Category: Società e Cultura

  • Giù le mani dalla speranza. Un commento alla SPE SALVI di Papa Benedetto XVI

    Alle quattro virtù cardinali, prudenza, giustizia, fortezza e temperanza, il cattolicesimo aggiunse le tre virtù teologali, fede, speranza e carità che, per loro definizione, non possono nascere dal solo sforzo dell’uomo ma sorgono ispirate direttamente dalla grazia divina. Le tre virtù teologali rappresentano una sorta di trinità etica del cristianesimo e per le stesse ragioni della Trinità più famosa non possono essere concepite separatamente senza rimandarsi l’un l’altra.
    La fede in Dio è la speranza della salvezza che ci ha promesso attraverso la carità. E d’altra parte la speranza sancisce la fede nel segno della carità. I tre concetti sono vincolati e forse rappresentano aspetti diversi di una medesima condizione che si riassume nell’esser eticamente cristiani. Nonostante cambiando l’ordine degli addendi il risultato non cambi, sarà utile considerare queste dimensioni etiche separate. Del resto è proprio sul terreno della speranza e delle sue accezioni che il pensiero laico ha sfidato la dimensione religiosa.

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  • Gobetti: fra equivoci e strumentalizzazioni

    Piero Gobetti, scrittore, editore, antifascista, vero e proprio organizzatore di cultura, è una delle figure che più mi ha colpito nel corso dell’adolescenza.
    Fin troppo facile risulterebbe per un liberale di sinistra farne un mito, ma qui occorre far posto ad un’analisi più fredda del suo pensiero per comprendere meglio il dibattito che si è scatenato intorno alla sua figura negli ultimi 15 anni.
    Uso non a caso la parola “scatenato” perché, proprio a pochi anni dalla caduta del muro di Berlino, Gobetti è stato ora esaltato ora accusato di essere un contraffattore del liberalismo.
    A chi scrive è sembrata più una partita fra intellettuali di professione, una gara a dimostrare chi è “l’autentico liberale” in Italia facendo un uso politico spericolato della storia.

    Se da una parte il filone neoliberale (in primis Bedeschi e Galli della Loggia) ha visto in Gobetti un fraintenditore del liberalismo e un criptocomunista, dall’altra un settore della sinistra che fa riferimento alla rivista Micromega di Flores d’Arcais e che si autodefinisce continuatrice dell’eredità etico-politica dell’azionismo ha elogiato le analisi di Gobetti per la profonda attualità.
    Certo che raffigurare Gobetti come un fascista alla rovescia da un lato o parlare di Mani Pulite come la traduzione a livello giudiziario della rivoluzione liberale gobettiana sconcerta chi abbia letto con curiosità gli scritti di Gobetti cercando di storicizzarli.

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  • Democrazia e felicità

    Herald TirbuneIn questi giorni, è parso strano a molti il giudizio del New York Times sul manifesto “infelice” destino degli italiani. Non sappiamo con quale e/o quanta consapevolezza, il giudizio sia stato espresso in considerazione della pubblicazione del Rapporto del CENSIS, il sei dicembre scorso, che descrive la realtà del nostro Paese immersa a quanto pare nelle secche paludose del conservatorismo.

    L’analisi, in entrambi i casi prodotta, è tale comunque da favorire una considerazione di carattere generale sulla relazione in ogni caso esistente tra la vita e la felicità di ciascuno, laddove anticamente si sarebbe piuttosto usato al posto del termine “vita” quello di “verità”. E questo perchè, per gli antichi Greci la vita stessa era sinonimo di ricerca della verità, e questa ricerca doveva compiersi attraverso la necessità del destino di ognuno, nel senso etimologico del termine che sta per l’appunto ad indicare il discorso che si svolge intorno (de) allo stare dell’essere medesimo (stino).

