Ho passato l’intera mattinata e buona parte della serata di ieri a leggere commenti sul risultato elettorale. Stessa cosa avranno fatto (la maggioranza di) quelli che mi stanno leggendo e ognuno avrà ormai raggiunto delle convinzioni che per quanto mi riguarda, spero di trovare condensate, tra qualche giorno, in qualche analisi che mi consenta di evitare di mettere nero su bianco i mille pensieri che adesso mi passano per la testa.
Quello che invece mi è chiaro fino a volerlo scrivere è l’idea che mi sono fatto sul futuro del PS perchè il passato è gratis, ma il futuro è sempre a pagamento.
Il disastro elettorale del PS (un partito con 75000 iscritti che raccoglie meno di cinque voti per ogni tessera è un assurdo) trae origine dall’accettazione da parte degli italiani dell’invito al voto ‘utile’ e al voto al ‘meno peggio’.
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[PostElezioni] Ripartire dagli uomini, ripartire dai programmi
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Intervista a Mauro Del Bue – “Prima ci sputavano addosso, adesso scippano la nostra storia”
Era stato Mauro Del Bue a fare il nome Camillo Prampolini (vedi sotto), con grande precisione storiografica, nei giorni delle polemiche sullo spot del Partito Socialista che vedeva Gesù Cristo nelle vesti di “primo socialista” della storia. Del resto proprio Del Bue, parlamentare socialista oggi candidato alla Camera per il PS come capolista in Abruzzo, si era occupato dell’attività di Prampolini anche in qualità di studioso.
“Perché – aveva dichiarato Del Bue in una nota d’agenzia dello scorso 25 marzo – menar scandalo se si dice ‘Cristo è stato il primo socialista’? Cari Gasparri e Baccini, dimostrate di non conoscere la storia. E in particolare la storia del primo socialismo. Più in particolare ancora la figura di Camillo Prampolini, deputato e laeder socialista riformista, che nel 1897 scrisse ‘La predica di Natale’ osservando proprio che Cristo è stato socialista, mentre la Chiesa del suo tempo non era cristiana. Prampolini stesso era definito il ‘Cristo socialista’ e usava simbologie e parabole di stampo cristiano per convincere i contadini del suo tempo a diventare socialisti. Cosa che gli riuscì perché nella provincia di Reggio Emilia, dove seminava la sua predicazione, i socialisti divennero maggioranza già agli inizi del secolo scorso“.
Ma la rinnovata notorietà di Prampolini era destinata a vivere un ulteriore fiammata d’attualità nel corso dei giorni scorsi. Il (de)merito va assegnato alla decisione di far celebrare l’insediamento del Comitato nazionale per le celebrazioni dei 150 anni dalla nascita di Camillo Prampolini da un parterre interamente composto da esponenti del Partito Democratico, escludendo categoricamente ogni presenza riconducibile ad un partito che si chiama oggi come quello che Prampolini contribuì a fondare oltre 100 anni fa. Un atteggiamento che la dice lunga su quanto la storia si faccia politica e quanto la politica pretenda di riscrivere la storia. Un atteggiamento duramente contestato da tanti socialisti reggiani (e non solo), tra cui proprio Mauro Del Bue.
Per parlare di questo, ma non solo, abbiamo dunque approfittato della cortesia proprio del compagno Mauro Del Bue. -
[Interviste]Qualche domanda ad Alessio Falconio
Alessio Falconio, mio compagno di classe nei lunghi anni del liceo e amico sincero, è corrispondente dalla Camera dei deputati di Radio Radicale, autore di inchieste e appassionato rappresentante del mondo radicale.
