La logica della “Bella fica!” che sta condannando il paese

Bella Fica!

* La vendetta della responsabilità
Nel discorso incriminato in cui Walter Veltroni ha dichiarato che “il Partito Democratico correrà da solo qualunque sarà la legge elettorale”, è stato interessante notare come sia stata menzionata in numerosi passaggi la parola “decidere”. Il segretario del PD ha sottolineato a più riprese la necessità di un politica che sappia prender decisioni. Curiosamente, però ha menzionato solo una volta la parola “responsabilità” che invece è compagna necessaria ed ineludibile della decisione. In particolare Veltroni ha usato la parola “responsabilità” in un passaggio dedicato alla questione dei rifiuti a Napoli. Trattando di tale drammatica situazione Veltroni ha detto che si dovrà risolvere, ma anche che va considerata “al di là delle responsabilità individuali”. Non mi è parso il modo migliore di declinare la volontà di decidere.


Tuttavia la curiosa “vendetta della responsabilità” ha fatto sì che la frase di Veltroni sul PD che correrà da solo, sia stata utilizzata da molti come ragione per dar contro al sindaco di Roma addossandogli responsabilità sulla recente crisi di governo, che invece trovo ingiusto attribuirgli nei termini che ho sentito usare, ad esempio, da Oliviero Diliberto.

Una crisi di sistema che non si può dire inattesa
In questa delicata fase della vita politica ed istituzionale del nostro paese credo valga la pena compiere uno sforzo di verità, soprattutto a sinistra.
E’ molto difficile, oggi, cercare un accordo con un centrodestra che sente in poppa il vento di una vittoria costruita sulla debolezza di un governo infine caduto e sulle contraddizioni di una maggioranza eterogenea all’ennesima potenza. Nel mio piccolo auspico fortemente, anche se con scarsa fiducia, che il dialogo sulla riforma istituzionale ed elettorale (con annessa revisione dei regolamenti parlamentari) vada avanti e prenda forma se non in un’Assemblea Costituente che pure per quanto mi riguarda rappresenterebbe l’ottimo, almeno in un governo pro tempore e pro causa.
Detto questo, però, si abbia l’onestà di riconoscere che la crisi di sistema, le storture provocate da questo assurdo bipolarismo suicida, sono le stesse che potevano essere rilevate subito dopo il voto degli italiani del 9 e 10 aprile 2006. Allora ci fu un sostanziale pareggio tra Unione e CdL, con la prima che ottenne una risicata maggioranza al Senato ed una discreta maggioranza alla Camera grazie ai meccanismi del Porcellum ed al voto delle circoscrizioni estere per le quali vale il folle principio del “representation without taxation”.
Non erano ancora stati promulgati i dati ufficiali che la sera del 10 aprile i maggiorenti dell’Unione si misero a festeggiare in piazza Santi Apostoli al grido di “governeremo 5 anni”, dove quel “governeremo” suonava ancor meno credibile di quel “5 anni”.

Domanda l’ingenuo

Chiedo sommessamente; non sarebbe stato meglio, allora, dichiarare non solo che il risultato delle urne sanciva un sostanziale pareggio, ma anche che la vittoria ottenuta era stata garantita da una legge elettorale mal congegnata e che andava cambiata con un consenso più ampio di quello parziale, parzialissimo, che l’aveva invece imposta nella scorsa legislatura?
Sarebbe stata una lezione di responsabilità politica ed istituzionale impartita, di fronte agli occhi del paese, ad un centrodestra che non avrebbe potuto che assecondare tale decisione. Non solo riforma elettorale per superare l’indecente porcata calderoliana, approfittandone per imporre regole stringenti sui regolamenti di Camera e Senato in materia di gruppi parlamentari, ma anche la necessaria riforma istituzionale volta al superamento di un antistorico e farraginoso bicameralismo perfetto. Sarebbe stata quella la vera vittoria dell’Unione, da consegnare ad un paese che credo avrebbe tenuto buona memoria di tale assunzione di responsabilità e di alto senso delle istituzioni.

