La corrente “eurosocialista” di Sinistra Democratica per il Socialismo Europeo ha assunto, con un documento pubblicato su Aprileonline, una posizione alquanto critica verso la linea ufficiale di Sd portata avanti da Fabio Mussi e Cesare Salvi. Con questo documento, i deputati Massimo Cialente e Angelo Lo Maglio; il sottosegretario agli Esteri Famiano Crucianelli; l’economista Paolo Leon; il giurista Felice Besostri; esponenti politici di Sinistra Democratica come Mauro Beschi, Sergio Ferrari e Nicola Manca; i segretari nazionali della Cgil: Carla Cantone, Morena Piccinini e Paolo Nerozzi; il segretario generale della Cgil Scuola Enrico Panini e il segretario generale della Funzione pubblica Cgil, Carlo Podda; il segretario generale della Cgil Lazio Walter Schiavella e il presidente dell’Inca nazionale Raffaele Minelli hanno voluto aprire un duro confronto con il Movimento di Sinistra democratica e con la Sinistra/l’Arcobaleno. Tra i firmatari si distinguono almeno due socialisti di lungo corso: il costituzionalista Felice Besostri e l’economista Paolo Leon. Dal testo emerge il disagio di una parte non piccola di Sd nei confronti di una linea politica troppo schiacciata su Rifondazione Comunista e, più in generale, sulla Sinistra/Arcobaleno.
Si legge nel documento:
(…)
<Noi abbiamo criticato il Pd e la sua ambiguità sulla collocazione politica in Europa, sul suo possibile abbandono di quel che è stato e fin qui resta l’unico referente politico europeo ed internazionale di sinistra. Ma tanto più incomprensibile è la rimozione di una questione tanto decisiva nel dibattito degli Stati Generali della sinistra. Se questa bussola, al di là della retorica, dovesse smarrirsi nella stessa sinistra democratica, sarebbe grave. Con essa si perderebbe infatti anche una delle ragioni alla base dell’ultima battaglia nel congresso dei Ds, e di quest’ultima andrebbe smarrito il significato più forte, perché se venisse meno tale orizzonte strategico unitario, la stessa unità a sinistra non potrebbe che esaurirsi nell’area “ radicale e massimalista”.> (…)
A mio parere questo è il passaggio cruciale del documento su cui va focalizzata l’attenzione.
Dal giudizio che si dà di tale enunciazione discende una serie di conseguenze operative.
1. E’ evidente che, secondo gli estensori del documento, Sd ha imboccato una strada diversa rispetto a quella presa scindendosi dai Ds e non confluendo nel Pd. In altri termini Sd nacque principalmente per non spezzare il legame della sinistra riformista italiana con le forze del socialismo europeo raccolte nel PSE. Ora Crucianelli & c. vedono allontanarsi questa prospettiva perchè la direzione verso cui Mussi e Salvi portano Sd è una strettissima alleanza, se non fusione vera e propria, con Rifondazione Comunista, non so se anche con Pdci e Verdi alla luce del fatto che la Sinistra Arcobaleno, come raggruppamento federato, già si sta sciogliendo.
Incidentalmente noto che tale dissolvimento è accelerato dalla parabola discendente del ministro dell’Ambiente, il napoletano Pecoraro Scanio, ritenuto uno dei corresponsabili della catastrofe sanitaria in Campania e dello scandalo della monnezza. Oggi Pecoraro – signornò di un’ecologia miope e oggettivamente sfruttata dalla camorra – è il “bacio della morte” all’interno di ogni schieramento a sinistra. Un ambientalismo dogmatico, il “bassolinismo” e il “mastellismo” hanno inflitto un“danno sistemico” al tessuto socio-produttivo della Regione dal quale ci vorranno anni per riprendersi.
2. Ora se la maggioranza di Sd pensa di continuare il suo percorso con Bertinotti, quali sono invece le altre prospettive? Si aprono tre exit strategy.La prima è che Sd prosegua da sola in splendido isolamento la sua strada, magari alleandosi con chi ritiene meglio, ma è una strategy di corto respiro perché il suo consenso nei sondaggi è da nanetti. Qualcuno di Sd dice che il modello da seguire è la Linke tedesca. Ma la Linke è formata da socialdemocratici di sinistra come afferma lo stesso La Fontaine, e penso che in un prossimo futuro Spd e Linke si riunificheranno per ricostituire il polo alternativo alla CDU.
La seconda è che si riavvicini agli ex-ds e confluisca nel grande calderone rassicurante del Partito democratico, peraltro funestato dalle furibonde lotte tra gli iperlaici alla Odifreddi e gli ipercattolici teodem alla Binetti. Nonché da lotte intestine tra ex-popolari, veltroniani e dalemiani. Scelta legittima, ma sarebbe anche in questa ipotesi il distacco definitivo dal grande fiume delle forze socialiste riunite nel Pse. Se qualcuno degli estensori del documento pensa che il PD aderirà al Pse, se lo levasse dalla testa: gli ex-popolari ed ex-dc Fioroni, Franceschini, Marini, De Mita, oltre Prodi, Parisi e Bindi , ma anche Bindi, Realacci, Rutelli ecc, hanno più e più volte ribadito che dell’eurosocialismo non gliene importa niente e che il Pd non entrerà mai nel Pse, anche se questo diventasse PESD (Partito europeo dei socialisti e dei democratici)
Rimane la terza exit strategy: un avvicinamento al nascente Partito socialista – unico aderente a pieno titolo al PSE – e cercare, in un rapporto paritario con i socialisti, una possibile piattaforma programmatica comune, saldandosi alle posizioni “amiche” di Angius, Spini, Turci, Grillini, Nigra ecc. E per conseguire percentuali elettorali decenti cercando di attrarre l’elettorato “socialdemocratico” del Pd.
Questa alternativa vede non pochi di SD, che si riconoscono nel documento, piuttosto riottosi e ostili ad affiancarsi – vado al nocciolo della questione – a personalità come il figlio di Craxi o De Michelis. Capisco, ma non è una discriminante da prendere in considerazione. Anzi, parliamoci chiaro. Qualcuno ha notato che De Michelis canta ancora l’Internazionale mentre nel Pd si cantano le canzonette e di corrotti e di corruttori ce ne stanno a iosa (si pensi a larghe parti del Pd in Campania e Calabria). E diecimila volte meglio De Michelis di De Mita e Binetti (che non molla il Pd). Mentre i Verdi al massimo cantano “vecchio scarpone” ….. Ha ragione chi parla dell’entusiasmo che pervade le tante assemblee fondanti del Ps, i cui orientamenti e comportamenti nel centro-sinistra sono del tutto coerenti con i valori ed i programmi del Pse. Personalmente vedo molti ex-diessini già impegnati nella Costituente socialista.
I socialisti coi socialisti, i comunisti coi comunisti (con i quali certo allearsi o stare in una coalizione se vi sono i presupposti) i democristiani coi democristiani perché, come diceva Giacomo Brodolini i socialisti stanno da una sola parte: dalla parte dei lavoratori.