D. Secondo te i Radicali, che da anni si battono per la riforma anglosassone della politica italiana, diverranno, in un futuro anche lontano, una componente del Partito democratico o continueranno a svolgere dall’esterno un’azione di pungolo? So che è una domanda difficile, ma proviamoci…
R. Credo che l’operazione tentata con le nove candidature sia proprio quella di innestare il Pd con quella tradizione liberale, cioè radicale. Questo malgrado la modestia dei personaggi messi alla guida del Pd. Si pensi, per dirne una, al modo in cui Franceschini, Bindi e Fioroni hanno pensato solo a candidare i loro portaborse, dopo aver lucrato qualche posto in più per le rispettive cordate proprio in virtù della presenza radicale e della necessità di dar maggior visibilità ai sedicenti cattolici. Per non parlare di un personaggio come Goffredo Bettini piuttosto che di Veltroni stesso. La cifra di questo ceto dirigente è la mediocrità, in modo impressionante.
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[Deviando] Paroxetina Rosapugnante
Articolo di Lorenzo Perferi
Una “sorta” di nostalgia, una “certa” mancanza, un vuoto allo stomaco…. Un vuoto politico.
Un sentimento strano ha avvolto il limbo politico dei socialisti liberali in Italia dopo la scomparsa della Rosa nel Pugno.Una rabbia inconsueta, una mancanza inspiegabile, un senso di necessità primaria.
Ed è così per circa un anno una schiera di “malinconici” ha cominciato ad allontanarsi dalla politica, sulla forza della sua spinta centripeta, convinta che non avrebbe mai più messo piede all’interno di un seggio elettorale.
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Le cose che (non) abbiamo in comune
“Corriamo da soli”,nessun simbolo accanto al nostro.
Come il mai citato e non citabile nemico, o avversario – dato che questa sarà la campagna del volemose bene – a rimangiarsi le parole ci vuole un nonnulla. Ecco dunque che il simboletto del Pd non sarà solo sulla scheda elettorale, ma avrà accanto un gabbiano, con le manette sotto l’ala chissà.Una scheda elettorale, questo è vero, molto diversa da quella passata. Un lenzuolo disse allora Prodi, una pergamena, mi verrebbe da dire oggi. I simboli, orfani dello spazio per i nomi, saranno impilati, uno sotto all’altro, nessuna ammucchiata, pochissime accoppiate. Forse proprio la sola, tranne al Nord, sarà l’uno-due Walter-Totò. E suona più da duo comico di sketch d’antan, che un tandem politico. Il taumaturgico nuovo che avanza che si lega non a un partito, ma ad un uomo.
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[Urgenze] Una voce Laica, Liberale e Libertaria
Articolo di Luca Bagatin
Mancano neanche una sessantina di giorni alla chiusura della campagna elettorale e quindi alla data delle elezioni politiche e, guarda un po’, non notiamo pressoché alcuna novità rilevante quanto a personale politico e a schieramenti contendenti salvo, forse, una certa semplificazione-camuffamento che vede “contrapporsi” (parola forse un po’ grossa) i Popolari delle Libertà Vaticane e i Democratici de Noantri in salsa prodiana.
La qual cosa ci lascia davvero perplessi, ma, tant’è.
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9 – Labouratorio non si fa assorbire
Labouratorio non si fa assorbire. Gli altri facciano quello che credono. Noi non ne abbiamo bisogno.
Noi eravamo socialisti e democratici per la libertà nel 1956 a Budapest, noi eravamo socialisti e democratici per la libertà nel 1968 a Praga. Noi abbiamo avuto la Fortuna di essere radicalmente socialisti e democratici nei Settanta e non rinneghiamo niente delle battaglie culturali e democratiche degli Ottanta.
Noi siamo già stati umiliati e offesi, non democraticamente, nei Novanta, ma non per questo moriremo oggi con la schiena piegata.
Radicali e socialisti. Perché siamo tanto invisi al buon Walter? Non è il nostro “laicismo”, quella è una scusa che vale per i titoli dei giornali e per dare soddisfazione alle parti più clericali del PD.
