In queste convulse settimane che stanno precedendo la presentazione delle liste, il Partito Socialista ha subito delle violente umiliazioni da parte degli attuali dirigenti democratici. Partendo da D’Alema passando per Veltroni, l’arroganza con la quale coloro che oggi si presentano al popolo italiano come il nuovo che avanza ci ha fatto ricordare quella del più vetero comunismo. Forse queste dichiarazioni, anche se ci hanno ferito sono state utili; utili a farci uscire finalmente da un silenzio che stava logorando i compagni che sul territorio si apprestano ad affrontare questa difficile campagna elettorale. E così finalmente si è deciso che l’1 e 2 marzo verrà presentato a Roma il programma e lanciato il candidato premier per quella che si preannuncia la più grande campagna elettorale mediatica della storia della Repubblica Italiana; alcune considerazioni per arrivare preparati a questo appuntamento mi sembrano doverose.
In primo luogo penso che in questa settimana chi provvederà alla stesura del programma non potrà non tenere conto dei numerosi suggerimenti che soprattutto tramite il web stanno giungendo da tantissime compagne e compagni, sia per il valore politico-culturale di questi suggerimenti, sia perché a mio avviso molti di questi sono rappresentativi di un sentimento dell’oggi fortemente diffuso tra i cittadini italiani. Proprio l’interpretazione di questo sentimento dell’oggi, di questa voglia di una buona e rinnovata politica sarà il punto cruciale che ci consentirà di superare o meno la soglia di sbarramento. Se è vero come sono convinto sia, che i cambiamenti veltrusconiani sono dei cambiamenti gattopardiani e che le varie anime che oggi compongono il partito socialista non hanno mai avuto un carattere familistico, ma sono stati espressione di un ideale nelle sue varie forme e accezioni, dunque in grado di far crescere nel proprio seno una nuova classe dirigente, penso sia giunto il momento, proprio cogliendo l’occasione della campagna elettorale, per aprire una nuova primavera socialista.
Quest’ultima non va letta come la rivendicazione di una mera questione giovanilista, ma come il superamento di quello che nel corso di questi ultimi lunghi 14 anni è stato un primum vivere. Vivere e filosofare devono oggi essere coniugati insieme in un unico verbo che dovrà trovare vera espressione in un volto nuovo del socialismo italiano. Non sarebbe forse imbarazzante per l’eterno Berlusconi e per il “nuovo” Veltroni trovarsi in un dibattito con un ragazzetto/a che potrebbe avere l’età dei loro figli o dei loro nipoti, in grado di smontare la tesi del bipartitismo forzato come panacea di tutti i mali della politica italiana e chieder loro cosa abbiano fatto in questi anni per rafforzare la nostra democrazia?
Insomma non un giovane pur che sia tale, ma un giovane politicamente valido, culturalmente preparato, con grinta e carisma, in grado di comunicare i contenuti di un forte programma riformista quale sarà quello del partito socialista. Nella composizione delle liste penso si debba tener conto oltre che del ricambio generazionale, anche della rappresentanza territoriale evitando dunque una testata di lista uguale per tutta l’Italia e della necessità di aprire il partito a quella società civile che ancora crede nella buona politica. Penso dunque al mondo della ricerca, dell’istruzione, del settore no-profit, delle associazioni sindacali. Sono cosciente che buona parte del futuro del socialismo italiano dipenderà dalle decisioni romane dei prossimi giorni e allora non posso non rivolgermi a colui che è stato definito il pesce pilota della costituente socialista, Enrico Boselli.
Caro Enrico, se consentirai l’aprirsi della nuova primavera socialista offrirai la miglior risposta a coloro i quali ti hanno detto di aver fatto le più inimmaginabili alleanze, non per far sopravvivere un ideale, ma solo per tutelare le poltrone di un gruppo dirigente fazioso e nostalgico in nome di un socialismo italiano da tempo tramontato.