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  • Un augurio particolare

    Non so a quanti di voi sia capitato di non poter passare il Natale a casa perché inchiodati ad un letto d’ospedale. Ci ripensavo proprio ieri sera, quando tornando alle pendici del mio amato Vulture i ricordi del passato prendevano il sopravvento e un brivido felino attraversava il mio corpo.
    No, non era il freddo, la mente ritornava inconsciamente a quel dicembre di 6 anni fa, a quel brutto incidente, a quel mese di ospedale, a quei tanti dolori sopportati. Eppure anche quell’anno “il bambiniello” nacque lo stesso..
    Io leggevo l’aria natalizia nelle parole, nei gesti e nelle cure del personale medico e paramedico, nella noia e nella acidità di chi mal sopportava il dover rinunciare all’abbondante pranzo natalizio con parenti e amici o nella gioia e nella felicità di chi con un sorriso provava ad alleviare il tuo dolore. A Natale era già quasi un mese che ormai ero domiciliato presso il reparto di neurochirurgia dell’ospedale S.Carlo di Potenza e quindi conoscevo un po’ tutto il personale. Per convenzione l’avevo diviso in due gruppi: i buoni e i cattivi. Il discrimine che utilizzai allora era il farmi o meno male quando mi facevano le siringhe. Rileggendo oggi quel discrimine non posso non vederci la capacità di immedesimarsi nella condizione del paziente, di ridurre fino a quasi annullare la distanza da esso, di esercitare la professione medica e paramedica con l’obiettivo di essere a servizio dell’umanità. Oggi la sanità italiana ha la necessità di riscoprire i valori dell’umanesimo, di riscoprire il valore dei malati e di ricordarsi che anche se inerme in un letto il malato è comunque una persona dotata di dignità.
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  • Il Satyagraha Mondiale per la Pace passa attraverso Kant

    Articolo di Luca Taddio (Socialista e membro del comitato nazionale dei Radicali Italiani)

    Sono passate sotto silenzio le tre giornate organizzate dai radicali a Bruxelles tra il 6 e l’8 dicembre per lanciare la campagna per il Primo Satyagraha Mondiale. Piuttosto che ripetere quanto è possibile ascoltare su radioradicale o leggere sul sito dei Radicali Italiani, a cui rinvio, preferisco soffermarmi sul concetto stesso di “mondiale”.
    All’inizio le grandi idee sono state spesso, se non sempre, interpretate come il parto di intellettuali velleitari o sognatori, o additate come semplicemente strampalate. Un modo come un altro per sbarazzarsi di idee che non si comprendono o che mettono in discussione forme di potere ormai consolidate. Pensate a quanti conflitti ha attraversato l’Occidente prima di iniziare a sperimentare la democrazia, a quante resistenze hanno provocato le rivoluzioni scientifiche, da Galileo a oggi.

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  • Il manifesto per l’uguaglianza dei diritti

    Articolo di Clara Comelli (coordinatrice nazionale per la diffusione del Manifesto per l’Uguaglianza dei Diritti) e Francesco Bilotta (docente di diritto privato nell’Università di Udine)

    Gay Agenda

    I riflettori si sono spenti sul Gay Pride. Il trucco è stato lavato via. La festa è finita, ora ricomincia l’impegno concreto per la lotta dei diritti. Il giornali del giorno dopo si sono accorti finalmente che il folklore non è tutto e che tra le migliaia di manifestanti c’era la voglia di rivendicare un posto nella società, una società diversa, più rispettosa di ciò che ognuno è, in una parola più giusta.

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  • Potenziare e prevenire: le due parole per una città sicura

    163506408_a1a35190ca_o.jpg(*) La sicurezza delle città in cui viviamo costituisce uno dei temi più scottanti nei dibattiti alimentati dall’opinione pubblica italiana.
    Il diritto alla libertà e alla sicurezza del cittadino , per l’importanza che riveste nello scenario politico globale negli ultimi vent’anni, viene persino sancita nella legislazione internazionale, ovvero nella Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea.
    Oggi, infatti, è il tema che occupa il primo o il secondo posto nelle preoccupazioni dei cittadini, soprattutto di quei segmenti sociali più “deboli”, ovvero donne, anziani e bambini. Per questo costituisce un fattore “strumentale” che le politiche di Governo, locale e nazionale devono affrontare organicamente e efficacemente.

    Il concetto di sicurezza nel territorio urbano ha subito negli ultimi anni una significativa evoluzione. La vecchia idea di città sicura riconduceva essenzialmente la criticità ad un problema di incolumità personale rispetto a fenomeni criminosi: questo tipo di sicurezza, relativo all’ordine pubblico nel suo aspetto di “polizia”, fa riferimento sia ad approcci risolutivi di tipo repressivo che preventivo, ma è tipicamente afferente alle competenze delle sole forze dell’ordine.
    La domanda di sicurezza da parte dei cittadini sta assumendo un’accezione più ampia, riferita alla vivibilità, alla libertà di muoversi, lavorare e usufruire con serenità degli spazi pubblici e privati delle città, in una situazione di convivenza civile tra etnie, culture e generazioni differenti: il tema, quindi, è quello del contrasto all’emarginazione, di una gestione responsabile dell’impatto del fenomeno dell’immigrazione, della tutela dell’ambiente e delle risorse culturali, della valorizzazione dello sviluppo locale, della protezione dei siti sensibili, della diffusione della legalità e al contempo della cultura delle regole.