La verità è che noi rappresentiamo quella possibilità che Walter deve negare, quella storia che deve essere cancellata, quel retaggio da dimenticare. Dobbiamo essere cancellati perché siamo la prova che quanto di moderno c’era a sinistra non stava nelle identità negate del PD.
Stava invece in storie politiche che ancora potrebbero essere attuali senza bisogno di negare se stesse. Smontando quindi alla base l’assunto di fondo del PD, ovvero che sia necessario disfarsi di del “vecchio”, in nome di un “nuovo” … che poi sai che gran nuovo il Walter!
Cerchiamo piuttosto proposte scellerate, pazze, suicide. Vogliamo l’orgoglio dell’essere socialisti, vogliamo la lotta dell’essere radicali, vogliamo il rigore dell’essere liberali e la laicità che l’essere liberali comporta.
Ma non ci facciamo illusioni. Ci guida chi è stato finora pavido, ci risponde chi ormai parla da solo alla radio (anche se almeno lotta).
Facciano quello che credono, se ci credono. Noi non ci facciamo assorbire.- Finchè Bordin fa la rassegna i Radicali non moriranno – Intervista a Tommaso Labate (Tommaso Ciuffoletti)
- Uno spettro si aggira per l’Italia, lo spettro del bipartitismo (Andrea Pisauro)
- Dal “bipolarismo bastardo” al “bipartitismo stronzo” (Alessandro Guadagni)
- [FuoriLinea] Se Davide ha paura … rivalutiamo il coraggio di Golia (Andrea D’Uva)
- Il tramonto della… Sedicesima Legislatura (Riccardo Monaco)
- Giovanili come se piovesse: ma la rinascita socialista passa anche da questo (Andrea Pisauro)
- L’Italia, il PS e il fattore Paura (Lidano Lucidi)
- Previsioni del tempo per la sesta settimana del 2008 (Antonio Albano)
- [Sondaggiùn] EconomicaMenti (Tommaso Ciuffoletti)
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- [Comunicazione di servizio] Ma quando arrivano le ragazze? (Nicolò Cavalli)
- [Intercettazioni] Socialista sarcastico VS Democratico provocatore
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- [VideoLabouratorio] 9 – Labouratorio non si fa assorbire
Labouratorio: Numero 9
- Finchè Bordin fa la rassegna i Radicali non moriranno – Intervista a Tommaso Labate (Tommaso Ciuffoletti)
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Intercettazioni Rosapugnanti
La frustrazione per la fine indegna della Rosa nel Pugno ha seriamente dissestato la salute mentale di tanti giovincelli che avevano realmente creduto alla novità di un soggetto politico laico, liberale, socialista, radicale.
Oggi questi poveri giovincelli rimangono con una rosa nel culo e pugni stretti che avrebbero tanta voglia di menare in faccia a qualcuno …
Noi di Labouratorio siamo impietosi e vi proponiamo questa intercettazione fra due amici, chiedendovi solo la cortesia d’essere comprensivi …
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Il Satyagraha Mondiale per la Pace passa attraverso Kant
Articolo di Luca Taddio (Socialista e membro del comitato nazionale dei Radicali Italiani)
Sono passate sotto silenzio le tre giornate organizzate dai radicali a Bruxelles tra il 6 e l’8 dicembre per lanciare la campagna per il Primo Satyagraha Mondiale. Piuttosto che ripetere quanto è possibile ascoltare su radioradicale o leggere sul sito dei Radicali Italiani, a cui rinvio, preferisco soffermarmi sul concetto stesso di “mondiale”.
All’inizio le grandi idee sono state spesso, se non sempre, interpretate come il parto di intellettuali velleitari o sognatori, o additate come semplicemente strampalate. Un modo come un altro per sbarazzarsi di idee che non si comprendono o che mettono in discussione forme di potere ormai consolidate. Pensate a quanti conflitti ha attraversato l’Occidente prima di iniziare a sperimentare la democrazia, a quante resistenze hanno provocato le rivoluzioni scientifiche, da Galileo a oggi.