[Politicantes]Questa nuova politica fatta di regole incerte

di Nicola Carnovale

Non ho mai creduto, in questo clima generalizzato di antipolitica venutosi a creare negli ultimi mesi, che la stessa fosse realmente capace di rispondervi in maniera concreta e non semplicemente per enunciati e atti dimostrativi. Ma francamente non pensavo che la politica potesse giungere a diventare un semplice show, o meglio un reality show, dove tutto è lecito, basta che si soddisfino le poche, ma sacre, regole del mercato mediatico. Pessimismo o visione troppo critica?

Ad ognuno il suo giudizio. Ma consentitemi di esprimere il mio. La formazione delle liste per le elezioni politiche di aprile rappresentano quanto meglio non si può una spettacolarizzazione della politica che non risponde assolutamente ai canoni di cui il Paese necessita. Cosa sarà il nuovo Parlamento? Saprà essere la sede istituzionale più alta per un confronto democratico che faccia avanzare un processo complesso di riforma del sistema-Paese, o semplicemente una sede obbligata per eseguire ordini di scuderia, chissà dove e con chissà quali forze, che sfuggono a qualsiasi controllo democratico? È questa la domanda che dobbiamo fortemente porci. L’unica pratica nel corso del ventennio trascorso, condivisa trasversalmente in modo coerente e preoccupante, con una metodologia di silenzio assenso, è stata quella di svuotare sempre più di funzioni e vitalità la vita parlamentare e relegare, l’esercizio stesso, a semplici chiamate di fedeltà in cui rispondere puntualmente “sì, signore”. Le recenti dichiarazioni a cui abbiamo assistito sono… rampanti. Il leit motiv a cui assistiamo e che non serve avere tutti buoni parlamentari. È necessario, anzi opportuno, predisporre di qualche personaggio capace, per il resto, meglio un esercito di illustri incapaci, segretari personali, amici o amiche di famiglia o semplicemente fedelissimi, anche se coloro che portano in dono siffatta dote, che per carità è merce rara in un mercato politico che non ha limiti e pudore, non hanno capacità politiche e peggio ancora, non rappresentano né uno specifico territorio, né interessi diffusi da rappresentare. Spiace dirlo, ma la politica è morta. È morta nelle segreterie romane di partito. Quelle stesse segreterie che non rappresentano più nulla se non interessi del tutto personali di qualche singolo e/o mirano alla sopravvivenza di piccoli o grandi gruppi di potere. Distruggendo i vecchi partiti senza assegnare e ridisegnare una loro funzione civile e democratica nel presente, si è minato la stesso principio democratico di rappresentanza. Le segreterie che oggi hanno deciso le candidature non sono più capaci di esprimere un minimo di dinamicità politica, culturale e ideale, una minima di visione d’insieme, la semplice applicazione delle regole democratiche interne.

Berlusconi, ha detto: “Torniamo alle preferenze, perché fare le liste con questo sistema è un dramma”. Speriamo se ne ricordi il primo giorno della nuova legislatura, la quale sarà chiamata obbligatoriamente a risolvere il problema di una nuova legge elettorale, visto è considerato che il quesito referendario non si è dissolto. Intanto, gli elettori potranno scegliere un partito, anzi un contenitore, che porterà sul proprio simbolo il nome del proprietario di turno o esclusivo, ma ratificheranno qualcosa di matematicamente già calcolato e, ahimé, ratificheranno senza sapere il predominio di singoli, l’interesse di pochi, l’inconsistenza di molti.