Category: Politica Interna

  • Contro il federalismo – Nuova Italia S.p.A

    Propongo una riflessione contro l’imperante retorica del Federalismo.
    Figuratevi se un paese che non è in grado di esprimere una classe dirigente degna di questo nome può permettersi il lusso di generarne 20 (tante quante sono le Regioni d’Italia).
    Per non parlare delle 100 Province (perdonate ma il numero esatto mi sfugge visto il continuo fiorire di fantasiosi agglomerati) o degli oltre 8000 Comuni dislocati lungo lo stivale.
    Ognuno di questi ha i sui bravi presidenti, sindaci e consiglieri da mantenere e poi c’è il non meno importante (almeno numericamente ed economicamente) problema degli ex da ricollocare, stante la visione della politica come un mestiere da esercitare vita natural durante e non già un servizio da prestare alla collettività, che preveda la possibilità di ritirarsi a vita privata.
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  • Alitalia – Il vecchio e … l’antico

    Ho fatto un tratto di autostrada anche oggi. La stessa che faccio quasi tutti i giorni. La mitica A1 che una volta, prima dell’era monnezza, si chiamava romanticamente Autostrada del Sole.

    Non mi era mai capitato, finora, di imbattermi in un carro-attrezzi in panne. Era fermo nella corsia di emergenza e considerato il fumo che usciva dal motore ho dato poche speranze all’auto che, un paio di kilometri più avanti, era ferma anch’essa con i passeggeri in impaziente attesa di essere soccorsi.

    La cosa, ma guarda un po, mi ha fatto venire in mente l’Alitalia. Una azienda scassata in impaziente attesa di essere soccorsa da governi e sindacati ancora più scassati che, lungi dal risolvere i problemi degli altri, non riescono nemmeno a risolvere i propri.

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  • Paradossi – Veltroni e il voto utile

    di Nicola Carnovale

    Pochi giorni e sapremo. Sapremo chi vincerà, con quale margine e soprattutto se quell’agognato premio di maggioranza su base regionale per l’elezione del nuovo Senato della Repubblica darà o meno in quel ramo del parlamento una maggioranza adeguatamente ampia o sufficiente per iniziare sin da subito senza scuse e batticuore alcuno, un’azione di governo forte ed incisiva. Per ora dobbiamo accontentarci nell’assistere all’ultimo atto di questa campagna elettorale, che se per un verso come detto unanimemente dagli osservatori-spettatori, di parte o meno, non ha regalato grandi emozioni, ha altresì avuto un grande ed instancabile liet motiv che ha interessato tutti, nessuno escluso: quello dell’ utilità. Tutto ciò che riguarda quel mondo politico percepito come casta, lontano dai cittadini e dai problemi del paese, improvvisamente è diventato utile. Partiti utili, candidati utili, coalizioni utili che sono diventati inutili, province inutili che per l’occasione elettorale diventano utili, e chi più ne ha più ne metta. Ma il primo posto nel hit parade la merita la trovata del voto utile.
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  • Yes, we can. Survive.

    Ultime due settimane di una delle più deprimenti campagne elettorali degli ultimi due secoli, i contendenti si preparano ad affilare gli artigli in vista degli ultimi decisivi giorni per fare breccia nel muro dell’indifferenza, meritata, del popolo bue.

    Previsione scontata, l’assenza per legge dei sondaggi e la necessità di sopravvivere all’esito della tornata elettorale spingerà i nostri democratici eroi a cimentarsi nell’impegnativo compito di rendere credibile la fantomatica rimonta veltroniana onde poter perpetuare fino all’ultimo l’appello accorato al inutile voto utile.

    Dunque la parola d’ordine dalle parti del loft da qui al 13 Aprile sarà inevitabilmente: “si può fare”, con tanto di discesa in campo di molti dei campioni dell’antiberlusconismo militante (alla Flores D’Arcais per intenderci, che non a caso ha recentemente esplicitato il suo endorsment al PD).

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  • [n. 15] Labouratorio è cristiano

    lab15.jpgDiciamocela chiara, Labouratorio non ci tiene ad assegnare a Gesù Cristo la responsabilità d’esser stato il primo socialista. Pover’uomo, di croci ne ha già avute abbastanza, non mi pare il caso d’assegnargli anche questa.
    Piuttosto siamo noi ad essere cristiani e soprattutto fedeli.
    Siamo liberali e socialisti profondamente religiosi e ciecamente fedeli. Fedeli anche contro la nostra stessa ragione, che anzi tradiamo ripetutamente.
    Liberale è infatti colui che compie l’atto fede più scellerato ed irrazionale che si possa conoscere
    : l’atto di fede verso il proprio prossimo.
    Il socialista (non il marxista) fa un atto di fede diverso, forse ancor meno ragionevole e ancor più azzardato: l’atto di fede verso un prossimo collettivo: i propri simili. Più il socialista è democratico più quei simili saranno prossimi alla semplice categoria di umanità. Meno il socialista è democratico, più quei simili saranno prossimi alla sua presunta classe, al suo partito, alla sua corrente, alla sua cricca e infine alla sua “famiglia”.
    La differenza che passa tra i due atti di fede, quello del liberale e quello del socialista democratico è sottile, ma decisiva.
    Il socialista liberale, infine, fonda l’atto di fede del socialista su quello del liberale, e compie il proprio verso ciascuno dei propri simili.
    In tutti i casi la matrice è comune: proprio coloro che di fede son meno degni, vengono invece omaggiati dal nostro amore così liberale, socialista e anche così cristiano.
    Ecco, non so se il povero Gesù fosse più liberale, più socialista o più socialista liberale. Dopo la sua morte ciascuno lo ha raccontato come meglio ha creduto.
    Certo noi ci sentiamo un po’ cristiani e se vero che il Cristo è sempre vicino agli esclusi e agli emarginati … beh … allora forse davvero anche Gesù, di questi tempi, è un po’ socialista pure lui.

