(*) La sicurezza delle città in cui viviamo costituisce uno dei temi più scottanti nei dibattiti alimentati dall’opinione pubblica italiana.
Il diritto alla libertà e alla sicurezza del cittadino , per l’importanza che riveste nello scenario politico globale negli ultimi vent’anni, viene persino sancita nella legislazione internazionale, ovvero nella Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea.
Oggi, infatti, è il tema che occupa il primo o il secondo posto nelle preoccupazioni dei cittadini, soprattutto di quei segmenti sociali più “deboli”, ovvero donne, anziani e bambini. Per questo costituisce un fattore “strumentale” che le politiche di Governo, locale e nazionale devono affrontare organicamente e efficacemente.
Il concetto di sicurezza nel territorio urbano ha subito negli ultimi anni una significativa evoluzione. La vecchia idea di città sicura riconduceva essenzialmente la criticità ad un problema di incolumità personale rispetto a fenomeni criminosi: questo tipo di sicurezza, relativo all’ordine pubblico nel suo aspetto di “polizia”, fa riferimento sia ad approcci risolutivi di tipo repressivo che preventivo, ma è tipicamente afferente alle competenze delle sole forze dell’ordine.
La domanda di sicurezza da parte dei cittadini sta assumendo un’accezione più ampia, riferita alla vivibilità, alla libertà di muoversi, lavorare e usufruire con serenità degli spazi pubblici e privati delle città, in una situazione di convivenza civile tra etnie, culture e generazioni differenti: il tema, quindi, è quello del contrasto all’emarginazione, di una gestione responsabile dell’impatto del fenomeno dell’immigrazione, della tutela dell’ambiente e delle risorse culturali, della valorizzazione dello sviluppo locale, della protezione dei siti sensibili, della diffusione della legalità e al contempo della cultura delle regole.
E’ evidente che questa nuova e più ampia interpretazione della sicurezza, denominabile “sicurezza urbana” per distinguerla dal precedente aspetto di “sicurezza pubblica”, si ricollega a due recenti fenomeni, ovvero il dilagare della globalizzazione e dell’innalzamento della qualità della vita nelle città. In questo senso, essa travalica il ruolo delle forze dell’ordine per acquisire una dimensione più attiva e interattiva dove assumono rilevanza più soggetti, non solo quindi le istituzioni pubbliche, ma anche le organizzazioni della società civile, le associazioni, il tessuto economico e gli organi di informazione.
La grande sfida delle amministrazioni locali è proprio quella di riuscire a coinvolgere attraverso politiche di prevenzione e integrazione, tutti i soggetti che sono chiamati a svolgere un ruolo nelle nostre città. Solo con politiche incanalate in tal senso è possibile evidenziare le situazioni di criticità presenti nel contesto urbano e interpretarle, allo scopo di coinvolgere la comunità in azioni e progetti che diano risposta ai bisogni di sicurezza, contrastino l’illegalità, rimuovano le situazioni di maggior degrado e ridiano fiducia al cittadino.
Sicurezza è vivere in contesti urbani che non producano esclusione, divisioni tra gruppi di cittadini e gerarchie sociali. Sicurezza è componente e risultante di una esigibilità piena dei diritti di cittadinanza.
Le azioni da sviluppare concretamente sul territorio sono bidirezionali. Riguardano, da un lato, interventi mirati al potenziamento e alla riqualificazione dei servizi, dall’altro, c’è la necessità di dar corso a un insieme di interventi per la prevenzione e la formazione culturale e sociale, tali da interagire coi comportamenti e gli stili di vita delle persone. Si tratta dunque di progettare e promuovere, anche con idonee iniziative formative, programmi e servizi in linea con le più moderne e innovative politiche di welfare dei Paesi europei in grado di incidere significativamente sulla qualità generale di vita della comunità.
