Category: Politica Interna

  • Emergenza rifiuti o emergenza Camorra? La vera emergenza è la politica

    Le immagini delle strade di Napoli invase dai rifiuti hanno fatto il giro del mondo. Inutile sottolineare il danno all’immagine subito dal Bel Paese sommerso da un fiume di “munnezza” più simile ad una favela brasiliana che ad una moderna metropoli europea. Di fronte all’insorgere di un problema per cui esistono le soluzioni tecniche le responsabilità ricadono interamente sulla politica. Alcuni commentatori hanno parlato del problema delle infiltrazioni malavitose nella gestione dei rifiuti e nella strumentalizzazione delle proteste dei cittadini contrari alla riapertura delle discariche. Senza dubbio la questione mafiosa è un dramma dell’Italia che nel Sud assume una dimensione emergenziale ma è altrettanto innegabile che se tale realtà esiste non si capisce perché non si verifica lo stesso fenomeno a Palermo piuttosto che a Reggio Calabria o a Bari.

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  • La puzza di monnezza ha dato alla testa a Boselli

    Il problema “munnezza”, oggi noto al mondo, ieri solo ai cittadini campani mette alla berlina un sistema amministrativo ormai marcio e al collasso.
    I boss politici campani sono sempre gli stessi, sia quelli da copertina come il governatore Bassolino, il sindaco Iervolino, i Ministri Mastella e Pecoraro Scanio, il redivivo De Mita, sia i vertici locali del “nostro” partito (quello socialista), che all’interno della coalizione di centro-sinistra da anni collaborano al sacco campano.

    Errato sarebbe citare la politica come unico colpevole di questa situazione. Non si possono infatti non considerare i consolidatissimi rapporti mafiosi, o meglio camorristici, che hanno reso la Campania terra atipica a livello nazionale.
    La storia diventa dramma quando tra politica e camorra si instaurano taciti rapporti (taciti almeno finché non scoppia la bomba); il dramma diventa epico quando l’accordo non è più tacito ma palese agli occhi di tutti: quando la soglia di sopportazione e di quieto vivere viene stralciata e la realtà ci viene sbattuta in faccia in maniera tanto violenta.
    Dopo la guerriglia urbana accaduta nelle periferie napoletane, tra cittadini ormai stanchi, gruppi di provocatori e forze dell’ordine, ora la protesta si sposta nelle regioni prossime ospitanti dei rifiuti campani.
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  • Abuso dell’Ingegneria Elettorale

    L’anno dispari 2007 è finito ed è la volta del 2008 – che è anno pari e per la Cabala sembrerebbe essere quello della svolta – ma i timori e le preoccupazioni sono le stesse, arriverà Godot? L’agenda politica, in queste settimane, si è focalizzata su un tema che, a quanto pare, sembra abbia rimesso in moto il treno della politica e riacceso di nuovo l’interesse dell’opinione pubblica sui partiti. La discussione si è concentrata sui “modelli”: spagnolo, sistema tedesco, doppio turno alla francese. A leggere i quotidiani di queste settimane si ha l’impressione di trovarsi di fronte a tanti professori di diritto e a politologi di fama mondiale, tanto da far gridare allo scandalo anche Giovanni Sartori sulle pagine del Corriere della Sera. I neopartiti cuciti su misura per un’opinione pubblica volatile, con i loro premier ombra sempre più alla ribalta, invece di dare un indirizzo politico forte e chiaro, indicando rimedi per uscire dalla grave crisi in cui versa la democrazia italiana, si sono, fino a questo momento, limitati a reclamizzare altri modelli, con parvenze demagogiche.
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  • Per un Partito Socialista con cuore, cervello e palle!

    I primi mesi del 2008 saranno cruciali per la politica italiana. Forse, e non credo di spararla grossa, i più importanti negli ultimi anni. Referendum, nuova legge elettorale, crisi economica nazionale e internazionale, crisi delle borse, perdita del potere d’acquisto delle famiglie, sono aspetti singolarmente importantissimi, una montagna nel complesso. Di fronte a un’ipotetica rivoluzione copernicana cosa dovrebbe fare il Partito Socialista?
    Per dare una risposta alla domanda precedente, il PS dovrebbe rispondere ad un’altra domanda: quali sono le sue ambizioni? Delle due l’una: il far fruttare al meglio rendite di posizione presenti, passate e future, oppure costruire un partito anatomicamente composto da tre organi: cuore, cervello e palle.
    Se il PS dovesse scegliere la prima risposta, essendo poco propenso alla tutela delle rendite in tutte le sfumature possibili, potrei suggerire non di fare qualcosa, bensì di non fare qualcosa. Il qualcosa da non fare assolutamente è costituirsi come Partito Socialista. Chiamatelo Partito rosso, giallo, blu o il colore che più vi aggrada, ma non chiamatelo socialista.
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  • La transizione infinita e l’onestà di Veltroni