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  • Confessioni di un non-bamboccione

    Al ministro Padoa Schioppa

    D’Angelis o De Niro?Caro TPS,
    l’unico vantaggio di essere un giovane lavoratore, nell’Italia che lei contribuisce a governare, è quello di non sentirsi tirati in ballo dalle sue uscite sui bamboccioni. A dirla tutta, quella sua frase poco cortese è stata forse il contributo più tangibile che lei ha messo in campo a favore di noi non bamboccioni.
    Per il resto c’è poco da esultare a non esser bamboccione; e se provo a fare un bilancio devo dire che:

    Essere studente fuorisede è una cosa bellissima.
    Cimentarsi con se stessi e le proprie capacità, ricominciare la vita quasi da zero, stabilire nuovi rapporti e nuove amicizie, fare un nuovo ed enorme bagaglio di esperienze.

    Essere studente fuorisede è una cosa costosissima.
    La mia famiglia per garantirmi la sopravvivenza ha dovuto sostenermi con almeno mille euro al mese per vivere e per pagare l’affitto di una stanza. Spesa alla quale poi si devono aggiungere tasse universitarie, libri, spese impreviste.

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  • L’ineludibilità confessionista

    cardinal-binetti.jpgE infine arrivò anche il giorno della Binetti.

    Nell’anno XIII di una fase transitoria, talvolta denominata – erroneamente, invero – Seconda Repubblica, può anche accadere che l’esecutivo rischi la caduta per il non expedit di chi ha aderito, sin dalla prima ora, ad un progetto partitico il cui scopo principale di medio termine dovrebbe essere proprio la salvaguardia del medesimo esecutivo. Ma, per un’entusiasta della fusione di oggi che dissente, c’è un sincero teorico di quella di ieri, che interviene e sventa (rimanda?) il patatrac.

    Nulla di imprevedibile quindi, e nulla che passerà alla storia. Questione di merito inclusa. Ovvero, l’opportunità con cui il richiamo ad una norma pattizia comunitaria a carattere anti-discriminatorio concernente le tendenze sessuali in una legge dello Stato Italiano, debba immediatamente trasformarsi in un problema di apprezzamento del fenomeno religioso. La senatrice teodem, difatti, ha motivato la propria sfiducia sostanziale sulla conversione del decreto sulla sicurezza con due riferimenti ben precisi; testualmente, “valori e visione della famiglia”, ovvero “tematiche non eludibli con una scorciatoia, perchè sull’argomento il Paese è diviso”. Tralasciando l’opinione, piuttosto curiosa, secondo cui un riferimento alla tutela dei diritti fondamentali dell’uomo possa costituire oggetto di controversia in un Paese dell’Unione Europea, appare chiaro che lo strappo sia interamente riconducibile ad un’annosa questione, innominabile – non senza imbarazzi – per alcuni e ripetuta fino alla noia da altri: la laicità.
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  • La politica che non t’immagini

    “Questi DS non sanno comunicare”. Questa, ricordo, fu la mia prima reazione quando alcuni anni or sono mi capitò di avvicinarmi al mondo della politica. Quello che subivo era il rito di un modello stanco e che non aveva più avuto la forza di rinnovarsi da quando, da piccino, seguivo mio padre nell’attività del PSI. Un rito che si ripeteva inalterato, un lungo palco magari foderato di rosso, una serie di relatori allineati perfettamente con esso, una platea silenziosa (o poco rumorosa) ed unico elemento calamitante una bandiera di partito piegata e posta nell’angolo, un riferimento che negli ’80 aveva una forte valenza simbolica e connotativa, ma che oggi veniva ridotta a mero atto di presenza.

    Erano gli anni dell’ascesa del berlusconismo e nessuno a Sinistra ne capiva i motivi del successo, tutti erano pronti a schierarvisi contro ma senza capire contro cosa. La Sini-stra da quel momento pagava il più alto prezzo alla sua “non-evoluzione”, e lasciava campo libero a chi invece da anni parlava la “stessa lingua” degli elettori.

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