Discorso pronunciato in occasione della manifestazione “Mr.Socialism, forzare il cambiamento”
Sulla crisi in cui versa attualmente l’Italia sono state fatte molte analisi condivisibili. Questo è uno di quei passaggi cruciali della vita politica di un paese in cui se ne decide il futuro per gli anni a venire. Col crollo fragoroso del governo Prodi sembra definitivamente archiviata la seconda repubblica. E’ in questi mesi che si decide il futuro assetto politico del paese, e il conseguente destino. Ed è dunque adesso che bisogna dispiegare il massimo sforzo di analisi e azione politica.
Per capire allora come muoversi è necessario osservare quali sono gli scenari in campo. In questi giorni sta iniziando una campagna elettorale profondamente diversa da quella che l’ha preceduta che ci porterà verso elezioni politiche estremamente confuse.
Una cosa però è ormai certa: c’è uno spettro che si aggira per l’Italia, lo spettro del bipartitismo!La prospettiva più concreta per il nuovo assetto è infatti quella perseguita dal Pd e a suo modo assecondata da Berlusconi: un bipartitismo all’italiana imperniato su Democrats e berlusconiani. In questo senso sbaglia chi trova coraggiosa la mossa di Veltroni di correre da solo escludendo la sinistra radicale. Questa svolta era l’ovvia prosecuzione della scelta avviata con la nascita del Pd, nato appunto per egemonizzare il campo della sinistra italiana, diventando partito pigliatutto, che si rifà nei riferimenti storici e culturali all’esperienza del partito democratico americano. Il Pd ha un senso solo laddove nasca per rappresentare una delle gambe di un sistema bipartitico.
Questa risposta bipartitica elude però l’altra peculiarità della crisi politica italiana: la scarsa, quando non scarsissima qualità della nostra classe dirigente. L’Italia ha in effetti un enorme problema con la selezione della leadership. Se il bipartitismo già di per sé riduce la scelta dell’elettore sull’eletto a sole due opzioni, quello che ci si prospetta ha il suo limite peggior proprio nella sua incapacità di una selezione reale della classe dirigente. Di fronte alle primarie americane possiamo vedere la smaccata differenza che separa gli States dall’Italia; là abbiamo un paese intero che per un anno si mobilita in tutte le sue articolazioni per selezionare i candidati alla massima carica politica; qui da noi invece abbiamo da una parte un partito democratico che procede al contrario, prima scegliendo il leader e poi facendolo eleggere (la stessa cosa fatta alle politiche 2006 con Romano Prodi) e dall’altra parte Forza Italia (ma per AN vale un discorso analogo) che è caratterizzata proprio dall’assenza di dibattito interno e si regge esclusivamente sulla guida suprema e illuminata del gran capo. Un bipartitismo così fà sinceramente paura, sarebbe solo un modo per perpetuare all’infinito gruppi dirigenti che hanno già ampiamente dimostrato in questi 15 anni tutto il loro fallimento. Dobbiamo iniziare a dire chiaramente che non ci può essere nessuna nuova stagione con questi strumenti e questi leader. D’altronde Berlusconi è ormai alla quinta candidatura a premier e Veltroni ha già una volta condotto al suo minimo storico il maggiore partito della sinistra qualche anno fa.
Accantonando il pericoloso bipartitismo, qual è allora il giusto sbocco di questa crisi?Il problema del rinnovamento evidentemente non può che risolversi facendo emergere il merito. Ma merito vuol dire competizione e competizione vera. Promuovere anche in politica il merito e la competizione deve essere la stella polare per porre fine alla crisi politica. Cosa dobbiamo fare noi allora come socialisti?Favorire la competizione delle idee e degli uomini, la competizione tra i partiti e nei partiti.
Per il primo aspetto abbiamo un disperato bisogno di pluralismo, di voci fuori dal coro, che emergano dalla melassa indistinta di parole prodotte da una classe politica che spesso e volentieri non sa di cosa sta parlando!Ci vuole la guerra, metaforicamente parlando, anche tra i partiti alleati, dicendo il più possibile no a coalizione preelettorali. Solo così, da una lotta serrata tra le varie posizioni, possono emergere istanze di rinnovamento. E allora, non possiamo non prendere una posizione chiara sulla legge elettorale. Il modello tedesco, un proporzionale con sbarramento, è la legge elettorale di cui il paese ha bisogno, e su questo punto dobbiamo distinguerci e nettamente dalle vocazioni suicide, più che maggioritarie di Walter Veltroni.
