Le immagini delle strade di Napoli invase dai rifiuti hanno fatto il giro del mondo. Inutile sottolineare il danno all’immagine subito dal Bel Paese sommerso da un fiume di “munnezza” più simile ad una favela brasiliana che ad una moderna metropoli europea. Di fronte all’insorgere di un problema per cui esistono le soluzioni tecniche le responsabilità ricadono interamente sulla politica. Alcuni commentatori hanno parlato del problema delle infiltrazioni malavitose nella gestione dei rifiuti e nella strumentalizzazione delle proteste dei cittadini contrari alla riapertura delle discariche. Senza dubbio la questione mafiosa è un dramma dell’Italia che nel Sud assume una dimensione emergenziale ma è altrettanto innegabile che se tale realtà esiste non si capisce perché non si verifica lo stesso fenomeno a Palermo piuttosto che a Reggio Calabria o a Bari.
La spiegazione credo sia da ricercare nella malapolitica. Un dramma forse più pernicioso della mafia stessa. Perché è proprio a causa di una politica debole ed incapace di decidere, ostaggio di lobby pseudo ambientaliste ed alla ricerca spasmodica di un consenso unanime, che può proliferare una malavita che trae notevoli vantaggi economici dall’infinita emergenza rifiuti. Nei 14 anni di Commissariato Straordinario sono stati spesi 15 mila miliardi di vecchie lire senza giungere alla realizzazione di un ciclo integrato che potesse risolvere strutturalmente il problema dello smaltimento. L’unico obiettivo centrato è stato quello di creare l’ennesimo carrozzone pubblico generatore di clientele e posti di lavoro fittizi, come gli oltre 2000 addetti alla raccolta differenziata che non è mai partita. In Campania questo dramma ha nome e cognome oltre ad una faccia che è quella di Antonio Bassolino e del Centrosinistra in salsa napoletana. Certo che ci sono stati comprimari di eccezione come il ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio, anche lui campano. Se è vero che da destra non sono giunte prese di posizione particolarmente coraggiose e di rottura, bisogna stabilire il principio, sacrosanto in democrazia, che la responsabilità ricade su chi governa. Ed il governo a livello locale è stato fermamente nelle mani degli stessi personaggi che oggi invocano la solidarietà delle regioni del nord. Oggi che tutte o quasi, le forze politiche, si riempiono la bocca della parola federalismo, come possiamo biasimare quei governatori che per anni hanno investito le tasse dei propri cittadini per realizzare quei tanto deprecati (dai presunti ambientalisti) termovalorizzatori.
Con che faccia accusiamo di egoismo il ricco Veneto di Galan, quando il buon Bassolino ha speso per anni i soldi che venivano dal governo centrale per alimentare un sistema malavitoso che stoccava le famose ecoballe in terreni a rischio, di proprietà di ben note famiglie in odore di camorra. Ecoballe che, oggi lo sappiamo, non erano affatto ecologiche perché non realizzate a norma e che per essere smaltite bisognerebbe bruciare per i prossimi 10 anni. Bruciate in quegli impianti che la politica campana, in questo perfettamente allineata a gran parte dell’Italia tutta, non è stata capace di realizzare: Terrorizzata dagli strepiti di Verdi e delle tante anime belle che evidentemente preferiscono bruciare l’immondizia per le strade cittadine o accumularla indistintamente nelle discariche col rischio di inquinare le falde acquifere. Dal cilindro del Governo è uscito fuori il nome del prefetto De Gennaro, già capo della Polizia, una persona senza dubbio stimabile e dalle indubbie capacità organizzative ma che rischia, come già accadde per il suo predecessore Bertolaso di vedere i propri progetti infrangersi contro il muro dei diktat della politica. Per segnare una svolta si sarebbe dovuti partire da una ferma assunzione di responsabilità, in una parola dalle dimissioni e dal commisariamento degli enti colpevoli: Regione Campania e Comune di Napoli in testa.
Sul tema dei rifiuti abbiamo avuto l’ennesima rappresentazione dell’assoluta incapacità della politica di gestire in maniera efficace uno dei servizi fondamentali della società moderna. In Italia c’è bisogno di una classe politica che ascolti le istanze che giungono dalla popolazione ma ricordando che esistono le maggioranze silenziose e che una minoranza sebbene organizzata resta una minoranza. Serve una politica che decida in tempi accettabili. Una politica che realizzi, come nel resto d’Europa, un ciclo di raccolta dei rifiuti che partendo dalla raccolta differenziata giunga alla creazione di energia da immettere nella rete, con relativi vantaggi in termini di bolletta elettrica delle famiglie di salute pubblica. Con buona pace degli pseudo ambientalisti e dei vari Masaniello di turno.