articolo di Luca Bagatin
Con l’avvento della Seconda Repubblica abbiamo assistito alla pressoché totale scomparsa dei laici dal panorama politico italiano. Dal 25 % al 2 o 3 %.
La caduta della Prima Repubblica per mezzo della “falsa rivoluzione giudiziaria” che consegnò alla “giustizia” i principali esponenti dei partiti democratici e liberali che aveveno governato l’Italia dal 1948 ha, di fatto, portando al governo populisti, macchiette e incompententi del calibro di Silvio Berlusconi, Umberto Bossi, Romano Prodi, Massimo D’Alema, Pecoraro Scanio & Co(mpagnia rossa). Ovvero, in soldoni, ha portato al dissesto economico, finanziario e civile di questi ultimi 15 anni.
Ora, posto che il fenomeno della corruzione e del finanziamento illegale alla politica non è affatto debellato (anzi !), non si capisce che cosa Veltroni e Berlusconi, oggi, abbiano in più dei loro predecessori: Bettino Craxi, Ugo La Malfa, Luigi Einaudi e i loro eredi politici liberali, liberalsocialisti e riformatori.
Esemplificando direi che i due principali candidati premier hanno unicamente una gran faccia tosta.
La faccia tosta di prendere in giro gli italiani da quindici anni a questa parte; di aver confezionato ad arte due “partiti-detersivo” che non vogliono dire assolutamente nulla sia sotto il profilo storico che politico e culturale; nonché la faccia tosta di predicare appartenemente bene salvo imbrogliare le carte una volta al governo e rimangiarsi tutte le promesse (peraltro già di per sé limitate: si pensi alla proposta di una assai misera riduzione delle imposte quando invece l’Italia avrebbe bisogno di una radicale riduzione delle imposte a fronte di una radicale riduzione della spesa pubblica).
Il gioco è ormai chiaro a tutti: Veltroni e Berlusconi mirano al pareggio per instaurare, assieme, un vero e proprio regime mediatico alla faccia di chi, come noi, crede ancora ai sempiterni e maggioritari in Europa valori liberali e laici.
L’Italia, lo scriviamo da tempo, avrebbe bisogno d’altro. Ovvero di buona amministrazione riformatrice come negli anni in cui Psi, Psdi, Pri e Pli decisero di allearsi alla Dc sia per contenerne le spinte clericali sia per dare stabilità ad un Paese martoriato dal fascismo e minacciato, ad Est ed al suo interno, dal comunismo.
Fu così che molti di noi, dal 1948 ad oggi, scelsero l’”alternativa laica e democratica” alle Chiese totalitarie Dc e Pci.
E così nel ’48 votammo magari per il Psdi (allora Psli ovvero Partito Socialista dei Lavoratori Italiani) di Saragat in antagonismo allo stalinismo di socialisti e comunisti; negli anni ’60 votammo il Pri di Ugo La Malfa le cui ricette economiche risollevarono l’economia in crisi e le garantirono il cosiddetto “Boom economico” che ci avvicinò all’Europa; negli anni ’80 sostenemmo il tanto odiato craxismo ovvero il dinamismo ed il Made in Italy e la lotta all’inflazione; negli anni ’90 scegliemmo l’opzione Radical-pannelliana che denunciava tanto gli sprechi nella pubblica amministrazione e il connubio esistente sin dagli anni ’70 fra Dc e Pci, quanto il giustizialismo dilagante che voleva mettere alla gogna chi “dava fastidio” proprio a queste due Chiese (si pensi all’”affaire” Craxi).
Oggi, con lo stesso spirito d’allora, ritengo che, per chi come noi ha nel sangue i valori laici e riformatori, l’unica alternativa sia il pur piccolo Partito Liberale Italiano che, con coraggio, si presenterà in tutta Italia alle elezioni del 13 e 14 aprile proprio contro il Veltrusconismo, ma soprattuto per una radicale riduzione delle imposte per garantire lo sviluppo, per le libertà civili e la ricerca scientifica che guardi al merito e non alle clientele e per un vero abbattimento degli enti pubblici inutili quali Province e comunità montane.
Siamo degli utopici utopisti ? Dei velleitari ? Dei pazzi malinconici come ci definiva e definiva sé stesso il nostro maestro Gaetano Salvemini ?
Non credo.
Penso piuttosto che siamo degli amanti della libertà a 360 gradi. E dell’intelligenza.
Di un’intelligenza che “vedette mediatiche” come il sig. Veltroni e il sig. Berlusconi vorrebbero spegnere con i loro slogan e i loro faccioni debordanti di falsità per continuare a fare il bello ed il cattivo tempo alle spalle di chi lavora, o, non certo a causa sua, è disoccupato; paga le tasse e crede ancora nei valori di laicità e democrazia.