    veltrusconi.jpgFinalmente parole di chiarezza, sia pur amare: l’accordo che si profila fra le principali forze politiche a partire dalla bozza Bianco non chiuderà la lunga transizione italiana. Sarà anzi esso stesso provvisorio. Ripensare davvero gli assetti istituzionali richiederebbe un dibattito di ben altro spessore, con il coinvolgimento reale dei cittadini e una vera assemblea costituente.
    Walter Veltroni, che pure ha ribadito l’urgenza di provvedimenti quali la riduzione del numero dei parlamentari e il superamento del bicameralismo perfetto, ha avuto l’onestà di non spacciare per “storica” l’eventuale intesa sulla legge elettorale, volta nella migliore delle ipotesi a iniziare il percorso della Grande Riforma.
    Già: è desolante constatare come il nostro Paese, a differenza di altri con una struttura socio-economica non troppo dissimile, non riesca a rispondere alla profonda crisi che l’attraversa con un disegno riformatore di ampio respiro e sia costretto perennemente a rincorrere le emergenze e a tamponare le ferite: una liberalizzazione di qua, un “vassallum” di là. E la stessa frammentazione del quadro politico è madre e figlia della transizione interminabile.
    Anzi: la maggioranza delle dicotomie che caratterizzano lo scenario attuale – via parlamentare-via referendaria, partito all’americana-partito tradizionale, laici-cattolici – appare sempre più vuota dinanzi alle vere sfide che si profilano e alla posta in gioco: vivere in una società libera e plurale.

  • Mia cara e dolce munnezza…

    napoli-rifiuti-manichini-impiccati.jpgE’ da 14 lunghissimi anni che in Campania imperversa il problema dei rifiuti e del loro smaltimento. Un’emergenza continua, che va oltre l’immaginabile.

    E’ di quest’oggi (NB: Domenica 6 Gennaio) l’avvertimento del commissario all’Ambiente della UE, Stavros Dimas, che giudica “impossibile che un’emergenza duri 14 anni” e che “le dichiarazioni di buona volontà non ci basteranno più. Le autorità italiane dovranno agire, prendere misure concrete e immediate per risolvere la situazione tenendo in considerazione sia le esigenze di salute pubblica sia quelle di protezione ambientale. Occorre raddoppiare gli sforzi”, ritenendo inoltre insufficiente l’apertura di 4 nuove discariche (Serre, Savignano Irpino, Terzigno e Sant’Arcangelo Trimonte).

    Sorge un microscopico problema: siamo sicuri che riusciranno ad aprirle quelle 4 discariche?Oppure ci saranno rinvii?O peggio ancora resistenze delle comunità locali? Tutto si gioca su questi fattori.

    Abbiamo da una parte l’irresponsabilità della “premiata ditta” Bassolino-Iervolino, responsabili in primis (soprattutto Bassolino, al potere in Campania prima come sindaco e ora come governatore, che a qualsiasi domanda risponde “non so nulla”) di un vero e proprio disastro ambientale e che, inoltre, continuano a rimpallarsi assurdamente le colpe (”colpa del sindaco” per Bassolino, “colpa dei commissari straordinari” per la Iervolino…e i commissari straordinari cosa diranno?).

    Dall’altra parte c’è la disperazione della gente, che la porta ad agire nei modi più autolesionistici a cui la storia umana abbia mai potuto assistere. La gente è pervasa da una sorta di follia collettiva paragonabile solo al più spettacolare dei film hollywoodiani. Quella però è finzione, qui siamo nella realtà.

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  • Ho visto la gente della mia età entrare nel Partito Democratico…

    partitodemocratico1.jpgQuesta volta nel mio articolo non ci saranno ne attacchi ne polemiche. Questa volta non ci saranno nomi di politici o avvenimenti rilevanti da cui trarre spunti di riflessioni.
    Questa volta ho voluto capire il mondo dei giovani del partito democratico. Per farlo ho organizzato una chiacchierata con due amici storici di Formia. Amici con i quali sono cresciuto, abbiamo frequentato le stesse scuole, abbiamo giocato a pallone e soprattutto fatto insieme le primissime esperienze politiche.
    Ci saranno solo le parole di questi due carissimi amici, Luca Magliozzi e Alessandro Carta che mi hanno raccontato il perché della loro adesione al Partito Democratico e le loro speranze. Certo non mancheranno provocazioni e frecciate.

