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box.jpgI produttori di televisori soffrono della sindrome dell’anno dispari. Senza un Mondiale o un Europeo o un’Olimpiade, eventi che si tengono tutti negli anni pari, è più difficile vendere televisori.I media soffrono invece della sindrome del governo lungo. Senza una tornata elettorale è più difficile fare il pieno di vendite ed ascolti di programmi privi di quiz milionari o costose produzioni.

La “Raiset” ha dunque iniziato lo sfruttamento economico della campagna elettorale con quell’opera di ingigantimento degli eventi che corrispondono agli interessi partitocratici dei suoi sponsor e padrini.

I nuovi contenitori, PD da un lato e PDL dall’altro, hanno, di fatto, già monopolizzato la scena e ipotecato tutti gli spazi televisivi.
Dopo il fallimento del bipolarismo ‘coatto’, si prova a far partire la Terza Repubblica all’insegna del bipartitismo ‘forzoso’, una creatura monca che porta con se un grave rischio per la già fragile democraticità del sistema istituzionale italiano.
Il rischio è quello di accentuare la già carente rappresentatività di un Parlamento composto da uomini non scelti dagli elettori tramite l’elargizione di forti premi di maggioranza a partiti (non più a coalizioni) che non sono più obbligati a raccogliere la maggioranza dei voti.

Tutto questo viene oggi venduto da “Raiset” come soluzione alla necessità di ‘semplificare’ il sistema e rendere omogenee le maggioranze parlamentari.

Lodevole intento se la necessaria ‘semplificazione’ avvenisse sulla base dei “contenuti” a cui far corrispondere dei ‘contenitori’. Ma ciò non accade o, almeno, non è ancora accaduto. Se i partiti fossero camere d’albergo, nella stanza con la targhetta ‘riformista’ ci troveremmo il PD e Di Pietro e non avremmo traccia di socialisti e radicali.

Per non parlare, poi, del ‘guazzabuglio’ che va sotto il nome di Popolo delle Libertà dove strenui liberisti si alleano con i difensori dei tassisti e grandi democratici abbracciano grandi fascisti mentre scacciano grandi democristiani.

E’ questa la semplificazione? Questa è piuttosto una faida, una resa dei conti in cui si è costretti a lottare prima nel proprio schieramento e poi contro quello avversario.

Cosa particolarmente vero nel campo della sinistra. Nel caso dei socialisti, infatti, senza una coalizione tra ‘riformisti’, la lotta al PD diventa un ‘must’, una necessità vitale, perché il target del 4% è raggiungile solo convincendo elettori della stessa area di riferimento e in particolare coloro che credono all’importanza di uno stato laico e ai valori del socialismo europeo.

Nel caso della Sinistra Arcobaleno vale lo stesso discorso perché, aldilà dei proclami di facciata, quest’area non può raccogliere voti provenienti da ‘destra’ ma solo da altri ambienti – meno conservatori – della ‘sinistra’.

Presentando l’alternativa, o noi o la Cosa Rossa, il PD ha quindi posto mano al tentativo di fagocitare i socialisti, ovvero quello che ne resta, dopo decenni di demonizzazione stalinista operata con l’attiva collaborazione di molti dei sedicenti dirigenti di quello che era il PCI-PDS e oggi diventato PD, alias Partitus Dei.

Il panorama delle alleanze è ancora fluido, ma bisogna accettare il rischio di essere superati dagli eventi e rinforzare l’invito che viene dalla base ai gruppi dirigenti radicali e socialisti perchè uniscano le forze e ripartano da un bagaglio di idee, progetti e tante altre concrete cose da fare con l’obiettivo di andare comunque in Parlamento per testimoniare che in Italia la laicità è ancora un valore, che la giustizia sociale non è mercimonio, che i diritti dei singoli vengono prima di quelli delle ‘caste’.