La perversa logica della “Bella fica!”
E invece si è preferito continuare con la perversa logica della “Bella fica!”. Intendo riferirmi, con questo fine toscanismo, all’istinto che ha portato i leader dell’Unione a rispondere così ai dubbi simili a quelli soprammenzionati. “Bella fica! – il senso di quella risposta – adesso che abbiamo battuto Berlusconi, dopo una campagna elettorale che dir velenosa è dir poco e dopo tutta la fatica spesa dovremmo dar retta al buonsenso dell’ingenuo?!”.
Lo stesso “Bella fica!” è però quello che oggi Berlusconi , Fini e Bossi consegnano a chi fa loro presente che in questo momento tornare alle urne è un lusso che questo paese non può permettersi. “Bella fica! – rispondono in coro – ora che abbiamo l’opportunità di far deragliare il Partito Democratico, dopo che il governo Prodi ci riconsegna il paese e che la vittoria è a portata di mano, noi dovremmo metterci ad ascoltare il buonsenso dell’ingenuo?!”.
Il problema è che mentre la logica della “Bella fica!” dimostra la sua tenuta sul piano della logica politica, su quello della pratica condanna questo paese ad un declino che è istituzionale, prima che ancora che economico e sociale.

Rispolveriamo la tessera elettorale
Bentornati dunque alle urne. Rispolveriamo pure la tessera elettorale, che poca polvere avrà preso in questi mesi. Non sono bastate le offerte di Gianfranco Bettini a Silvio Berlusconi per convincere il capo dell’attuale opposizione ad accettare l’ipotesi di un governo provvisorio. Se valesse la regola di Santa Maria Capua Vetere qualcuno riterrebbe legittimo indagare Bettini per tentata corruzione! La sua frase sibillina consegnata alle agenzie lo scorso 24 gennaio (“Se il cavaliere ha la spinta di passare dalla cronaca alla storia accetti la sfida”) suonava come la disponibilità all’offerta della più alta carica istituzionale come moneta di scambio. Tradotto per i non maliziosi: “Caro Silvio, famose sta riforma che poi te famo fa pure er Presidente d’a Repubblica”. Niente da fare, almeno pare.
L’ipotesi ormai data per buona è che si andrà a nuove elezioni, che al Senato potrebbero riservare amare sorprese ad un centrodestra forse troppo arrembante e che potrebbe vedere la propria “invincibile armata” arenarsi nelle secche dei premi di maggioranza regionali e del voto dei senatori a vita, oltre che di quelli eletti all’estero grazie alla geniale trovata del compagno Tremaglia.

Con quali prospettive?
Con quali prospettive è presto detto: presidenza del Consiglio ad un nome del centrodestra gradito all’opposizione guidata dal PD – già oggi si avanza la candidatura di Gianni Letta con gran giubilo d’Oltretevere – e ministri di entrambi gli schieramenti per formare un governo di coalizione che duri in carica il tempo necessario a fare le succitate riforme, oltre a gestire una difficile fase economica per il nostro paese.
Inutile dire che le variabili da tenere presenti sono molteplici e che questo scenario è solo uno dei molti possibili. E’ però quello a cui già si sta lavorando, indicando di fatto che la logica della “Bella fica!” non è superata, ma solo momentaneamente accantonata. Chissà che non rispunti come un fiume carsico che però lentamente corrode il senso di fiducia dei cittadini verso la politica e, quel che è peggio, verso le istituzioni.
L’irresponsabilità di questa classe politica, vera ragione della sua incapacità di governare e decidere, continua ad essere il tratto distintivo di una seconda Repubblica che forse non sarà peggiore della Prima, ma che certo difficilmente rimpiangeremo se anche la Terza non sarà il massimo.

* questo articolo è il seguito ideale di quanto scrissi qua subito dopo le elezioni