Non potevamo certo mancare alla conferenza internazionale svoltasi a Roma il 10-11 Dicembre dall’evocativo titolo “Fighting for Democracy in the Islamic World”. Non potevamo certo mancare proprio per non venir meno al nostro obiettivo fondativo di concorrere a costruire una sinistra moderna, liberale e socialista che ancora non c’è, essendo la conferenza stessa promossa e organizzata dalla giornalista Fiamma Nirenstein insieme ad alcune fondazioni e associazioni politiche di ispirazione liberale e attualmente orientate prevalentemente a destra nello strano assetto di questo bipolarismo tutto italiano.
Protagonisti della conferenza sono stati dissidenti, intellettuali e politici perseguitati nei loro paesi. Provenivano da Palestina, Egitto, Iran, Iraq Libano, Siria, Sudan e ciascuno di essi è in prima linea nella battaglia per i diritti umani, per la libertà e per la democrazia.
Un dibattito di alto livello, che ha mostrato analisi geopolitiche interessanti e approfondite sulla situazione dei vari paesi ed è stato degnamente coronato dalla “lectio magistralis” sul burrascoso rapporto tra Islam e democrazia con cui Bernard Lewis, probabilmente il più grande islamologo vivente, ha aperto la seconda giornata di discussione.
Un’iniziativa dal grande valore intrinseco e al tempo stesso politico: si è riaffermata la necessità e l’urgenza di dare appoggio e sostegno a chi, in tutto il mondo, lotta per conquistare diritti e libertà, indicando una linea strategica di politica estera di cui spesso l’Italia sembra avere assoluto bisogno.
Non potevamo dunque farci sfuggire l’occasione di intervistare Stefania Craxi, figlia del grande statista socialista, organizzatrice della manifestazione con la Fondazione Craxi di cui è presidente, attualmente deputata di Forza Italia e animatrice della Giovane Italia, associazione politica di ispirazione socialista da lei fondata nel 2004.
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Com’è nata questa l’idea di questa conferenza?
Con la fondazione Craxi abbiamo ripreso un filone di aiuto alla dissidenza che Craxi ha dato in modo costante e ostinato, anche quando gli altri leader europei, Mitterand e Willy Brandt per esempio, voltavano le spalle per paura o interesse. Quello di mio padre era invece un aiuto fraterno. Abbiamo organizzato una conferenza sul dissenso a Venezia a Novembre, ricordando la biennale del dissenso del 1977 e affermando che il dissenso continua anche oggi, nel mondo islamico. In quella occasione ho incontrato Fiamma Nirenstein e lì è nata l’idea di questa ulteriore iniziativa.
Cosa ha significato la svolta di suo padre, che per primo diede spazio ai dissidenti che lottavano per la democrazia nei paesi del blocco sovietico?
Valore principe e non negoziabile della vita politica di Bettino Craxi è stata la libertà e la lotta ai regimi antidemocratici, ha dato ascolto e aiuto a tutti, dai Greci agli Spagnoli, dai Russi ai Ceki, i Cileni, gli Uruguaiani, i Salvadoregni, senza mai preoccuparsi della Realpolitik. Craxi da presidente del consiglio ha sempre subordinato i rapporti politici e commerciali dell’Italia con quei paesi al rispetto al loro interno della libertà e dei diritti umani.
Fiamma Nirenstein ha osservato poco fa durante il dibattito come l’attenzione verso la dissidenza in europa sia maggiormente diffusa a destra piuttosto che a sinistra. Cosa può dire a questo riguardo?
Beh mi limito ad osservare che abbiamo appena assistito al vergognoso e ipocrita rifiuto di questo governo di sinistra di incontrare il Dalai Lama.
Può darci un suo giudizio sulla situazione politica italiana?
A me la sinistra italiana, anzi, questa sinistra, non interessa; se la matematica non è un’opinione i socialisti craxiani votano Forza Italia. Ci troviamo di fronte a un’Italia e ad un’Europa pavida, imbelle, piagnucolosa, incapace di prendersi responsabilità e carico dei grandi drammi che vivono intere nazioni, dalla fame, ai genocidi alle dittature …
Questo è vero a destra come a sinistra però?
Si, certamente.
Se dovesse indicare un segnale di speranza politico?
Nessuno per ora, ci vorrebbe che sempre più persone di buona volontà accettino di abbandonare questo qualunquismo e questa sostanziale irresponsabilità che coinvolge tutti e tutto.
Come sarà la terza repubblica e dove sarà Stefania Craxi?
Io personalmente non mi appassiono ai numeri e a come si vuole chiamarla, quindi più che una terza repubblica vorrei semplicemente una repubblica vera. Per quanto mi riguarda io starò dove sono sempre stata, a difendere la giustizia, la libertà e la solidarietà che Bettino Craxi mi ha insegnato a difendere.
Una battuta sulla nascita del Partito Socialista.
Si tratta ancora una volta dell’offerta continua e reiterata delle nomenklature socialiste di personale qualificato. Il PSI nella sua storia è stato tante cose: una parte importante del suo cammino l’ha percorsa nella sottomissione alla politica e alla cultura comunista. Ebbene quel socialismo non mi interessa, non si può stare con questa sinistra. Occorre ritrovare l’orgoglio di una storia minoritaria di un socialismo riformista autonomo e indipendente fatto di uomini liberi.
Cosa può dire ai giovani che provano ad impegnarsi nel PS per provare a cambiare le cose dall’interno?
Per il momento vi terranno sotto scacco comunque vi faccio il mio in bocca al lupo.
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Possiamo non condividere l’attuale collocazione politica di Stefania Craxi (che rappresenta forse in pieno le contraddizioni politiche dell’ormai esanime Seconda Repubblica), ma non possiamo non raccogliere la sua sfida per un socialismo autonomo e orgoglioso e riteniamo inoltre di estrema importanza l’iniziativa da lei promossa con questa conferenza. La minaccia del fondamentalismo islamista ci obbliga a mantenere viva la battaglia culturale per un idealismo democratico anche in politica estera e in questo senso un Partito Socialista in Italia non può che riprendere in mano l’insegnamento di Bettino Craxi.
Non vogliamo infatti rassegnarci a una sinistra che non abbia il suo orizzonte culturale nella diffusione in tutto il mondo della democrazia e dei diritti umani così come non possiamo rassegnarci a una sinistra che non veda come universali i valori di giustizia e libertà e non sostenga con tutti i propri mezzi chi in nome di queste battaglie combatte regimi dispotici e totalitarismi di ogni tipo. Perché come ha ricordato il dissidente egiziano Saad Eddin Ibrahim nel corso della conferenza: “non mi importano le teorie, se Islam e democrazia siano compatibili, combattere per la democrazia è un mio dovere esistenziale…”