Politicamente scorretto. Labouratorio ci piace così, anche quando è politicamente corretto votare PS. Lo ripetiamo: ogni affinità è divergenza. Labouratorio mostra tutto il suo lato “free”, libero dai condizionamenti MA ANCHE autolesionista e un pò masochista…non aggiungiamo altro, visto che il titolo dell’articolo è eloquente! Buona lettura!
Normalmente nelle argomentazioni politiche si ricerca l’aderenza dei programmi e degli intenti ai propri ideali ed ai propri valori. La passione è una componente fondamentale della politica stessa ma a volte mi sembra che la nostra società sia pronta a dimenticare l’antico insegnamento che ci arriva dal passato, ovvero che la politica è anche un’arte. L’arte della politica richiede quindi non solo la passione ma soprattutto la ragione e con essa la scelta ragionevole. Ho deciso che alle prossime elezioni politiche di Aprile darò il mio voto al Partito Democratico. Ho preso questa decisione sulla base di riflessioni che considero razionali e ragionate e che quindi sono, a mio avviso, il modo migliore per creare una base di intenti con gli altri elettori, al di là del loro colore politico.
Parlerò dunque di convenienza, che in questa sede non è intesa come “tornaconto personale” ma piuttosto nel suo senso etimologico ovvero “giungere insieme”, “accordarsi”; sostenendo dunque perché ritengo che sia conveniente, per un elettore di sinistra, votare PD. Tratterò la cosa per punti precisi in modo da risultare più chiaro possibile.
I. La nascita del Partito Democratico ha indubbiamente portato delle novità formali ed in parte sostanziali alla politica italiana. Si tratta non solo di novità di linguaggio, di impostazione programmatica e di comunicazione ma anche di pura e semplice pragmatica dell’azione politica. Se queste novità sono solo demagogia, come certo potrebbero esserlo, saranno i fatti a mostrarlo in seguito, ma attaccare il PD solo per un presunto sospetto è quello che si chiama “processo alle intenzioni”, pratica comune nel nostro paese e del tutto sterile sotto ogni profilo.
II. La scelta del PD di candidarsi da solo, ha modificato non solo gli equilibri tradizionali degli assetti politici da sinistra a destra ma ne ha anche profondamente mutato la percezione da parte dell’elettorato. Questo è un indice di modernità da non sottovalutare.
III. Le scelte del PD hanno mostrato che molto spesso chi si proclama progressista o semplicemente “di sinistra” è in realtà conservatore. L’attaccamento ai simboli dei partiti o il richiamo costante alle tradizioni sono gravi sintomi di questo atteggiamento. Ritengo che battersi per una determinata cultura politica si debba fare all’interno di un più largo movimento rinnovatore e non arroccandosi sull’Aventino in nome di irrinunciabili tradizioni, condotta rivelatrice forse un attaccamento al potere e alle poltrone che con certe tradizioni non dovrebbe avere a che spartire.
IV. La disastrosa legge elettorale impone di non disperdere il voto per alcune semplici ragioni. La prima è che la presenza di micropartiti non è espressione del pluralismo ma piuttosto dell’individualismo ed è la via maestra alla pratica del ricatto politico. La seconda è che i caravanserragli che ci siamo abituati ad avere come coalizioni di governo (sia a destra che a sinistra) nascono spesso come coalizioni di opposizione e non propositive. Di fatto quindi esse possiedono tutte le qualità per essere elette ma quasi nessuna qualità per poter governare. Un grande partito di ispirazione democratica è il luogo ideale in cui creare stabilità politica senza azzerare ogni dibattito ma anzi favorirlo.
V. La sinistra cosiddetta radicale ha dimostrato che la sua impostazione non è critica ma piuttosto scettica. Criticare significa muovere delle osservazioni con metodo, entrando nel merito. Essere scettici significa invece semplicemente dire “no” sulla base dell’intrinseca incertezza di ogni vicenda umana. E se la scuola del sospetto è una forma di analisi dei problemi non può certo esserne una soluzione. La fine dell’alleanza con questa sinistra fa pensare che il Partito Democratico sia un partito pronto a fare delle scelte autonome assumendosene il peso. Se queste scelte saranno giudicate sbagliate dagli elettori non ci saranno capri espiatori su cui rifarsi ed il Partito Democratico ne sarà il solo e diretto responsabile.
VI. I numeri elettorali del PD ne fanno il principale soggetto della sinistra e dunque il più importante partito con cui dialogare per la destra. Se un elettore può sperare che le proprie idee vengano anche solo prese in considerazione deve convenire che con molta più probabilità potrà dibatterle se appartiene ad una cultura politica di maggioranza. In questa ottica la mancanza di una certa parte dei socialisti nel PD, da una parte priva il maggior partito della sinistra di una componente culturale preziosa ma dall’altra rende qualsiasi aspirazione politica da parte dei socialisti completamente vana.
VII. I valori della laicità, della solidarietà sociale e della libertà individuale saranno più tutelati e considerati se affermati all’interno di un soggetto che può aspirare a governare piuttosto che se sostenuti solo in formazioni minoritarie.
La politica è quindi anche ragione. E non si deve dimenticare come sia nata per amministrare la cosa pubblica. Una gestione efficace ed efficiente garantisce la possibilità di dialogo ed il confronto ma presuppone di poter fare delle scelte e di poterle applicare. Quando si vota si dovrebbe pensare anche e soprattutto a questo aspetto e non solo coltivare il proprio orticello.