La notizia della candidatura a Sindaco di Roma dell’on. Franco Grillini a Bologna non è stata accolta con grande gioia. All’assemblea dello scorso 18 febbraio a cui è stata annunciata ai militanti bolognesi, non sono valsi l’accattivante eloquio del buon Grillo e le provate virtù oratorie di scuola socialdemocratica dell’ottimo segretario provinciale dello Sdi (ascoltali nella registrazione di Radio Radicale) ad impedire che la sensazione prevalente fosse quella di incoerenza con l’impegno assunto a Bologna con i Bolognesi.
Sotto le Due Torri, l’autocandidatura del Grillo nell’ambito della pellegrinazione del duo Angius-Boselli (qui in diversa formazione) ha compiuto il miracolo della visibilità socialista in città, stimolando un serio dibattito nella Sinistra cittadina e ottenendo persino l’attenzione e la risposta della Sibilla Cremonese che dalla sua torre eburnea amministra la città. Una grande eco e un vero progetto politico orientato alla vittoria, insomma. Non so sulla stampa locale romana che copertura abbia avuto ed abbia la notizia della candidatura a sindaco di Roma di Grillini, ma a livello nazionale si è faticato a trovarne traccia persino su internet, ad eccezione dei siti gay e del PS. In più, l’opposizione a Ferrara è stata superata dai fatti.
Parlavo di queste perplessità con un compagno con cui ho condiviso gran parte della mia militanza socialista, Guido Padalino, che me le ha confermate tutte, riassumendole nella proposta di candidare Gianluca Quadrana a sindaco della capitale. Mi si perdoni se scriverò ora di Roma, senza conoscerne le dinamiche di potere, le convenienze e le inconvenienze politiche, le ultim’ora. Peccherò forse di ingenuità.
Non credo che candidare Quadrana avrebbe significato bruciare uno dei migliori “giovani” della costituente: le preferenze, Gianluca ha già ampiamente dimostrato nella scorsa tornata amministrativa di saperle raccogliere. Con la sua candidatura si sarebbe, piuttosto, davvero messo a valore il suo lavoro di consigliere, che peraltro ha avuto il momento di massima visibilità proprio con la battaglia per il registro delle unioni civili. La Roma laica ha in Gianluca una voce socialista seria e credibile. Così ci saremmo potuti giocare in maniera davvero nuova una campagna elettorale non certo finalizzata ad eleggere il sindaco, bensì ad essere presenti nelle istituzioni, forti della nostra identità e in coerenza con il nostro impegno sul territorio. Non per fare giocare la primavera quando ormai il risultato è deciso, bensì per dare un segno concreto di cambio di passo, per dare una ragione di più per un voto a un partito dato all’1%. Un po’ come sarebbe per Tommaso Ciuffoletti presidente.
Mentre scrivo queste poche righe, mi aleggia per la prima volta il sospetto che chi decide in materia di candidature consideri l’elettorato laico (e gay in particolare) più sensibile alla forma che non alla sostanza. Sia chiaro, Grillini è sostanza, non forma. Ma forma appare l’uso incoerente del suo nome e della sua storia. Lodevole è senza ombra di dubbio lo spirito di abnegazione del Grillo; opinabile, per chi scrive, il modo in cui il partito lo utilizza. Abbiamo il privilegio di avere tra le nostre fila un leader del moviemnto omosessuale italiano, non vanifichiamo il suo impegno con candidature tra loro poco coerenti e impossibili da spiegare in maniera credibile ai non addetti ai lavori.
“I vote for my class, not for my ass”, dicono le associazioni omossessuali americane. Che si voti per una serie di istanze che si vogliono vedere rappresentate lo dimostra anche il sondaggio di Gay.it, che vede la metà degli intervistati dichiarare la propria intenzione di voto per il PD. E un 5% per il PS (comunque il quintuplo di quando si intervista la popolazione nel suo complesso). E anche per parlare della parte “ass” dei programmi, in pura linea di principio, meglio votare per un partito che mette i DICO nel suo programma e se vince lo attua perché si candida a governare solo, o per un partito che ha nel suo programma il matrimonio gay, ma non avrà mai la forza per introdurlo?
A proposito, che ne è del programma del PS? La logica degli elettori, anche di quelli del PS sempre più potenziali e sempre meno attuali, non è eludibile con dei colpi di teatro: non è possibile presentare un simbolo e una campagna di comunicazione (per quanto azzeccata) come quella di “siamo incazzati”, senza avere un candidato premier e un programma. Non si dica che è colpa dei tempi imposti dalla crisi di governo… ce l’ha fatta persino la Sinistra l’Arcobaleno! Allo stesso modo in cui non si fa una costituente solo tra socialisti per poi pretendere di rappresentare il polo laico, quando liberali, repubblicani, radicali non hanno fatto parte del processo e si vorrebbe aderissiro ora come fossimo un partito dato al 35%.