  • [Per far chiarezza] Cos’è la vittoria elettorale?

    articolo di Carlo D’Ippoliti

    Vittoria

    Secondo molti commentatori, PD e PDL hanno assunto caratteristiche da “partito maggioritario“, nel senso del sistema elettorale: con una specie di bulimia di voti, allo scopo di diventare più grandi possibili, hanno caricato dentro soggetti molto etereogenei, che finiscono per costituire correnti interne al partito.
    Il problema delle correnti, in un sistema proporzionale come il nostro (seppur mitigato dal premio di maggioranza) è che tendono a rendere un partito “strabico”, oscillante tra posizioni anche molto distanti, e in casi estremi producono fratture e ulteriore frammentazione. Per di più, una frammentazione “cattiva” rispetto a quella propria di un sistema proporzionale, in quanto molto dipendente dagli accidenti della storia, e in particolare una frammentazione soggetta a “duplicazioni”, nel senso dell’esistenza di partiti su posizioni sostanzialmente analoghe, distinti solo a causa della loro differente origine.

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  • Una sola clausola: RESPONSABILITA’

    Responsabilità

    Come in ogni campagna elettorale che si rispetti, anche stavolta i politicanti italici si sono lanciati al reciproco inseguimento sul piano della demagogia e della mistificazione della realtà. Primattori di questa patetica commedia sono Silvio Berlusconi e Walter Veltroni, ovvero i leaders dei principali partiti che si sfidano per il governo dell’Italia. I due si stanno sperticando in mirabolanti promesse, a base di detassazioni, abolizioni d’imposte, miracolose ricette per il rilancio dell’economia con relativa creazione di posti di lavoro (sicuro e ben retribuito beninteso). Non mancano piani straordinari, degni del miglior Amintore Fanfani, per dare una casa ad ogni giovane coppia che desideri metter su famiglia (a patto che questa sia regolarmente sposata – meglio se con il rito di Santa Romana Chiesa).

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  • AdDio partiti laici

    articolo di Luca Bagatin

    Addio partiti laici

    Con l’avvento della Seconda Repubblica abbiamo assistito alla pressoché totale scomparsa dei laici dal panorama politico italiano. Dal 25 % al 2 o 3 %.
    La caduta della Prima Repubblica per mezzo della “falsa rivoluzione giudiziaria” che consegnò alla “giustizia” i principali esponenti dei partiti democratici e liberali che aveveno governato l’Italia dal 1948 ha, di fatto, portando al governo populisti, macchiette e incompententi del calibro di Silvio Berlusconi, Umberto Bossi, Romano Prodi, Massimo D’Alema, Pecoraro Scanio & Co(mpagnia rossa). Ovvero, in soldoni, ha portato al dissesto economico, finanziario e civile di questi ultimi 15 anni.

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  • Per un partito … Democratico

     

    Per un Partito … Democratico

    “Non pretendo di essere un gran leader, preferisco essere un gran democratico”
    José Luis Rodríguez Zapatero

    Il 9 Marzo 2008 José Luis Rodríguez Zapatero ha vinto le elezioni politiche in Spagna e ha visto riconfermato il suo mandato alla presidenza del governo.
    Il suo successo dovrebbe far riflettere perché si è concretizzato alla luce di numerose battaglie sia in ambito sociale che in quello dei diritti civili.
    Il socialismo di Zapatero è risultato vincente perché si è dimostrato nuovo e moderno senza perdere di vista i principi fondamentali di un partito di tradizione riformista e popolare.

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  • [Politicantes]Questa nuova politica fatta di regole incerte

    di Nicola Carnovale

    Non ho mai creduto, in questo clima generalizzato di antipolitica venutosi a creare negli ultimi mesi, che la stessa fosse realmente capace di rispondervi in maniera concreta e non semplicemente per enunciati e atti dimostrativi. Ma francamente non pensavo che la politica potesse giungere a diventare un semplice show, o meglio un reality show, dove tutto è lecito, basta che si soddisfino le poche, ma sacre, regole del mercato mediatico. Pessimismo o visione troppo critica?

    Ad ognuno il suo giudizio. Ma consentitemi di esprimere il mio. La formazione delle liste per le elezioni politiche di aprile rappresentano quanto meglio non si può una spettacolarizzazione della politica che non risponde assolutamente ai canoni di cui il Paese necessita. Cosa sarà il nuovo Parlamento? Saprà essere la sede istituzionale più alta per un confronto democratico che faccia avanzare un processo complesso di riforma del sistema-Paese, o semplicemente una sede obbligata per eseguire ordini di scuderia, chissà dove e con chissà quali forze, che sfuggono a qualsiasi controllo democratico? È questa la domanda che dobbiamo fortemente porci. L’unica pratica nel corso del ventennio trascorso, condivisa trasversalmente in modo coerente e preoccupante, con una metodologia di silenzio assenso, è stata quella di svuotare sempre più di funzioni e vitalità la vita parlamentare e relegare, l’esercizio stesso, a semplici chiamate di fedeltà in cui rispondere puntualmente “sì, signore”. (more…)