    Allora ragazzi iniziamo dal principio: quali le vostre prime esperienze politiche e quali le strade percorse che vi hanno portato ad aderire al partito democratico?

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  • La parabola del buon Walter

    Personaggio principale: il Maestro alias Walter Veltroni. Nacque in un lontanissimo paese siberiano, figlio di una famiglia poverissima. Riuscì a sopravvivere ai lunghissimi e gelidi inverni russi, grazie alla sua capacità di adattamento e alla tessera del Partito Comunista. Mangiava bambini, odiava la proprietà privata e i cugini socialisti.

    Un giorno nella lontana terra italica, il Maestro della stirpe democratica, incontrò un socialista in preda al panico. Lo guardò dritto negli occhi e scorse il grande tormento di questo poveretto. Non ce la faceva più a pagare il mutuo prima casa e la banca Monte dei Pascoli Democratici voleva la sua abitazione.
    Piangeva disperato: “Dove andranno a dormire i miei figli?” diceva con fare disperato.
    Il Maestro prese la sua mano e disse: “Tu troverai posto nella grande casa del popolo democrat.”
    Il povero socialista si inginocchiò e lo ringraziò. Si mise al polso un Rolex gentilmente regalato dal Maestro e lo seguì nel predicare.
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  • L’anomalia italiana è la questione socialista

    Ripercorrere, a grandi linee, la storia del socialismo italiano, significa porre la lente d’ingrandimento sugli eventi che hanno accompagnato, dalla nascita alla diaspora, quel partito dei lavoratori nato a Genova nel giorno di ferragosto del 1892.
    E’ la storia di una tensione dualista, dai risvolti spesso drammatici e insuperabilmente equivoci, che attraversa oltre un secolo di cronache politiche nostrane. Dalla discrasìa tra anarchici e marxisti sul finire dell’800, a quella tra gradualisti e riformisti nel quindicennio che precede la Grande Guerra, o alle schermaglie tra interventisti e neutralisti durante la medesima. Tensione che, da tendenzialmente endogena nei primordi, arriva a sgretolare il dogma dell’unità d’azione della Classe Lavoratrice con lo scisma livornese, fino a raggiungere il suo limite apicale nel duello a sinistra, aspro e con poche esclusioni di colpi, dell’ultimo quarto del secolo passato.
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  • La via socialista alla globalizzazione

    In risposta alla critica odierna del Pontefice al fenomeno della globalizzazione

    L’intera società nazionale ed internazionale, per molti versi già postmoderna, è oggi teatro di un profondo cambiamento evolutivo, che, dal punto di vista tecnologico e quindi della capacità dell’uomo di dare risposta ai propri bisogni trasformando le risorse di cui dispone, la definisce in termini post-industriali ma anche post-ideologici. Infatti, tale caratterizzazione emerge nella fase attuale di superamento del modello di società industriale, avviata nel corso dell’Ottocento e alimentata, ideologicamente, dallo scontro tra due opposti sistemi di pensiero, il marxismo e il liberalismo. Per entrambi, una società industriale si costituisce quando, in economia, si diffondono tecnologie basate sulla produzione con macchine, in imprese di relativamente grandi dimensioni, per un mercato di massa che conduce alla formazione di una diversificata classe di capitalisti e di operai. Tale processo di sviluppo economico attrae sul piano sociale gli strati più deboli della popolazione, che muovono dalla realtà agricola a quella industriale, dalle periferie verso il centro, dalla piccola e media industria verso la grande industria, oggi anche multinazionale. Nell’ottica del pensiero liberale, il processo conduce all’integrazione ed alla cooperazione tra gli individui; nell’ottica del pensiero marxista, viceversa, al conflitto ed alla lotta tra diverse e contrapposte classi produttive. In entrambi i casi, l’errore della teoria consiste nell’immaginare un processo di produzione di tipo unilineare; che tuttavia, storicamente, non giustifica alcuni fenomeni economici e politici tipici delle odierne società industriali avanzate, come ad esempio la presenza di mercati del lavoro differenziati, la persistenza della piccola impresa, la conservazione del potere da parte di ceti tradizionalmente forti, etc. (more…)