L’Italia, il PS e il fattore Paura

Questa estate mi ha colpito molto un articolo di Giuliano da Empoli: “I moderati messi in fuga non da Caruso, ma dalle tasse”. Ho trovato l’articolo egregio nella sintesi dei dilemmi dei riformisti, in quanto veniva messo in risalto il fattore paura come elemento aggregativo per inerzia.

Condivido l’idea che il fattore paura è la discriminante decisiva per vincere l’elezioni in Italia. Alla base di questo concetto c’è l’assunto secondo il quale si prendono voti non in base alle proprie idee, ma perché il mio oppositore farà molti più danni di me una volta al Governo. Data la società italiana è la migliore strategia cui ricorrere, visto anche il bassissimo tasso di partecipazione dentro i partiti. In una società che ha una percezione della politica non proprio lusinghiera, è molto facile che una politica concentrata contro l’avversario risulti alla fine quella vincente. Bastano due o tre slogan ad effetto ed il gioco è fatto. Perché perdere tempo ad elaborare progetti, basta accusare l’avversario di ogni male che per inerzia aumentano le mie quotazioni. Ma l’Italia ha bisogno di questo?

La necessità di costruire una nuova classe dirigente è un processo ormai non più rinviabile. Chi oggi saprà meglio aprire il suo partito o movimento, chi meglio saprà cogliere le dinamiche sociali, chi baserà la sua azione programmatica non in base all’avversario bensì alle sue idee, potrà costruire un qualcosa di buono in questo travagliato paese. Purtroppo, il fattore paura è decisivo anche nelle scelte partitiche: aderisco in un soggetto più grosso in quanto è sicuro che qualcosa farà, non ci si domanda cosa, ma qualcosa farà. Molti affermano che preferiscono altri movimenti al Partito Socialista perché questo non è un partito di massa, però nel contempo ingrossano la massa di due ircocervi ai lati del PS da essi stessi criticati in quanto ibridi mitologici. Cosa spinge molti all’inerzia? La paura di misurarsi con le proprie idee, la paura di battersi per ciò in cui si crede, la paura di perdere l’elezioni.

La paura del domani, la paura di perdere o non trovare un lavoro, la paura di esprimere le proprie idee, stanno ingessando la politica italiana, e non gli permettono di crescere, di evolversi. Quanti giovani hanno paura di mettere su una famiglia? Quanti giovani chinano il capo per paura? Tantissimi. La paura del futuro condiziona la nostra vita, figuriamoci l’orizzonte politico. Abbiamo bisogno di un sussulto d’orgoglio, abbiamo bisogno di unirsi in ciò che si crede, non in ciò dove è più conveniente stare.

Allora eccola qui la vera sfida politica che oggi c’è in Italia, il PS. Potenzialmente può essere devastante, ha tutto per svilupparsi: collocazione internazionale chiara, posizione laica senza se e senza ma, riformismo puro, riforma del welfare-state, e così via dicendo.
La costituente può decollare e svilupparsi notevolmente se ognuno vince la sfida con la propria paura interna. Molti hanno aderito, stanno aderendo e aderiranno al PD perché lo vedono come soggetto stabile, contraddittorio ma stabile. Non si ha una corretta percezione della posizione socialista. Se mai si è più vicini alle posizione riformiste della costituente che a quelle del PD, però nel bene e nel male si va lì perché è visto come un porto sicuro. Stesso concetto dicasi per la cosa rossa.

Affinché i riformisti rompano con le proprie paure, il PS deve rompere le sue, i suoi tentennamenti, il suo wait and see. È giunto il momento della sfida globale, basta timori, basta reticenze, solo così da questa crisalide uscirà fuori una stupenda farfalla.