Dal punto di vista operativo, le azioni e i progetti mirati al potenziamento e l’ammodernamento dei servizi a disposizione del cittadino sono molteplici e rappresentano le soluzioni più efficaci per prevenire il degrado e la perdita della percezione della sicurezza delle città; essi variano da un maggior presidio delle forze dell’ordine nel territorio, al potenziamento dell’illuminazione pubblica e del sistema di videosorveglianza, a piani di formazione mirati a costruire una cultura sull’educazione alla legalità e sull’ informazione in merito alla prevenzione dei reati, all’utilizzo per attività culturali e sociali dei beni confiscati alla criminalità organizzata, tema caro a non poche regioni italiane e molto altro ancora.
Anche per questo delicato tema, come la mitica pubblicità della Mentadent, vale il detto “prevenire è meglio che curare”. Ciò comunque non può avvenire se parallelamente alle azioni che ho descritto precedentemente, non si proceda, per ciò che concerne una micro-criminalità che sta dilagando in macro-criminalità organizzata, a un potenziamento in termini sia quantitativi che quantitativi delle forze dell’ordine e ad una riorganizzazione seria del sistema giudiziario che sia finalmente in grado di far dormire sonni tranquilli ai cittadini, assicurando la certezza della pena ai criminali in tempi celeri.
Il nocciolo della questione può essere riassunto nel binomio “sicurezza urbana e qualità della vita nella città”.
In quest’ ottica cade il concetto di tolleranza zero, della risposta dura di contrasto duro. Oggi un partito come il nostro deve saper sviluppare politiche articolate, diversificate, flessibili, mettendo in campo tanti attori affinché il diritto alla sicurezza possa essere affrontato in maniera coerente, non solamente con la forza, non solamente con il contrasto anche se pur necessario, ma con una sorta di compartecipazione, con differenti competenze, di tutti i soggetti deputati al miglioramento della qualità della vita e della sicurezza del cittadino. La pace e la sicurezza di una città non sono garantite solo dalle Forze di Polizia ma principalmente da una complessa e inconscia rete di controllo volontario esercitato dalla popolazione stessa. In questa ottica la prevenzione assume un ruolo particolarmente importante. Si tratta di vigilare e sostenere con azioni mirate la vitalità e la sicurezza dell’ambiente impedendo o riqualificando i servizi prima ancora che questi comincino un progressivo e inesorabile degrado. Là dove invece la sicurezza è in pericolo, è necessario intervenire rapidamente con azioni che impediscano il dilagare della paura e ripristinino lo stato di fiducia dei cittadini verso la città.
Tengo inoltre a sottolineare che la sicurezza è un bene comune e, in quanto tale, non appartiene più a una logica dicotomica: non è un tema dai connotati neri o rossi, di destra o di sinistra. E la risposta a tale problema è altrettanto scontata: non può essere né di destra né di sinistra. E’ un tema che deve essere affrontato in maniera organica e integrata da tutto il sistema politico. Insomma, non può essere lasciato in balia del principio “tolleranza zero” adottato dalla destra estremista, ma nemmeno dal “buonismo” dilagante dell’estrema sinistra. Il nostro partito deve prendere a cuore il tema della sicurezza, egualmente a quello del lavoro o a quello della laicità. Il Partito socialista, se vuole diventare la vera forza riformista del nostro Paese in grado di cogliere anticipatamente i cambiamenti repentini di una società nel pieno stadio della globalizzazione, deve farsi carico e diventare l’alfiere della battaglia per garantire la sicurezza dei cittadini, attraverso politiche di investimento pianificate nel lungo periodo che possano realizzare interventi mirati alla promozione di un ambiente più sicuro, favorendo la crescita delle relazioni personali e di gruppo, promuovendo la convivenza tra diverse culture per prevenire fenomeni di criminalità e inciviltà, sviluppando al contempo il senso di appartenenza alla comunità. Dobbiamo operare affinché si dia vita finalmente ad una vera e propria cultura della legalità e della prevenzione che possa contribuire efficacemente e concretamente alla crescita economico-sociale del nostro Paese.
* _ Questo articolo è stato redatto sulla base di un intervento pubblico tenuto ad Orvieto lo scorso novembre durante un dibattito pubblico di carattere programmatico.