare il monolitico coro di voci che si sono levate ad inveire contro polizia ed ultras, colpevoli rispettivamente di un omicidio e di devastazioni varie (in particolar modo a Roma e a Bergamo), ripetendoci allo sfinimento che si è trattato di comportamenti criminali (anche se di diversa natura e gravità) da punire con estrema durezza.

    Nulla è stato invece detto a proposito di una quanto mai necessaria rivisitazione della legislazione in materia di tifo violento che, lo si può dire in tutta tranquillità, fa acqua da tutte le parti. Sbaglia infatti chi crede che un tale proponimento comporti la sottovalutazione del grave problema concernente le violenze che spesso, anche se non più frequentemente che in passato, segnano in modo indelebile le domeniche pallonare. Appare infatti evidente che la risposta dello stato, articolata negli anni in una lunga serie di decreti convertiti in legge, non ci abbia fatto fare un solo passo avanti nella risoluzione del problema.

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  • Come sarà la Terza Repubblica?

    Nell’ultimo mese abbiamo assistito ad un crescendo di avvenimenti: la nascita del partito democratico (14 ottobre), il disfacimento finale dell’Unione (sulla finanziaria, alla camera come al senato) e della Casa delle Libertà (rottura definitiva tra An, Udc e FI) e per finire la nascita, improvvisa quanto spettacolare, del Partito del Popolo (18 novembre, da qui in avanti semplicemente PB, Partito Berlusconiano). Ma il terremoto che ha fatto deflagrare il sistema politico italiano ha preso avvio all’inizio dell’anno, con la prima crisi del governo Prodi e l’inizio del processo costituente del Partito Democratico, e affonda le sue radici nella crisi irreversibile della stagione politica nota come Seconda Repubblica, 15 anni in cui il paese è rimasto ostaggio della contrapposizione artificiosa tra una coalizione “comunista” ed un “berlusconiana”

    Il 2007 dunque, come già capitato al 1992, sarà ricordato come l’anno della svolta: lo sbriciolamento della Seconda Repubblica, sulle cui ceneri inevitabilmente nascerà la terza.

    E’ pertanto estremamente attuale domandarsi come sarà la Terza Repubblica. Molti osservatori hanno visto in questi anni nella seconda repubblica, null’altro che la prosecuzione della prima in una sorta di transizione incompiuta che non ha prodotto i risultati sperati. Oggi è quindi fondamentale interrogarsi sugli elementi necessari a far sì che l’evoluzione del sistema politico si compia davvero e l’Italia inizi ad essere una democrazia efficiente, in cui gli elettori possano essere rappresentati ed effettivamente in grado di determinare le politiche del paese attraverso un sistema partitico in grado di produrre “buona politica”.

    Tre sono gli elementi che è opportuno considerare per giudicare lo stato della transizione in atto e la sua destinazione finale: gli attori che si confrontano, le strategie da loro utilizzate e le regole del gioco politico in cui si confrontano.

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