Il problema “munnezza”, oggi noto al mondo, ieri solo ai cittadini campani mette alla berlina un sistema amministrativo ormai marcio e al collasso.
I boss politici campani sono sempre gli stessi, sia quelli da copertina come il governatore Bassolino, il sindaco Iervolino, i Ministri Mastella e Pecoraro Scanio, il redivivo De Mita, sia i vertici locali del “nostro” partito (quello socialista), che all’interno della coalizione di centro-sinistra da anni collaborano al sacco campano.
Errato sarebbe citare la politica come unico colpevole di questa situazione. Non si possono infatti non considerare i consolidatissimi rapporti mafiosi, o meglio camorristici, che hanno reso la Campania terra atipica a livello nazionale.
La storia diventa dramma quando tra politica e camorra si instaurano taciti rapporti (taciti almeno finché non scoppia la bomba); il dramma diventa epico quando l’accordo non è più tacito ma palese agli occhi di tutti: quando la soglia di sopportazione e di quieto vivere viene stralciata e la realtà ci viene sbattuta in faccia in maniera tanto violenta.
Dopo la guerriglia urbana accaduta nelle periferie napoletane, tra cittadini ormai stanchi, gruppi di provocatori e forze dell’ordine, ora la protesta si sposta nelle regioni prossime ospitanti dei rifiuti campani.
È qui che la storia diventa definitivamente triste: a venir meno è quella caratteristica che ha sempre contraddistinto il nostro popolo nei veri momenti di difficoltà: la solidarietà nazionale.
Si assiste invece ancora di più a laceranti divisioni regionalistiche che rimandano a comportamenti pre-risorgimentali, fotografando così un’Italia spaccata, non in due, ma in mille pezzi: un’Italia frantumata.
E la domanda in questo caso è retorica: perché io laziale, io sardo, io toscano dovrei accettare l’arrivo di tonnellate di rifiuti nella mio regione per rimediare agli errori della classe dirigente campana che da decenni è li a stagnare senza prospettive e segnali di reale cambiamento???
Il nodo politico della questione a mio parere è qui: lasciare la nave che affonda non è un tradimento ma un dovere, caro Bassolino. Questa nave si può salvare solo se te ne vai perché l’hai guidata in maniera davvero sconsiderata.
Quando un paese perde il controllo è la classe politica che deve assumersi tutte le responsabilità.
La gara di dichiarazioni degli ultimi giorni da fastidio per la loro superficialità.
Boselli prendendo le difese del governatore Bassolino si è manifestato il più incredibile. Non bastava l’escalation dei luoghi comuni, ci mancava il paladino dell’ingiustizia, il don chisciotte che combatte non contro i mulini a vento ma contro la più palese delle verità.
La battaglia politica socialista doveva partire innanzitutto chiedendo la testa del ministro Pecoraro Scanio, leader dell’odioso popolo del no, che dopo il pasticcio, ha la faccia tosta di dare lezioni su come si poteva evitare questa situazione. Poi si doveva spostare il mirino verso la giunta regionale campana e verso il suo governatore Bassolino perché si è palesato in una situazione di difficile giustificazione.
E invece no, la sinistra perde per l’ennesima volta la possibilità di confermarsi una forza attenta alle questioni sociali, proponendo risoluzioni sacrosante e invece sembrano tutti in attesa che il problema si insabbi di nuovo. In particolare non mi convince la posizione del partito democratico, pronto a mettere lo sporco sotto il tappeto.
Pena è aver rianimato una destra mai così divisa dal dopo-tangentopoli. È qualcosa già visto in passato, una sinistra più solidale con l’opposizione che con il suo popolo.
Le esternazioni di Boselli sono di una irresponsabilità clamorosa, a prescindere dall’errore politico di non utilizzare l’argomento per fare una aspra critica politica all’amministrazione campana e ai corresponsabili romani.
Il leader di un costituendo partito, in un calderone politico che innanzitutto deficita di serietà, non può porsi con tanta superficialità.
Non sarebbe stato difficile porsi sinceramente e con trasparenza: un assunzione di responsabilità politica per imporre ai dirigenti del partito socialista campano di prendere nettamente le distanze da questa situazione, incentivando una campagna politica impostata non solo su un rinnovamento politico ma su un vero e proprio rinnovamento culturale.
Mostrare un segno di rottura forte con la politica Bassolino e con quella cittadinanza purtroppo compiacente.
….Ma qui non si sente volare una mosca.
Cari Boselli e Villetti, fateci capire realmente voi che intenzioni avete, perché io non ho alcuna intenzione di stare sotto l’ascella protettrice di Prodi, sperando sia la nostra unica ancora di salvezza.
Io, come probabilmente la maggior parte, ho aderito alla costituente sperando nel cambiamento, nel coraggio e nella forza di nuove idee, non per farvi rimanere a infangare il nome dei socialisti dalle privilegiate poltrone romane.
I socialisti insorgano.