E a partire da questa distinzione fondamentale e per le ragioni citate in precedenza di proporre una competizione costruttiva è assolutamente vitale che il Partito Socialista trovi il coraggio e l’orgoglio di presentare liste autonome e avversarie dei poli, avversarie tanto del populismo berlusconiano quanto del vuoto pneumatico, ma intriso di buoni sentimenti, veltroniano. Non regge l’argomento che se il Ps restasse in questo modo fuori dal parlamento scomparirebbe, perché profonde sono le ragioni della scelta di tanti militanti, che credono che questo progetto debba avere un vita lunga e segnare per tanto tempo il futuro della sinistra italiana. E’ invece ora il momento di rompere gli indugi e anadare a cercare il consenso di quell’ampia area dell’elettorato, tutt’ora non rappresentata dal monolite conservatore veltrusconiano, che raccoglie tutti i laici, liberali, repubblicani oltre ovviamente i socialisti, che dopo essersi entusiasmata per la Rosa Nel Pugno, sarebbe certamente pronta a sostenere un Ps coraggioso e capace di fare le pulci all’arroganza e al cerchiobottismo di Veltroni…
Per quanto concerne invece la competizione degli uomini, bisogna rimettere nella mani degli italiani il diritto di scegliere i suoi rappresentanti. Questo vuol dire l’utilizzo delle preferenze e/o delle primarie. Vuol dire congressi veri. I partiti attuali sono sempre più privi di dibattito e partecipazione, sono solo sigle vuote quando non cooperative a gestione familiare. Il Ps che abbiamo in mente dovrà sviluppare la capacità di sperimentare anche in questo senso. Deve riscoprire il gusto per l’elaborazione culturale che il Pd sembra avere definitivamente accantonato. Deve trovare nuove forme per tornare ad essere cinghia di trasmissione fra la società e le istituzioni Per questo credo sia giunto il momento per noi giovani di metterci in gioco anche e soprattutto all’interno del Partito Socialista a partire da un Congresso vero e combattuto, che non potrà essere quello fissato a ridosso delle elezioni, ma dovrà necessariamente tenersi successivamente, a bocce ferme.
E arriviamo quindi alla domanda cruciale per quello che ci riguarda. Cosa possono fare i giovani nel PS?Io credo possano e debbano avere l’ambizione e la capacità di pensare come futura classe dirigente. La scelta del Ps è la nostra scelta strategica per ricostruire la sinistra in Italia. E allora l’appello che rivolgiamo ai giovani di Sd presenti oggi è di guardare oltre il misero scenario dell’attuale politica italiana. La sinistra che verrà la dobbiamo costruire noi e sarà, non potrà che essere, socialista, laica e liberale. In tutta Europa la sinistra e’ il partito socialista, dove magari convivano tranquillamente un’anima massimalista con una più liberal. Ma oltre alle ovvie critiche a un progetto come quello della Cosa Rossa dove convivono contraddizione al limite dell’assurdo (se il socialismo infatti è come dice Rutelli, cosa del secolo scorso, Diliberto allora a quale secolo appartiene?e Pecoraro Scanio cosa ci fa ancora in politica di preciso?) c’è un’altra cosa che non possiamo far osservare ai giovani di sinistra democratica. Tra i ragazzi che con impegno e fiducia si sono gettati a capofitto in questo progetto di costruzione del PS ce ne sono moltissimi estremamente in gamba e capaci, che costituiranno certamente la futura classe dirigente di questo paese. Come se attorno a questa intuizione che la sinistra italiana vada ricostruita attorno a un Partito Socialista si siano raccolte alcune delle menti più giovani e brillanti di questo paese. In nome di questa intuizione, che è stata anche la vostra al congresso di Firenze dello scorso anno, non possiamo che chiedervi di iniziare insieme a noi questo cammino e di combattere la nostra stessa battaglia.