Vuolsi così colà dove si puote – Strategie di campagna elettorale

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Quando la scorsa settimana, sull’onda dell’entusiasmo e di quel pizzico di esuberanza che è la cifra della nostra voglia di politica, Labouratorio decise di mettersi in marcia in tenuta da battaglia e candidare Tommaso Ciuffoletti alla presidenza del consiglio, non avevamo ancora ben chiara la linea scelta dalla dirigenza nazionale del partito, e più in particolare del suo più autorevole esponente, compagno Enrico Boselli.

Se ci eravamo permessi di avanzare la nostra umile proposta è perché nelle segrete stanze del potere ci sembrava di scorgere un allarmante vuoto di prospettive, una mancanza di disegno strategico, che in molti hanno interpretato (come si è visto in modo erroneo) come il tentativo tardivo e meschino di tirare i remi in barca ed accasarsi dal “nemico”.

Non si inizia la campagna elettorale perché finiremo tutti nel Pd, si è detto. Così l’attesa nella determinazione del candidato premier del PS era facilmente interpretata come un tentativo di tenere aperti i contatti con il Loft veltroniano per un eventuale ingresso nelle liste democrats o, nella migliore delle ipotesi, come la resa di dirigenti incapaci di fronte alla durezza della sfida.

In questo contesto è nata la coraggiosa autocandidatura di Tommaso sulle pagine del riformista che a quello stato di empasse faceva riferimento.

In quello stesso contesto, qualche giorno prima, un articolo di Labouratorio aveva anticipato la mossa del Ciuffo, argomentando come quest’ultimo incarnasse alla perfezione quella che ci sembra e ci sembrava essere la vera sfida che il Partito Socialista dovesse lanciare nel panorama politico italiano.

Pensiamo e pensavamo all’autonomia socialista come a un mezzo per segnare una cesura forte col fallimentare dogma dell’unità, una rottura convinta col mondo maggioritario ma da noi distante della sinistra cattocomunista. Pensavamo e pensiamo che Tommaso Ciuffoletti fosse questa rottura.

La manifestazione di domenica del Jolly Hotel ha però fugato molti dubbi e delineato quello che sarà il leit motiv della campagna elettorale del Partito Socialista. Enrico Boselli infatti, ha finalmente rotto il muro di silenzio per ribadire quanto va con coerenza ripetendo da mesi. Si va col nostro simbolo e le nostre liste. Si va da soli perché il PD non ha voluto allearsi con noi.

Nello smentire così nettamente ogni illazione sui suoi propositi di svendita del partito nelle liste del PD, Boselli ha però definito la linea per la campagna elettorale. La parola chiave è coerenza. La rottura non la facciamo noi, l’ha fatta il PD. E questa scelta di rottura non è stata dettata come per la sinistra arcobaleno da una prospettiva di chiarezza politica in nome di un vero accordo sul programma, quanto piuttosto dalla volontà di annientamento dei socialisti di cui il PD sembra andare piuttosto fiero.

A ben vedere una visione opposta a quella a cui facevamo riferimento nel mandare allo sbaraglio Ciuffoletti. In questo senso allora appare naturale indicare un candidato premier nel segno della continuità con le politiche “frontiste” che lo SDI ha sempre portato avanti nella Seconda Repubblica, ed Enrico Boselli incarna questo spirito tanto bene quanto Tommaso Ciuffoletti incarnava l’altra prospettiva.

Nulla da eccepire sull’analisi boselliana, nel prendere atto della rotta intrapresa ci vengono però in mente due domande.

Siamo abbastanza certi che questa non fosse la linea maggioritaria all’interno del Comitato Promotore Nazionale. E siamo altrettanto consapevoli della necessità di fare in fretta data la ristrettezza dei tempi. Siamo però sicuri che la necessaria fretta permettesse di decidere d’autorità senza la legittimazione di una scelta democratica la linea politica che porterà il partito alla prova elettorale?

E ancora, si è scelto di seguitare a battere un sentiero, quella della coerenza e della fedeltà unionista, che in altro, benché recentissimo, contesto storico-politico ha pagato relativamente (molto relativamente) bene. Ma stavolta la sfida è riuscire a convincere un italiano su 4! E’ sicuro Enrico Boselli che questa sia ancora la strada migliore nel mutato scenario della Terza Repubblica?

Per le risposte a queste due domande, e per sviscerare a fondo le questioni della legittimità e della responsabilità delle scelte politiche prese dalla leadership, la sede adatta non può che essere il Congresso del Partito.

Nel frattempo però, tracciata la rotta, i guerriglieri di Labouratorio si accingono a percorrerla a vele spiegate. Da qui al 14 Aprile, dunque, si facciano da parte i deboli di cuore e le donne incinta, s’inizia la lotta senza quartiere! Siamo insieme ai 74380 compagni che per 50 giorni ripeteranno all’unisono, VOTA LA ROSA, VOTA IL PARTITO SOCIALISTA…